di Adriano Cespi
Diplomazie al lavoro nella Lega. Col vertice regionale a filo diretto con quello nazionale per cercare di trovare una soluzione al caso Ascoli, dove è in corso da giorni una vera e propria rivolta contro la candidatura “romana” di Marco Fioravanti di Fratelli d’Italia. E dove la base leghista è fortemente contraria, così come quella forzista (con le varie liste civiche ormai compatte sulla candidatura a sindaco di Piero Celani), nei confronti di quella che viene percepita come una decisione imposta dall’alto e che va a premiare il partito più debole della coalizione che, col 4% dei voti, nelle Marche, porta a casa il massimo, ovvero Ascoli e Pesaro i due principali capoluoghi che, il 26 maggio, andranno alle urne per il voto amministrativo.
Maravalli, Arrigoni e Antonini durante l’assemblea
Ma cosa chiede il popolo “verde? Cosa ha ribadito, mercoledì sera, nell’assemblea, svoltasi a porte chiuse, a Palazzo dei Capitani, al commissario regionale, Paolo Arrigoni? Una cosa molto semplice. Fermo restando l’unità del centrodestra, che tutti riconoscono come indispensabile per poter vincere le elezioni, attivisti e simpatizzanti avrebbero sollecitato il senatore lombardo ad usare tutta la sua capacità diplomatica per convincere Matteo Salvini a ritirare il suo sì su Fioravanti. Riaprendo, quindi, i giochi nel capoluogo Piceno. Molti avrebbero anche parlato di incoerenza politica nei confronti di un elettorato, quello del Carroccio naturalmente, fermo sul suo candidato Andrea Antonini, decisamente più rappresentativo dei valori leghisti e meno divisivo per l’intera coalizione.
L’assemblea della Lega a Palazzo dei Capitani
Dalla nota ufficiale diffusa ieri da Arrigoni emerge chiaramente che il Carroccio è in attesa di conoscere la decisione di Forza Italia e delle varie liste civiche collegate: fuori loro dalla coalizione, la Lega, a quel punto, non potrà far altro che prendere atto della fine ufficiale del centrodestra ascolano ed agire di conseguenza. Ovvero staccare la spina alla candidatura Fioravanti. Ma questo discorso, seppur accettato, avrebbe, comunque, fatto storcere il naso alla componente meno moderata della Lega ascolana, quella dei duri e puri, che vedrebbero in questo un ripiegamento politico su Forza Italia. Insomma, una sorta di debolezza, piuttosto che una strategia mirata a passare il cerino dello strappo al partito di Berlusconi.
Per Arrigoni, quindi, si profilano giorni complicati, quasi da “mission impossible”: da una parte, infatti, c’è la base ascolana infuriata, dall’altra un accordo già ratificato da Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, con tanto di firme apposte sulla candidatura Fioravanti e sulle altre decine e decine di candidati sindaci, oltre che della Regione Piemonte. Ed è proprio quest’ultimo l’aspetto più delicato e di non facile risoluzione.
Marco Fioravanti
Salvini, infatti, dovrebbe convincere la Meloni (peraltro in Senato Fratelli d’Italia, pur all’opposizione, sta diventando un ottimo interlocutore della Lega su alcune proposte di legge) a fare un passo indietro a favore di una nomination leghista, quella di Antonini, peraltro battezzata favorevolmente, poco fa, da Umberto Trenta, esponente di spicco di Forza Italia, durante un’intervista rilasciata ad una televisione locale. Sempre che Berlusconi dia l’ok. Insomma, un quadro complicatissimo. Ma si sa la politica è l’arte dell’impossibile.
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