“Sporco negro” e “Settanta volte sette” sono gli spettacoli che oggi, venerdì, propone il Festival “I Teatri del Sacro” che si concluderà domenica. Alle 19,30, nel Teatro dei Filarmonici, “Sporco negro”, in prima nazionale, mette completamente a nudo, a nervi scoperti, senza nessun riguardo per il politically correct o verso la forma edulcorata del socialmente accettabile, tutti i pregiudizi e le paure che quest’Italia nutre nei confronti del diverso. Prende spunto dal tema “accogliere gli stranieri”. E’ un cabaret razzista e politicamente scorretto sul pensiero becero e xenofobo reso pensiero pubblico da anni di cultura mediatica attraversata e pervasa da un sottile e soffuso razzismo. Sul palcoscenico due attori non professionisti del Gambia e un membro storico della Compagnia Kronoteatro: Bubacarr Bah, Tommaso Bianco e Alhagie Barra Sowe. Regia di Maurizio Sguotti, musiche e disegno luci di Alex Nesti, costumi di Francesca Marsella.
Il teatro Filarmonici
Ridiamo amaramente di noi, certi di essere distanti da quel modo di pensare, da quella visione. Ma è davvero così? O stiamo ridendo della nostra mostruosità? Quanto siamo affezionati a quel retaggio folkloristico figlio degli stereotipi cinematografici e macchiettistici? Quanto fa parte di noi, o meglio, quanto è dentro di noi tanto da considerarlo perfettamente integrato con i nostri ideali? Viene allora da chiedersi quanto chi si ritiene accogliente, aperto e disponibile, poi non cada nell’immaginario stizzato e quanto non siamo noi, occidentali moderati, ad essere degli “sporchi bianchi”.
Alle 21,30 il Festival si sposta a San Pietro in Castello per “Settanta volte sette”, spettacolo di Controcanto Collettivo, anche questo in prima nazionale, per approfondire il tema “Perdonare le offese”. Racconta la vita di due famiglie i cui destini s’incrociano in una sera. Racconta del rimorso che consuma, della rabbia che divora, del dolore che lascia fermi, del tempo che sembra scorrere invano. Eppure racconta anche la possibilità che il dolore inflitto e il dolore subito parlino una lingua comune, che l’empatia non sia solo un’iperbole astratta e che l’essere umano, che conosce il contagio del riso e del pianto, dietro la colpa possa ancora riconoscere l’uomo. Si parla di perdono e della sua possibilità nelle relazioni umane. Nella sua gloriosa storia questo concetto sembra essere giunto ad un inglorioso epilogo, che lo vede soccombere alla logica, attualmente vincente, della vendetta. Chi perdona sembra sminuire il torto, giustificare l’offesa, mancare di rispetto alla vittima, farsi complice del colpevole. Eppure il perdono protesta per innescare pensieri diversi, per aprire a logiche nuove. Protesta contro l’assunto che al male vada restituito il male. Ci ricorda che dentro la ferita, dentro la memoria del male, subito e al di là di ogni convenienza, esiste la possibilità di un incontro.
Ideazione e regia di Clara Sancricca. Con Federico Cianciaruso, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero e Clara Sancricca. Voce fuori campo Giorgio Stefanori, scenografia e costumi Controcanto Collettivo con Antonia D’Orsi.
Domani sabato tre appuntamenti. Alle 17, nei Giardini vescovili, “Piccoli funerali” (369 gradi) di Maurizio Rippa con Maurizio Rippa (voce) e Amedeo Monda (chitarra). Tema: seppellire i morti. Alle 20,30, nel Teatro dei Filarmonici, “U figghiu” sul tema “Sopportare le persone moleste”, testo e regia di Saverio Tavano, della Compagnia Nastro Di Mobius. Alle 22, a chiusura della giornata, a San Pietro in Castello, “Simeone e Samir, dialoghi notturni tra un cristiano e un musulmano” (Casavuota/Unedi) di Alessandro Berti , sul tema “Insegnare agli ignoranti”.
Tutti gli spettacoli sono ad ingresso libero. Info: 3895852300.
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