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Emergenza rifiuti, l’agonia dell’alto Bretta
Il comitato: «Trovare una soluzione»

ASCOLI - Torna a farsi sentire il "Tutela del Bretta": «Siamo lontani da pianificazione e soluzione sostenibile per il territorio. Lo conferma il recente decreto emanato dal presidente della Provincia Fabiani relativo al conferimento di circa 10.000 metri cubi presso la discarica Geta». Una zona in sofferenza ambientale da decenni
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«Il recente decreto, emanato dal presidente della Provincia Sergio Fabiani relativo all’autorizzazione in emergenza a conferire circa 10.000 metri cubi di rifiuti presso il sormonto della vasca 1 della discarica Geta nell’alta valle del Bretta, sta ad indicare che siamo ben lontani dalla pianificazione di una soluzione adeguata in grado di rendere la gestione dei rifiuti sostenibile per il nostro territorio».

Sversamenti nella zona del Bretta

Torna a farsi sentire il comitato “Tutela del Bretta“, da sempre impegnato in prima linea quando si parla di emergenza rifiuti, ambiente e criticità connesse. «Con l’ennesimo atto dell’ultimo minuto -fa sapere il comitato- si tenta di rimediare rapidamente a un problema complesso come quello dei rifiuti nella nostra provincia, in assenza però di risoluzioni concrete e di lungo respiro che siano in grado di dare stabilità  una situazione che risulta essere in stallo sin dal 2015. Ribadiamo la necessità di trovare una soluzione logistica per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani indifferenziati, che tenga conto del peso e dell’aggravio subìto da quei territori afflitti da circa 40 anni dal problema suddetto e che si sono visti costretti ad  accogliere enormi quantitativi di rifiuti, non solo solidi urbani, ma anche speciali e pericolosi».

L’ingresso della Geta

«È bene rammentare -è il prosieguo- come del resto abbiamo più volte ripetuto, documentato e denunciato, che l’Alto Bretta ha subìto nel corso del tempo, prima ancora della situazione emergenziale venutasi a creare con la bocciatura della sesta vasca di Relluce (la quale ha ricondotto i rifiuti solidi urbani nell’altra discarica privata presente, la Geta appunto), l’aggravio di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi conferiti nella discarica privata Ipg, con i conseguenti e noti sversamenti del percolato sul torrente Bretta, che solo in ultima istanza sono stati arginati, senza per altro una analisi certa di caratterizzazione dello stesso sito, che potesse valutare il rischio per la salute e per l’ambiente derivante e che indicasse il tipo di intervento più idoneo da attuare nell’area coinvolta».
«Vogliamo altresì ricordare -continua il comitato- e porre in evidenza l’intera area interessata, una zona interna importante in termini di grandezza e di risorse, comprendente sia la valle del Bretta che i territori limitrofi a ridosso dei comuni di Castignano, Ascoli e Appignano, vale a dire una zona ampia in cui risiedono cittadini che attendono e chiedono il necessario impegno istituzionale, affinché siano trovate delle soluzioni chiare, eque e praticabili. Siamo ormai in prossimità dell’anno 2020, tuttavia ci troviamo costantemente in emergenza rifiuti».

La zona dei calanchi andrebbe preservata

«In questi anni -ribadisce- sono state dette tante cose e indicate varie teorie in merito, come sono stati ricevuti meriti per il decollo dell’Ata, organismo che racchiude tutti e 33 i comuni della Provincia e preposto alla gestione dei rifiuti Rsu, che avrebbe dovuto redigere un piano d’ambito che ad oggi non è stato completato, essendosi limitato a delineare le ormai consuete aree di smaltimento, senza però nessuna efficace proposta che potesse ripartire il carico del conferimento».
Il comitato “Tutela del Bretta” chiede in primis attenzione su tre aspetti fondamentali. Anzitutto sul prezzo pagato dall’area, su cui si grava in maniera pesante ormai da decenni, «soprattutto alla luce dell’attinenza territoriale e logistica dell’attiguo sito di interesse comunitario del Monte dell’Ascensione, ponendo in evidenza l’esigenza di rilanciare la possibilità di ampliamento all’area dei calanchi, una zona dalle enormi potenzialità che può fungere da importante trampolino di lancio rispetto a una domanda in crescita di attrazione turistica a vocazione naturalistica paesaggistica e volta alla riscoperta delle tradizioni dei luoghi di cui la zona è ricca, cosi come proposto dall’Associazione Parco dei Calanchi e dell’Ascensione».
Poi, ovviamente, il miglioramento delle percentuali di raccolta differenziata e «il coinvolgimento attivo da parte di tutti i Comuni della Provincia, finalizzato a considerare il problema dell’ubicazione della discarica come problema condiviso tenuto conto che a parte qualche esempio singolo caso, la maggior parte dei comuni è ancora prossima o supera di poco la soglia del 65% di differenziata, livello minimo richiesto per legge ma che dovrebbe essere superato dalla norma del buon senso nei territori in difficoltà, con possibilità di anticipo delle successive e certamente più impegnative percentuali soglia indicate dall’Europa per gli anni 2030/35, come già molti territori italiani accade ed indicatore della necessità di smaltimento per tutti i comuni che producono rifiuti. Tenere quindi  in considerazione la possibilità che la medesima discarica possa essere realizzata in altri territori, con mini vasche della durata di due tre/ cinque anni non può e non deve essere utopia».

 

 

 


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