I Folli incontrano il sommo Cecco
di Luca Capponi
Chissà che spettacolo sarà assistere all’incontro tra il grande ascolano per eccellenza, Francesco Stabili, e l’arte di una compagnia conosciuta in tutto il mondo, anch’essa nata tra le cento torri. Non 750 anni fa, come il sommo Cecco di cui proprio questo anniversario si celebra ormai da qualche mese, ma più di recente, cioè nel 1984.
Uno spettacolo dei Folli
Giochi di date a parte, l’unica che per ora vale la pena di essere appuntata sul taccuino degli appuntamenti è quella del prossimo venerdì 10 maggio. Alle 21,30, in piazza Arringo, andrà infatti in scena “Cecco: di stelle, di sfere, di luce” della Compagnia dei Folli.
I Folli al cospetto di un “folle”, se folle si può definire chi pur di perseguire le proprie idee ci lascia la pelle, proprio come accadde allo Stabili, poeta, astrologo, astronomo, scienziato, dottore, insegnante, arso vivo dall’Inquisizione per le sue teorie contrarie al pensiero unico dell’epoca.
Lo show, liberamente tratto da alcuni episodi della vita di Cecco e dalla rilettura di alcuni passaggi delle sue opere, che hanno ispirato immagini e visioni, sarà messo in scena utilizzando le tecniche tipiche dei Folli, tra scenografie che si preannunciano altamente evocative. Tre piani visivi differenti, attori e danzatori a terra, sui trampoli e in sospensione su una gru, per una visione d’insieme per certi versi inedita, arricchita dalle voci di Mario Gricinella e Pino Presciutti del Laboratorio Minimo Teatro, che declameranno alcuni passaggi del poema maledetto “L’Acerba”.
Sogno, realtà, passato, futuro e la facciata del Duomo come sfondo suggestivo. Aggiungere altro potrebbe voler dire rovinare un evento di sicuro impatto, destinato a restare e divenire unico.
“Cecco: di stelle, di sfere, di luce” è realizzato dalla Compagnia dei Folli da un’idea di Paola Lucidi che ne cura anche la regia. Fondamentale la collaborazione, in particolare, di Pietro Di Pietro, Gigi Morganti, Gegè Polloni, Irene Coccia, la sartoria “Folli Creazioni”, “Rospo Rosso” di Steven Bocchetto e Roberta Cipollone e Samedil.
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