facebook rss

Le prospettive della città e le sfide che l’attendono

ASCOLI - Dall’avvocato, presidente del Consorzio Universitario Piceno (Cup), anche una proposta operativa
...

L’avvocato Achille Buonfigli (Foto Vagnoni)

di Achille Buonfigli

(presidente del Consorzio Universitario Piceno)

L’evoluzione della specie umana ci insegna che più diventiamo numerosi, più sono complicati e interconnessi i problemi che ci troviamo ad affrontare. E la velocità dello sviluppo è in accelerazione esponenziale.  L’era dei cacciatori-raccoglitori durò 200.000 anni. L’era degli agricoltori 10.000 anni. L’era industriale o era moderna: 200-300 anni. L’era post-industriale o post-moderna in cui siamo immersi: non più 100 anni.

Prima del 1900, la somma totale della conoscenza umana raddoppiava ogni 100 anni circa. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la conoscenza globale raddoppiava ogni 25 anni. Oggi lo fa mediamente ogni 13 mesi. Di questo passo presto la conoscenza globale raddoppierà una o due volte al giorno.

Nel futuro l’intelligenza artificiale reciterà un ruolo fondamentale perché sempre più i nuovi saperi saranno “creati” da computer dotati di intelligenza artificiale, risiederà in computer e solo tramite l’intelligenza artificiale sarà possibile stare al passo delle novità. E questo varrà non solo per gli ambienti scientifici e universitari, ma anche per il modo delle imprese e delle professioni.

La conseguenza di questa tendenza è che in ogni ambito dell’agire e della speculazione umana ci troviamo di fronte a una serie di problemi di difficile o impossibile risoluzione a causa di requisiti incompleti, contraddittori e mutevoli che sono spesso difficili da riconoscere, problemi per cui non esiste un’unica soluzione.

Anche per noi, oggi, per la nostra città, per la nostra collettività, la scelta è tra farci travolgere da tutto ciò o attrezzarci per cavalcare la tigre.

Abbiamo alleati forti, organizzati  per ricercare e sperimentare nuovi approcci metodologici e nuove soluzioni: sono la Scuola di Architettura e Design che ha sede ad Ascoli e la Facoltà di Economia e Commerico che ha sede a San Benedetto, di cui ogni giorno di più risulta dimostrata l’importanza strategica per il presente e il futuro della nostra collettività.

Ma vi è una condizione che deve essere soddisfatta: occorre che tutti, dal semplice cittadino ai decisori pubblic, prendano atto – qui ed oggi – di queste dinamiche, dismettano – qui ed oggi – l’idea che vi possa essere la possibilità di dare risposte semplici a questioni complesse, abbandonino – qui ed oggi – idee romantiche e irrealizzabili di ritorno al passato, abbiano coscienza della necessità di adottare nuovi approcci metodologici alla risoluzione delle sfide che dobbiamo affrontare e decidano, con comportamenti consequenziali, di pianificare il proprio cammino collaborando strettamente con chi, per scelta e vocazione, si dedica con approccio scientifico e sperimentale alla risoluzione dei problemi che l’oggi e il domani ci propongono.

Ad esempio, in tema di design, si deve comprendere che questa disciplina presenta alcuni elementi rilevanti che possiedono grandi potenzialità per chi si occupa di politiche e servizi pubblici e vuole raggiungere risultati più efficaci. Geoff Mulgan (amministratore delegato del National Endowment for Science Technology e The Arts e Visiting Professor presso l’University College di Londra, la London School of Economics e l’Università di Melbourne ) afferma che “I metodi del design possono portare una nuova energia vitale ai servizi pubblici, incoraggiando ad ascoltare l’esperienza e i bisogni dei cittadini, ad adottare la sperimentazione rapida, il learning-by-doing, e l’utilizzo di strumenti visivi. Tutto questo può accelerare l’impulso di innovazione e aiutare i governi ad arrivare a soluzioni migliori in modo più rapido.”

Sulla base di altre esperienze di successo che in altre città in giro per il mondo si sono registrate, un passo concreto e significativo in questa direzione potrebbe essere la creazione del primo nucleo di  un P.S.I. Lab (Public Sector Innovation Labs) un “laboratorio di innovazione del settore pubblico” – cito ad esempio, fatte le debite proporzioni, le esperienze del Barcelona Urban Lab e del MindLab di Copenaghen – in cui, con un focus sul design, avviare decisori politici, funzionari pubblici, docenti universitari di varie discipline, in collaborazione con gli utentii, a sperimentare su piccola scala politiche e servizi pubblici per capire se funzionano o meno e come potrebbero essere migliorati quelli attuali; riportare l’esperienza umana nella burocrazia e nelle politiche, confrontandosi con un sistema che storicamente opera invece con un metodo centralistico e “top-down”; nel confronto delle idee, delle esperienze e delle sperimentazioni, formare una nuova classe di decisori politici e di pubblici funzionari; operare per la risoluzione creativa dei problemi.

Di questa iniziativa si gioverebbe grandemente anche il settore privato, che nel tempo si troverebbe a collaborare con una interfaccia pubblica maggiormente in sintonia con le dinamiche dell’innovazione che quotidianamente sferzano le aziende e gli imprenditori.

La sfida è chiara e non può essere evitata. La città vuole raccoglierla?


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




X