di Andrea Pietrzela
La ex Casa del Clero è pronta a risorgere: ora si chiamerà Casa di Accoglienza Sant’Emidio e, con sei camere disponibili, aprirà le sue porte a chiunque avesse bisogno di una stanza, sia per alcuni periodi di transizione sia per un breve soggiorno turistico. La struttura, revitalizzata grazie all’importate contributo del Banco BPM (850.000 euro) e della CEI (300.000 euro), ha lo scopo di donare alla comunità un segno tangibile di rinascita materiale e spirituale dopo la ferita del generata dal terremoto. Adesso l’edificio, all’interno dei suoi quattro piani, si presenta moderno, spazioso e molto luminoso. I lavori, che sono partiti dalla demolizione delle travi lesionate e che hanno previsto la realizzazione di una nuova copertura in legno lamellare e di salai in legno con ancoraggi in acciaio, un restauro delle mura storiche e la realizzazione di nuove scale con ascensore, sono passati attraverso scelte architettoniche finalizzate ad innalzare il livello di sicurezza e di resistenza sismica dell’intera struttura.
LE PAROLE – «Era “Casa del Clero”, oggi è “di Accoglienza” – spiega il vescovo Giovanni D’Ercole – l’idea era di fare non un ghetto per preti, ma un luogo di ritrovo anche con altre persone. Il progetto è molto vasto: in una prima fase pensavamo di dare un appoggio a tutti i padri separati, che ora sono sia a San Marcello ma anche qui. In questa struttura, che sarà allargata in futuro, abiterà gente che viene ad Ascoli, che sarà accolta per un giorno o per un mese, per quanto necessario. Oltre ad offrire l’accoglienza materiale, offriremo anche il supporto spirituale e quel tocco di accoglienza evangelica che possa permettere a tutti di sentirsi a casa». Attualmente l’edificio ospita cinque sacerdoti e tre, quattro laici destinati ad aumentare. Aggiunge il Vicario Generale della Diocesi ascolana, monsignor Emidio Rossi: «Ricordare l’edificio com’era prima fa effetto, oggi siamo proiettati verso un futuro che porterà serenità nella nostra città. L’ampliamento non è ancora finito: si procederà in futuro nell’attuale “Casa Nazareth”, area tuttora comunicante con l’edificio. Ci tengo a ringraziare pubblicamente la banca che ha finanziato quest’opera: grazie alla loro provvidenza abbiamo potuto fare questi lavori senza l’aiuto dello Stato».
I LAVORI – Presenti nell’incontro con la stampa anche coloro che hanno realizzato i lavori: « Il primo passo è stato fare uno studio per capire bene l’entità del danno subito dalla struttura dopo il terremoto – illustra l’architetto e progettista Cristian Rubino – il primo intervento è stato rimuovere gli intonaci, poi c’è stata la realizzazione di ancoraggi perimetrali per i solai, i quali sono stati demoliti in maniera controllata, ricostruiti e ricoperti in legno. Tutto è stato rivestito in metallo per conferire un effetto scatolare in caso di un futuro sisma. La struttura si tiene insieme anche grazie ad alcune innovative fasce di carbonio. Per quanto riguarda la parte architettonica, abbiamo riqualificato ciò che già c’era prima degli interventi. Le funzioni sono rimaste le stesse, abbiamo soltanto invertito la sala pranzo con la cucina nell’ultimo piano. Abbiamo garantito il collegamento verticale con scale e ascensore accessibili anche ai portatori di handicap: l’intero ambiente è accessibile a tutti, ci tenevamo molto nonostante la struttura sia privata». Ha spiegato il suo punto di vista professionale anche l’ingegner Giuseppe Brandimarti, strutturista dei lavori: «Dal punto di vista antisismico l’intervento è stato abbastanza complesso: abbiamo dovuto svuotare l’intero edificio, tutti e quattro i piani. Ma siamo soddisfatti del risultato finale: grazie ai materiali innovativi che abbiamo utilizzato, la resistenza sismica e il livello di sicurezza sono aumentati notevolmente. Una chicca sull’ascensore, molto innovativo: funziona con un vuoto d’aria, una sorta di capsula che va in alto e in basso». I lavori sono stati realizzati dalla ditta che fa capo a Enrico Valleriani: «Ringrazio tutti per questa opportunità professionale: a tratti è stata una sfida, i lavori sono stati importanti. Alla fine questa sfida si è trasformata in cura dei dettagli sulla parte architettonica. Abbiamo fatto un gran lavoro di squadra».
Ora non resta che aspettare il prossimo martedì per l’inaugurazione ufficiale dell’edificio, che prevede il saluto delle autorità accompagnato dalla benedizione e da un buffet presso i giardini vescovili.
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