Società italiana
di psicologia dell’emergenza:
primo campo scuola

CUPRA - «Gli interventi a supporto delle popolazioni colpite da eventi calamitosi non dovessero esclusivamente preoccuparsi di salvare vite umane, ma anche occuparsi di lenire i traumi psicologici che,se non opportunamente trattati eseguiti, possono impedire un pieno ritorno alla normalità della vita quotidiana». Questa la missione dell'associazione
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Seminari condotti dai referenti delle sezioni regionali, sulla base delle molteplici esperienze sul campo in emergenza, e alcune esercitazioni di Protezione Civile in diversi scenari operativi. Questo e altro prevede il primo campo scuola della Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza (Sipem), organizzato in collaborazione con la sua sezione regionale Marche. Il campo scuola è riservato ai soci iscritti e ai volontari delle associazioni partner oltre che, in numero limitato, a psicologi non soci ma interessati alla psicologia dell’emergenza.

Il camping Calypso

L’appuntamento è per il 20, 21 e 22 settembre a Cupra Marittima, presso il Camping Villaggio Calypso. L’evento nasce dalla volontà di celebrare il ventennale dalla fondazione dell’associazione, la prima nel suo genere in Italia, e l’ingresso nell’elenco generale di associazioni di volontariato del Dipartimento di Protezione Civile. Sarà una importante occasione per ritrovarsi e confrontarsi tra tutti i membri delle 12 sezioni regionali, oltre che per mettersi alla prova sul campo con esercitazioni di scenari emergenziali realizzati assieme ai partner Federvol di Monsampolo del Tronto, F.I.S.A Federazione Italiana Salvamento Acquatico, Misericordia di Grottammare e ARI Associazione Radioamatori Italiani Ascoli e San Benedetto. Il tutto con il patrocinio del Comune e della Prefettura di Ascoli.

Il 18 maggio 1999, scrive il presidente dell’associazione Roberto Ferri, «sull’onda di una crescente consapevolezza nazionale e professionale degli psicologi italiani apparve chiaro che gli interventi a supporto delle popolazioni colpite da eventi calamitosi non dovessero esclusivamente preoccuparsi di salvare vite umane, ma anche occuparsi di lenire i traumi psicologici che, se non opportunamente trattati eseguiti, possono impedire un pieno ritorno alla normalità della vita quotidiana».


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