Con una nota firmata dal candidato Massimo Tamburri, da tutti i candidati consiglieri comunali, e dai parlamentari Roberto Cataldi, Rachele Silvestri e Giorgio Fede, il Movimento 5 Stelle interviene per smentire sul nascere alcuni voci circolate, in questi giorni, circa un ipotetico apparentamento dei pentastellati con altre liste.
Massimo Tamburri (Foto Andrea Vagnoni)
«Alle prossime elezioni amministrative -si legge nella nota- Ascoli avrà probabilmente un nuovo record nazionale: più di 700 candidati con un rapporto di 1 candidato ogni 37 elettori. Visto dall’esterno potrebbe sembrare un invidiabile indice di partecipazione alla vita pubblica della nostra città, una “palestra” democratica di impegno e di attaccamento alle istituzioni che porta così tanti cittadini a competere per uno scranno a Palazzo dei Capitani. Ma chi conosce le reali dinamiche della politica ascolana sa che le cose sono molto diverse. I candidati sindaci, del centro destra così come quelli del centro sinistra, hanno preso l’abitudine di sfruttare una evidente falla della legge elettorale: arruolano centinaia di persone candidandole nelle più svariate liste, quasi tutte “civiche”, in modo da raccogliere un consenso che, sommando già solo parenti, amici e conoscenti di ciascuno, dà un indubbio vantaggio a chi riesce a mettere insieme il numero più alto di aspiranti consiglieri».
Rachele Silvestri
«In questa tornata -continuano i grillini- ci sono ben 25 liste con un numero impressionante di candidati. Tutto legale, ci mancherebbe altro. Ma possiamo considerare questo un funzionamento corretto della democrazia? O non si tratta piuttosto di una distorsione che disorienta non solo gli elettori ma persino i candidati? Non è un caso che una ragazza si sia candidata contemporaneamente in due liste tra loro avversarie. E come non comprendere le ragioni che l’hanno confusa?».
Sottolineano ancora gli esponenti pentastellati: «Una situazione paradossale che rende sempre più evidente quanto il confine tra le cose serie e quelle ridicole si stia facendo sempre più labile. Anche la politica cittadina rischia di diventare la politica dei più furbi invece che la politica di chi si batte per delle idee e per dei valori. Si ricorre alle astuzie molto probabilmente perché non si hanno argomentazioni così forti su cui poter contare per affrontare una competizione leale e basata principalmente sul confronto delle idee e sui contenuti. Prevale un assoluto vuoto contenutistico a cui fanno da sfondo le tante liste civetta dietro le quali si nascondono simboli oramai ben noti dalla cittadinanza».
Roberto Cataldi
«In attesa che si trovi una soluzione in sede legislativa, possiamo solo confidare del buonsenso, se non dei politici, quantomeno dei cittadini che non dovrebbero premiare chi ricorre a stratagemmi che hanno poco a che fare con un sistema democratico sano -prosegue il M5S-. Il rischio che si sta correndo è quello di avallare una “caricatura” della democrazia dove i voti non sono il frutto di una scelta consapevole e dove manca persino il controllo e la verifica del corpo elettorale, visto che, alle elezioni successive, di solito ci si ripresenta sotto un nuovo simbolo, magari sconosciuto e “immacolato” e dove i candidati si ripropongono in una veste “nuova” per risolvere i problemi che essi stessi hanno generato. Il nostro augurio è che il mondo politico possa iniziare ad agire in modo responsabile e trovare il coraggio, come al momento ha fatto solo il Movimento 5 Stelle, di presentarsi agli elettori con programmi seri, chiari e che puntano sì alla vittoria, ma sulla base dei contenuti e dei programmi e non certo di banali strategie di accaparramento dei voti».
Eloquente la chiosa : «Quello che possiamo promettere ai cittadini, e più che una promessa sarebbe bene parlare di un impegno, è che i candidati del Movimento non faranno “apparentamenti” e non appoggeranno nessuno al di fuori della lista. Se abbiamo scelto come slogan “Quello che diciamo lo facciamo” è proprio perché vogliamo garantire una politica basata sulla coerenza, sulla partecipazione dei cittadini alle scelte politiche per la città e sul rispetto dei diritti della popolazione a cui non vanno mai anteposti interessi di parte o, peggio, interessi di chi ha finanziato le campagne elettorali».
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