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Nardini parla da candidato sindaco:
«Il futuro di Ascoli lo decidano
i cittadini e non i salotti»

ASCOLI - Il cardiologo aspetta la decisione del comitato "Ascolto e Partecipazione" su una eventuale partecipazione alle elezioni di maggio. Ma intanto pensa all’Ascoli del futuro. Al programma da stilare per rilanciare la città e creare occupazione
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di Adriano Cespi

«Abbiamo delegato troppo. Ci siamo fidati di persone che, alla fine, hanno fatto della politica una loro professione, un mezzo per fare carriera. Ci è mancata la partecipazione». Il cardiologo Emidio Nardini, probabile candidato sindaco del comitato apartitico “Ascolto e Partecipazione” (giovedì sera l’assemblea degli iscritti deciderà se partecipare o meno alle elezioni), pensa ad Ascoli e prova un senso di sconforto, di amarezza. I dati del resto parlano chiaro, in tutta la loro cruda realtà: tasso di disoccupazione al 14,5% (la media marchigiana è ferma al 7,7%), 60 persone ogni giorno bussano alla mensa Zarepta della Caritas per un pasto caldo, 843 cittadini nel 2018 (dati aggiornati ad ottobre) si sono rivolti all’Emporio della Carità in cerca di beni di prima necessità, 36 famiglie usufruiscono del reddito di dignità del Comune (400 euro circa al mese), 177 del reddito d’inclusione (Rei) rilasciato dallo Stato.

Emidio Nardini

«Queste sono cifre inquietanti – attacca Nardini – una città come la nostra non merita di ritrovarsi in queste condizioni. Un luogo ricco di storia, di bellezze architettoniche, persino di tipicità enogastronomiche, come Ascoli dovrebbe preoccuparsi solo di dove veicolare le frotte di turisti e visitatori in arrivo piuttosto che fare il conto delle fabbriche e delle attività commerciali chiuse o, addirittura, dei giovani costretti ad emigrare all’estero in cerca di lavoro». Nardini, in un sussulto di orgoglio cittadino, riordina numeri e dati e si lascia andare ad uno sfogo spontaneo: «La responsabilità di tutto questo, del declino in cui anno dopo anno è sprofondata la nostra città, è sotto gli occhi di tutti: 20 anni di cattiva amministrazione targata centrodestra. E non capisco con che coraggio questi signori possano ripresentarsi davanti agli ascolani a chiedere il voto». Dito puntato verso Destra, con un pensiero, però, rivolto anche al centrosinistra ed a quello che avrebbe potuto essere, e che invece non è stato. «Nessuna polemica per carità – puntualizza Nardini – ormai il Pd, il Psi e Leu hanno fatto la loro scelta. Ma qualcuno nel Pd ha sostenuto che la mia sarebbe stata una candidatura imposta da “Ascolto e Partecipazione”, della serie “prendere o lasciare”. Non è assolutamente così. Nessuno voleva imporre nulla a chicchessia. L’unico obiettivo del comitato era quello di evitarmi il classico tritacarne politico, e cioè di far finire il mio nome nel gioco dei veti e contro veti partitici. Semplicemente questo, niente di più, niente di meno: un tentativo di offrire al centrosinistra un nome esterno ai partiti che, nella novità, potesse dare una spinta decisiva. Pd, Psi, Leu avrebbero potuto aprire un confronto aperto e trasparente dal quale, poi, sarebbe potuto arrivare anche un no. Questo non è accaduto e ne prendiamo atto. Così, se l’assemblea deciderà di partecipare alle elezioni non potremo fare altro che andare da soli».

Palazzo Arengo (foto Perozzi)

LAVORO, COME PAROLA D’ORDINE – «Davanti a tanti ascolani senza un’occupazione – spiega Nardini – chiunque decida di impegnarsi in politica deve porsi una domanda: cosa posso fare? E poi mettersi davanti ad un tavolo e pianificare un programma serio e realizzabile. E per Ascoli l’unica progettualità forte, concreta, capace di rilanciare l’economia e creare posti di lavoro, è quella legata al turismo culturale ed enogastronomico. Sul quale impostare il futuro cittadino, fatto di attività ricettive, di piccole botteghe di quartiere, di ristorazione tipica locale. La nostra città ha tutte le carte in regola per entrare negli itinerari legati al turismo culturale ed enogastronomico. Purtroppo chi ha avuto la possibilità di farlo non ha agito, basti guardare come è ridotto il centro storico, vuoto e abbandonato. Anzi, ricordo che 20 anni fa, quando la giunta Allevi decise di chiudere il cuore antico per pianificare un progetto di turismo culturale, la Destra organizzò fiaccolate notturne di protesta per chiedere la riapertura di piazza Arringo. Pochi mesi e, dopo aver vinto le elezioni, la piazza fu riaperta alle auto, per poi essere chiusa definitivamente poco dopo. Ditemi voi se questo è il modo di amministrare un Comune, se è questa la visione di città che una classe politica deve avere. E non parliamo poi del progetto commerciale che è stato realizzato, all’insegna dei mega centri commerciali, che, invece di creare sviluppo, ha solo distrutto i piccoli negozi».

LA CITTA’ DEL FUTURO – Idea di futuro ben chiara in mente, Nardini, per concretizzarla, chiede aiuto agli ascolani: «La città deve capire che se non si prova a cambiare classe dirigente, il declino proseguirà costante. Ma per fare questo ci vuole l’impegno di tutti. Bisogna, quindi, che il cittadino torni a partecipare direttamente alle scelte. Io la chiamo democrazia partecipata, che tante conquiste economiche e sociali ha portato all’Italia. Insomma, è ora che il futuro di questa città lo decidano gli ascolani e non i soliti salotti. E’ ora che il Palazzo torni ad essere la casa di tutti, il bene comune. Solo allora questo “gioiello di città”, come la chiama spesso un mio amico di Firenze, potrà tornare ad essere luogo attrattivo, meta per turisti e visitatori, città dove i nostri giovani possano rimanere a vivere e lavorare. Il periodo delle promesse in cambio di voti è finito, per fortuna. Il futuro di Ascoli dipende solo da noi».


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