di Maria Nerina Galiè
«Per la popolazione cosa comporta passare da un’area vasta all’altra?». Lo chiede Onorato Corbelli, presidente dell’Unione Montana dei Sibillini e sindaco di Montemonaco, «per prendere una decisione consapevole» in fatto di Distretto Sanitario dei Sibillini e soprattutto a quale territorio appoggiarsi, se al Fermano o al Piceno (leggi l’articolo). A rispondere sono stati Cesare Milani, in quanto direttore di area vasta, non importa che sia la 5 almeno in questa sede, e Flavio Paride Postacchini, direttore della Centrale operativa del 118 che ha sede ad Ascoli ma coordina il sistema di allerta delle province di Ascoli e Fermo.
Cesare Milani (foto Vagnoni)
Sono due gli aspetti che riguardano da vicino il cittadino e cioè la medicina territoriale, che va dalla scelta del medico di base all’assistenza domiciliare passando per le visite ambulatoriali specialistiche, e le urgenze. Se il primo può trarre solo vantaggi dal Distretto Sanitario a prescindere dall’area vasta di riferimento (lo confermano tutte le parti coinvolte), è ancora presto per dire cosa comporterà il nuovo assetto nella gestione delle emergenze.
LA MEDICINA TERRITORIALE – «Cambiando area vasta – spiega Milani – non si dovrà cercare un altro medico di base, sarà quest’ultimo a dipendere da un’altra struttura. Così per la guardia medica e l’assistenza ambulatoriale e domiciliare. Lo scopo del Distretto in area montana è proprio quello di abbattere i paletti della burocrazia e della divisione geografica con appositi accordi di programma laddove occorrono – afferma Milani – non di alzarne dei nuovi. L’accesso ai servizi sanitari e socio assistenziali deve diventare più omogeneo e funzionale in zone che hanno caratteristiche ed esigenze simili. Per fare un esempio, l’entroterra deve rispondere ad un’utenza più in là con gli anni rispetto alla costa che potrebbe essere maggiormente gravata da problemi di tossicodipendenza».
Flavio Postacchini
«I servizi territoriali in area montana – sottolinea Postacchini – adesso sono frammentati perché divisi su tre province Ascoli, Fermo e Macerata». Sarnano infatti è uno dei Comuni che dovrebbe entrare nel Distretto dei Sibillini insieme agli 11 dell’Unione Montana. «Il Distretto unico avrebbe un bacino di utenza tale da giustificare il miglioramento dell’offerta con il potenziamento di centri e poliambulatori già esistenti nei tre Comuni capofila che sono Amandola, Comunanza e Sarnano».
L’EMERGENZA – L’emergenza segue tutto un altro percorso e «già si basa sulla logica di essere trasversale nel rispetto delle competenze territoriali», afferma il direttore del 118. «I protocolli attuali seguono prima di tutto le reti cliniche che implicano il trasporto del paziente cardiologico ad Ascoli, con traumi in Ancona e con problemi neurologici a Fermo, che è la “stroke unit” per le zone montane, mentre San Benedetto lo è per la vallata e la costa». Tolti questi casi specifici, se la Potes di Amandola, per fare un caso, interviene adesso su un cittadino di Comunanza o Force, in quale ospedale lo porta? «Ad Ascoli. Si rispetta sempre la residenza del paziente per favorire il prosieguo delle cure nella propria area vasta di competenza». E’ quindi legittimo chiedersi cosa accadrà in caso di migrazione in altra area vasta. «Al momento non sono state pensate modifiche a tali procedure, in previsione della realizzazione del Distretto dei Sibillini, che deve ancora essere definito. Non sappiamo di preciso quali province saranno interessate. Ci sarà Sarnano? Anche ora Amandola può essere chiamata per Sarnano e le linee guida sono le stesse. In seguito si vedrà».
Il sindaco di Rotella Borraccini
IL PUNTO DI PRIMO INTERVENTO – Se invece adesso un paziente si rivolge al punto di primo intervento di Amandola, per l’eventuale ricovero è dirottato a Fermo. Se preferisce Ascoli o altri ospedali deve firmare l’uscita e recarcisi con mezzi propri e sotto la sua responsabilità. Quanto sarà determinante in questo scenario il futuro ospedale di Amandola? «Dipende da quali servizi sarà in grado di offrire. E’ presto per dire anche questo».
LA PROVOCAZIONE – Il direttore della sanità picena Milani non resiste infine a lanciare una provocazione: «Perché non si parla di far passare tutti all’Area Vasta 5, invece che alla 4?» A dargli man forte è il sindaco di Rotella Giovanni Borraccini: «Giusto per essere chiari, Rotella non passerà mai con il Fermano. E’ assurdo chiedere ad un mio concittadino di rivolgersi ad un ospedale che dista più di un’ora di auto, quando ne ha uno a dieci minuti. Scegliamo piuttosto l’area vasta del Piceno per tutti».
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