di Giorgio Tabani
Giuseppe Losco
Il professor Giuseppe Losco si è laureato in Architettura nel 1984. Ha conseguito il dottorato di ricerca in “Tecnologie dell’Architettura” nel 1991 all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Oggi dirige la Scuola di Architettura e Design dell’Università di Camerino, dove insegna Tecnologie per l’ambiente costruito e Design per l’innovazione del prodotto industriale. In questa intervista ci racconta la situazione attuale e le prospettive, i punti di forza e di debolezza dell’ateneo nella sua sede di Ascoli.
Come è presente l’Università di Camerino nella nostra città?
«L’università è presente attraverso la Scuola di Architettura e Design e la Scuola di Scienze e Tecnologie. Nel primo caso offriamo principalmente due corsi di laurea di primo livello (Disegno industriale e ambientale; Scienze dell’architettura) e due corsi di laurea magistrale (Architettura; Design per l’innovazione digitale). Nel secondo caso invece abbiamo la laurea di primo livello in Tecnologie innovative per i beni culturali. Questa pluralità di corsi si articola su tre sedi: quella di Lungo Castellano, quella di Sant’Angelo Magno e quella di Colle dell’Annunziata, dove si trovano anche la direzione e gli uffici amministrativi».
Ci sono delle novità per l’anno accademico che sta per cominciare?
«Proprio oggi abbiamo presentato, a coloro che erano interessati a iscriversi al corso di laurea magistrale in Architettura, le modifiche che abbiamo studiato, su sollecitazione anche degli stessi rappresentanti degli studenti, per rendere i programmi più aderenti al mondo odierno. Abbiamo l’ambizione di costruire un corso incentrato sullo “studente-architetto”, anche andando maggiormente incontro alle sue esigenze di approfondimento specifico e ai suoi interessi. Un analogo rinnovamento è quello che partirà anche per l’altro corso magistrale in Design per innovazione digitale».
La vostra offerta formativa comprende anche altre tipologie di corsi?
«Assolutamente sì. Innanzitutto abbiamo attivi quattro master, due di primo livello e due di secondo livello: Design nautico per la vela e il motore; Aree interne. Strategie di sviluppo rigenerazione post-eventi catastrofici; Curatela dell’architettura. Conservare il patrimonio – progettare il futuro; Ecosostenibilità ed efficienza energetica per l’architettura. Ci sono poi i corsi di perfezionamento, fra cui mi preme ricordare quello relativo al sistema Gis e quello per Bim specialist».
Come stanno andando le iscrizioni?
«Colgo l’occasione per ricordare che le iscrizioni sono ancora aperte e si chiuderanno soltanto il 5 novembre. Per il momento siamo soddisfatti, i numeri – per i nostri corsi di laurea – si mantengono in linea con lo scorso anno. Ci aspettiamo quindi dai 200 ai 240 iscritti per un totale di studenti che si dovrebbe aggirare sui 1050 circa».
La sede dell’Annunziata
Se le chiedessi quali sono i punti di forza della sede ascolana?
«Come conferma l’annuale classifica del Censis, relativamente ad Architettura siamo al terzo posto in Italia, mentre per gli altri corsi siamo comunque fra i primi dieci. Noi possiamo vantare un ottimo rapporto studenti-docenti che consente un costante contatto, cosa molto difficile in altre università magari più blasonate. Abbiamo poi dedicato una grande attenzione all’avere spazi adeguati per gli studenti, con delle novità da quest’anno. Un nostro fiore all’occhiello sono poi i cinque laboratori: quello di Modelli e Prototipi, quello di Domotica e Robotica, quello di Comunicazione e produzione digitale, quello di Rilievo, Restauro e Ingegneria Strutturale e quello di Tecnologie per il controllo Ambientale ed energetico. Da non dimenticare poi la bellezza dei luoghi, qui siamo immersi nel Parco della Rimembranza, ci sono resti romani, la splendida vista sulla città… Certo, ma non spetta a me dirlo, si potrebbe fare di più per rendere fruibili questi spazi».
Per quanto riguarda i punti di debolezza?
«Sicuramente un neo, a cui stiamo ponendo rimedio, è il ripristino del terzo piano della sede di Lungo Castellano. C’è poi la questione dell’accessibilità dei luoghi: c’è sì una navetta, ma diciamo che c’è un ampio margine per migliorare».
Quali sono i progetti futuri?
«L’Unicam, il Consorzio Universitario Piceno, la Scuola e tutti gli altri attori istituzionali stanno lavorando alla creazione di un vero e proprio campus, ovvero un’area che preveda anche i servizi per gli studenti. In particolare c’è il recupero dell’altra metà del complesso di Sant’Angelo Magno e di altre strutture vicine, dopo le varie promesse di Ministero e Regione. Consideriamo che l’Erdis, l’ente che gestisce i servizi per il diritto allo studio, garantisce a oggi soltanto 45 posti in città. Questi numeri si devono confrontare con i 1050 studenti che ricordavo, di cui il 30/40% proviene dalla provincia di Ascoli mentre il resto da fuori. Ci sono anche molti stranieri da Camerun, Cina, Vietnam e altri paesi del sudest asiatico, oltre ovviamente agli altri paesi europei».
Com’è il rapporto fra l’università e la città?
«Il rapporto è sostanzialmente buono, anche se certamente potrebbe essere migliorato. Ci potrebbe essere un maggior coinvolgimento delle tante competenze che abbiamo a vantaggio di tutti. Non parlo soltanto degli attori pubblici, ma anche del tessuto economico-produttivo. Qui ci sono le maggiori problematiche, consideri che paradossalmente abbiamo rapporti maggiori con aziende che stanno fuori dal Piceno!»
Come vi finanziate?
«Il 50/60% sono fondi statali, che però riescono a coprire giusto il personale e le strutture. Tutto il resto proviene dall’autofinanziamento, che vuol dire progetti di ricerca regionali, nazionali ed europei, attività conto terzi ecc. Vorrei proprio sottolineare il buon livello di attività conto terzi e di trasferimento tecnologico: è così che possiamo mantenere e aggiornare i laboratori. Ed è così che possiamo pagare le borse per i giovani laureati, offrendo loro delle esperienze interessanti».
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