di Adriano Cespi
Le elezioni si portano sempre dietro code velenose, dibattiti accesi all’interno di questa o quell’altra forza politica. Nella coalizione vincitrice, dove all’euforia del successo fanno spesso seguito momenti d’attrito per un assessorato in più o una presidenza del Consiglio non ottenuta: eloquenti le schermaglie interne alla Destra ascolana, col sindaco Marco Fioravanti in difficoltà a trovare la quadra nella composizione della giunta per le pressanti richieste piovutegli, già all’indomani del voto di ballottaggio, dalle varie liste d’appoggio per una poltrona a Palazzo Arengo.
E, ancor di più, negli schieramenti usciti sconfitti: risuona ancora oggi il rumore provocato dall’intervista rilasciata a Cronache Picene dall’ex sindaco Roberto Allevi che, senza mezzi termini o giri di parole, chiese la testa dell’attuale segretario comunale del Pd, Angelo Procaccini, reo, secondo lui, di aver commesso “troppi errori nella scelta del candidato sindaco” e non aver permesso, così, al centrosinistra di arrivare al secondo turno. Schermaglie dialettiche, che in politica rappresentano l’apertura di una vera e propria resa dei conti interna.
Come quella che in queste ore vedrebbe protagonista il Movimento Cinque Stelle. Secondo fonti ben informate interne al movimento, infatti, sarebbe in corso, da parte di un piccolo gruppo, il tentativo di spaccare il partito. Additando come uno dei responsabili della sconfitta elettorale del 26 maggio il candidato sindaco, Massimo Tamburri. Prima attraverso rimostranze e critiche, poi col tentativo di convocare un’assemblea aperta a tutti: iscritti e non. Riunione che si sarebbe dovuta tenere il 28 giugno, il giorno prima, cioè, dell’insediamento del nuovo Consiglio comunale convocato per sabato 29. Assemblea nel corso della quale Tamburri (e non solo lui) sarebbe finito sul banco degli accusati, nonostante alle elezioni comunali del 2014 il movimento avesse totalizzato il 7% dei voti contro l’attuale 13%.
Ed a fine ballottaggio si fosse ritrovato con solo due consiglieri (come cinque anni fa) solo per l’interpretazione della legge che, premiando Cristina Farnesi di Fratelli d’Italia, non ha permesso a Giuseppe Morganti di conquistare lo scranno in Consiglio comunale insieme agli altri due pentastellati: Tamburri, appunto, ed Eleonora Camela (figlia dell’ex consigliere regionale Udc). Insomma, il classico tentativo di arrivare ad una resa dei conti che, però, sempre secondo fonti pentastellate ben informate, non avrebbe sortito alcun effetto, almeno allo stato attuale. Visto che nessuna assemblea ufficiale sarebbe stata, fino ad oggi, convocata.
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