Due incursioni in due notti, 31 pecore uccise e una ventina gravemente ferite. Stavolta a far scalpore non sono tanto i numeri ma i luoghi dove sono avvenuti. E cioè a Monsampolo del Tronto e Monteprandone, ovvero molto lontano dalla montagna e a pochi chilometri dalla costa. È una situazione davvero pesante quella che vivono gli allevatori dell’Ascolano, costretti a subire, impotenti, gli attacchi di lupi e cani inselvatichiti contro il loro bestiame. Cani pastore e recinti non bastano più. Gli ulrimi attacchi sono avvenuti nella frazione di Sant’Egidio di Monsampolo e in contrada Macigne di Monteprandone negli allevamenti dell’azienda agricola “Il Transumante” che produce formaggi e carni dop. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri Forestali e i veterinari Asur che hanno certificato che l’attacco è stato dei lupi.
Si tratta di episodi che mettono in apprensione non solo gli allevatori ma anche i cittadini vista la vicinanza con i centri abitati. «La situazione è davvero grave – dice Palmarino Losani, allevatore de “Il Transumante” – perché dobbiamo ricomprare subito nuovi capi e attendere invece anni per un rimborso che non contempla nemmeno lo smaltimento delle carcasse. Non si tiene affatto in considerazione la perdita di reddito, cioè il latte per fare i formaggi e la carne da vendere. Siamo in balia degli eventi e spesso cani e recinti non bastano ad arginare gli attacchi». Secondo il presidente Armando Marconi e il direttore Alessandro Visotti della Coldiretti «è tempo di rivedere i sistema dei rimborsi accelerando l’erogazione dei rimborsi per i capi uccisi, ma occorre anche provvedere a un ricalcolo che consideri tutto quello che ne consegue. I pastori sono presidio delle montagne e garanzia delle bellezza del paesaggio e non possono essere lasciati da soli».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati