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Anci Marche, Curti nominato
coordinatore dei piccoli comuni

IL SINDACO DI FORCE succede a Roberto De Angelis (Cossignano). L'investitura durante l'assemblea di Ancona: «Ai primissimi posti deve restare il tema della ricostruzione post terremoto, anche se le piccole realtà hanno tante necessità che attendono risposte»
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Il sindaco di Force Augusto Curti è stato nominato coordinatore dei piccoli comuni di Anci Marche. L’investiture è arrivata nella giornata del 22 giugno dall’assemblea regionale di Ancona. Curti succede a Roberto De Angelis, già sindaco di Cossignano.
«Ringrazio i colleghi per la fiducia e il presidente Mangialardi per aver proposto la mia candidatura -spiega Curti, che riunirà il coordinamento in tempi brevissimi per definire le priorità-.  Ai primissimi posti deve restare il tema della ricostruzione anche se i piccoli comuni hanno tante necessità che attendono risposte».

Curti, a sinistra, con Mangialardi

All’assemblea ha partecipato anche Luca Ceriscioli, presidente della Regione Marche. «Vorrei sottilineare il grande impegno dell’Anci come interlocutore istituzionale puntuale e competente -aggiunge-. Oggi salutiamo De Angelis, che ha dimostrato grandi capacità. Sono certo che anche il nuovo coordinatore regionale saprà contribuire a portare le istanze per mantenere quella collaborazione istituzionale che è indispensabile».
C’era anche Massimo Castelli, Coordinatore nazionale dei piccoli comuni e sindaco di Cerignale (Piacenza). «Il presidente Ciampi diceva che “l’Italia è un paese fatta di paesi” e quindi il tema delle esigenze dei 5.505 piccoli comuni su 8.000 deve essere centrale -ribadisce-. Voglio testimoniare l’impegno di Anci Marche nel tema del terremoto sui tavoli nazionali. La politica nazionale deve decidere cosa fare delle aree alle spalle delle grandi città perché se non si ricostruisce la comunità per chi facciamo le opere? Sono contro la riduzione del numero di parlamentari perché altrimenti i piccoli territori non avrebbero più rappresentanza, sono invece per rivedere le indennità rispetto alle responsabilità che ci si assume. Il campanilismo va bene se si usa il campanile per salirci in cima e guardare lontano. Se si sta seduti all’ombra non si cresce e non si sviluppano i territori».

 


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