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Salvini in Duomo, Celani accusa:
«Il vescovo è stato vittima
di un’imboscata di Castelli e Fioravanti»

ASCOLI - «Le colpe sono da cercare da chi ha voluto speculare sulle nostre immagini sacre e sul sentimento religioso degli ascolani. Se veramente Salvini voleva parlare di terremoto, poteva andare in Prefettura con i Sindaci di Arquata e dell’area del cratere e fare il punto della situazione»
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Matteo Salvini con il vescovo e Marco Fioravanti dentro al Duomo

Tiene ancora banco la visita in Cattedrale del vice premier, ministro dell’Interno e leader della Lega, Matteo Salvini. A difesa del vescovo Giovanni D’Ercole, finito nel mirino per la presenza all’interno della Cattedrale di supporter leghisti e del candidato sindaco Marco Fioravanti, si schiera lo sfidante Piero Celani. Che attacca in modo durissimo sia il sindaco uscente Guido Castelli sia lo stesso Fioravanti. «Un sindaco -spara a zero Celani- che chiede al Vescovo di Ascoli d’incontrare il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri Salvini per parlare dei danni del terremoto e riempirgli poi il Duomo di cortigiani, sodali e manifestanti della Lega, con il candidato sindaco Fioravanti, trasformando l’incontro in una manifestazione elettorale, è un’autentica imboscata senza rispetto per la Curia ascolana. Abituato ad esibire croce e rosario in tv e nei comizi come simboli di partito e propaganda politica, la sceneggiatura orchestrata da Castelli è coerente con il personaggio, ma non lo è per il Vescovo Giovanni D’Ercole, che si è sempre guardato bene dal fare politica. La sua buona fede è stata carpita con la trappola di un tema che gli sta a cuore, che è quello dei terremotati». Celani prosegue citando anche il Vangelo di Matteo:

Piero Celani (Fotoservizio Andrea Vagnoni)

«In realtà -aggiunge- si è trattato di una manifestazione politica della destra, strumentalizzando la più alta carica della Chiesa locale, per coinvolgerlo in modo vile perché subdolo, in una scelta politica di campo nel ballottaggio in corso. No, non ci stiamo! Denunciamo all’opinione pubblica l’azione fraudolenta di Castelli e Fioravanti e la palese strumentalizzazione politica che ne hanno fatto. La paura di perdere il potere non li ferma nemmeno davanti a Sant’Emidio! Una vergogna che indigna tutti i cattolici della città. “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” (dal Vangelo di Matteo 22,21). Dico a quanti s’indignano di questa ignobile strumentalizzazione, che conoscendo il nostro Vescovo, egli è rimasto vittima dell’inganno. Le colpe sono da cercare da chi ha voluto speculare sulle nostre immagini sacre e sul sentimento religioso degli ascolani. Se veramente Salvini voleva parlare di terremoto, poteva andare in Prefettura con i Sindaci di Arquata e dell’area del cratere e fare il punto della situazione. Ma a Castelli e Salvini interessava il voto per Fioravanti -conclude Celani- Se poi avesse voluto parlare di terremoto avrebbe chiesto un’udienza riservata al Vescovo. Invece a Castelli e Fioravanti e i loro seguaci interessava solo una manifestazione politica dentro al Duomo e davanti al Vescovo e così è stato. Una vergogna! Sono capaci di tutto! Teniamoli lontani dalle cose più care che abbiamo!».


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