facebook rss

Il relitto del “Torquato Tasso”,
verificato lo stato di conservazione
(Foto e video)

SAN BENEDETTO - Dal 1860 si trova a 80 metri di profondità vicino alla foce del Tronto. Affondò dopo una tempesta, si salvarono tutti. Immersioni delle Unità specializzate dei Carabinieri di Pescara, coordinati dai colleghi di Roma, in collaborazione con quelli di Ancona e della locale Compagnia. Si cerca una nave romana
...

 

Nell’ambito dei servizi di controllo dei siti archeologici subacquei, la Divisione Unità Specializzate dei Carabinieri di Roma ha disposto un sopralluogo presso la foce del fiume Tronto, a San Benedetto, con immersioni subacquee in mare condotte dal Nucleo Carabinieri Subacquei di Pescara; alle operazioni, che sono state coordinate da Stefano Finocchi – archeologo e responsabile Archeologia subacquea della Soprintendenza delle Marche – hanno preso parte  i Carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale di Ancona e i colleghi della Compagnia di San Benedetto. Immersioni che hanno avuto la finalità di documentare e verificare lo stato di conservazione del relitto “Torquato Tasso”, detto anche “della Sentina”, per definire le più opportune misure di tutela e conservazione. Si tratta di un natante affondato, noto a pescatori e appassionati di immersioni subacquei.

E’ il relitto della pirofregata “Torquato Tasso” che si trova nel tratto di mare a nord-est della foce del Tronto su un fondale di 8 metri a circa 800 metri dalla foce. Una nave da guerra varata il 28 maggio 1856 a Castellamare di Stabia (Napoli) per la Real Marina delle Due Sicilie. Aveva il compito di perlustrare la costa “pontificia” adriatica  per contrastare uno sbarco di Garibaldi, pesava 1.450 tonnellate, aveva 178 uomini a bordo e 10-12 cannoni. Era realizzata con uno scafo in legno con carena ramata e misurava circa 63x10x5m ed era sospinta da un motore a vapore costruito nel Real Opificio Meccanico di Pietrarsa (Napoli) nel 1856: una rarità per l’epoca, in quanto i motori delle navi erano di fabbricazione inglese.

Nel febbraio 1860  fu colta da un violento fortunale nei pressi della foce del Tronto e si arenò, si tentò di rimetterla in mare, ma la tempesta del 5 marzo 1860 ne causò la perdita definitiva. La nave fu liberata da tutto l’equipaggiamento e tutti gli uomini a bordo furono tratti in salvo. Il nome “Torquato Tasso” deriva dalla polena, che raffigura il poeta, che è stata esposta alla 37esima mostra navale di Genova. Il relitto non è mai stato oggetto di ricerche specifiche ed è sembrato opportuno programmare delle immersioni per documentarne i resti. Una discreta visibilità ha consentito di riprendere parte della poppa e della macchina a vapore con assi e ruote, oltre a svariati altri pezzi. I resti della macchina sono completamente ricoperti da mitili che non hanno consentito di valutarne lo stato di conservazione, ma future immersioni potrebbero consentire un piano di valorizzazione della macchina a vapore. Durante le immersioni sono stati recuperati frammenti delle lastre metalliche applicate al fasciame dell’imbarcazione e un elemento in ferro, forse dell’alberatura.

Nell’ambito di queste immersioni, i subacquei hanno valutato un tratto di mare posto nord della foce del Tronto dove dovrebbe trovarsi un relitto di una nave romana, mai individuata ma presente nei racconti di alcuni anziani pescatori, tramandati dai loro avi.

LE FOTO DELL’IMMERSIONE

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X