Marco Arturo Costantini quando lavorava nel suo ufficio all’interno della sede dell’Ascoli Calcio
di Bruno Ferretti
La crisi societaria (licenziamento del direttore amministrativo, dimissioni del presidente) fa passare in secondo piano le vicende della squadra che, con la terza sconfitta consecutiva a, é scivolata al settimo posto, ai margini della zona playoff.
Ma di chi è l’Ascoli Calcio? Il pacchetto di maggioranza appartiene all’imprenditore manager Massimo Pulcinelli che il 10 luglio 2018, ha rilevato da Francesco Bellini, con atto notarile, il 90% delle quote societarie attraverso “Ferinvest Italia”, la Holding di famiglia di cui è unico azionista. Pulcinelli, 55 anni, romano, é amministratore unico di Bricofer Italia, azienda leader nel settore fai da te con 130 punti vendita, circa 2.000 dipendenti e 500 milioni di euro di fatturato annuale. Gli altri azionisti dell’Ascoli Calcio sono Giuliano Tosti con il 7,8% e Gianluca Ciccoianni con il 2,2%. Entrambi erano già nella compagine societaria con Francesco Bellini. Fanno parte del Consiglio di amministrazione Giuliano Tosti (presidente dimissionario), Gianluca Ciccoianni, Andrea Leo (amministratore delegato), Vittorio Cimin, Massimo Ferrara e Carlo Neri, entrato un mese fa.
Ciccoianni, Pulcinelli, Tosti: c’eravamo tanto amati
Le dimissioni di Tosti dalla carica di presidente sono state causate dal licenziamento in tronco del direttore amministrativo Marco Arturo Costantini, 52 anni, ascolano, deciso dal maggiore azionista Pulcinelli. Forse la goccia che ha ha fatto traboccare un vaso già colmo. Costantini, laureato all’Università di Chieti, é stato assunto dall’Ascoli il 22 aprile 2015. In precedenza aveva lavorato con diverse aziende fra cui la Indesit Merloni e la HP Boscarini del System Group Holding acquisendo vasta esperienza internazionale nel settore amministrativo e di gestione aziendale. Da ragazzo Costantini è stato anche calciatore e ha giocato nella Primavera dell’Ascoli (fu convocato da Boskov per una partita della prima squadra).
Da film la ricostruzione (non ufficiale) del licenziamento. Mercoledì scorso, quando Costantini è arrivato nella sede di corso Vittorio Emanuele, dove ha lavorato per quattro anni e mezzo, ha trovato chiusa la porta del suo ufficio. Già rimossa la password dal computer e cancellato il numero del telefonino aziendale in dotazione. Le due persone mandate ad “eseguire” il licenziamento, gli hanno comunicato che era stato licenziato (lettera in arrivo) e, pertanto, doveva andarsene via. Costantini, superato il primo, comprensibile smarrimento, avrebbe telefonato al suo avvocato di fiducia per chiedergli consiglio su cosa fare avvisando subito il presidente Tosti dell’accaduto. Poi è andato via amareggiato come, comprensibilmente, può essere uno che ha appena perso il posto di lavoro.
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