Pietro Malavolta all’ingresso della città di Santiago de Compostela
di Maria Nerina Galiè
La notizia della morte del professor Pietro Malavolta ha fatto presto il giro di Villa Pigna di Folignano, dove risiedeva con la sua famiglia, ma anche di Ascoli. Era un insegnante tecnico pratico, nel laboratorio di fisica dell’Istituto Ceci-Fermi-Sacconi (ma completava le sue ore all’Ipsia di Porta Romana) ed in più pittore e scultore, autore di diverse mostre per le quali aveva ricevuto premi e riconoscimenti. Stava completando un’opera scultorea intitolata a Melania Rea, un simbolo contro il femminicidio da apporre in un giardino pubblico del Comune di Folignano. Lì risiedeva la giovane donna prima di morire per mano del marito Salvatore Parolisi.
Malavolta la sera di sabato 17 agosto si trovava in Spagna, insieme al figlio maggiore Francesco di 30 anni, sull’autobus che da Santiago di Compostela lo stava riconducendo a Irun, città dalla quale parte il “Cammino del Nord”, secondo le guide il più lungo e faticoso, eppure il più suggestivo, degli itinerari verso la cattedrale che si pensi contenga le spoglie di San Giacomo Apostolo. Si è sentito male a metà percorso. Immediatamente è stata allertata l’ambulanza che lo ha condotto nel più vicino ospedale. Ma purtroppo per lui non c’era più nulla da fare. Padre e figlio giorni prima avevano raggiunto la cittadina spagnola in auto. Da lì avevano percorso 840 chilometri in bicicletta fino a Santiago, per poi tornare indietro con il pullman, riprendere l’auto e tornare a casa. Erano attesi per la serata di ieri, domenica 18 agosto.
Ennio Gurdi, amico di famiglia oltre che insegnante di religione dell’Istituto Fermi-Ceci-Sacconi, quasi ancora stenta a credere a quello che è capitato al collega. «Mi sembra ancora che non sia vero – dice – era in perfetta salute. Sportivo e salutista, si teneva in perfetta forma. A volte veniva a scuola a piedi, da Villa Pigna, per quanto amasse camminare. Il cammino di Santiago poi l’aveva fatto diverse altre volte. Del viaggio di quest’anno poi era entusiasta, ne parlava da mesi».
La preside Palanca
Anche la preside dell’Ipsia, Patrizia Palanca, è rimasta gelata nell’apprendere della sorte dell’insegnante, di cui aveva una grande stima, personale e professionale. «Malavolta aveva un grande senso del dovere – ricorda – e portava avanti il lavoro con grande dedizione. A scuola aveva realizzato un piccolo museo di attrezzi d’epoca elettronici e telefonici. Lo custodiva con cura e ne trasmetteva ai ragazzi il rispetto, come verso ogni forma di arte e cultura. Avrebbe voluto vedere una sua scultura all’ingresso della scuola, dalla quale non si assentava mai».
Pietro Malavolta
Il percorso del pellegrinaggio
Pietro Malavolta lavorava all’IIS Fermi-Sacconi-Ceci (Foto Vagnoni)
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