Pomodorate contro
il monumento di Nespolo,
vandali di nuovo all’attacco

SAN BENEDETTO - E' uno dei simboli della Riviera. Qualcuno ci ha scagliato contro una confezione di "passata". Il problema della videosorveglianza: nella zona non sono mai state installate le tanto promesse telecamere
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Il monumento imbrattato

di Marco Braccetti

Preso a pomodorate il celeberrimo monumento “Lavorare, lavorare, lavorare, preferisco il rumore del mare”, realizzato da Ugo Nespolo e collocato all’inizio del lungomare Nord, nei pressi della foce dell’Albula. Qualcuno ha lanciato contro l’opera un contenitore di salsa di pomodoro da 700 grammi, imbrattando soprattutto il punto che ospita il messaggio scritto dall’artista stesso, per contestualizzare il suo lavoro. Episodio di vandalismo fine a sé stesso o (stupida) protesta contro il messaggio insito nell’opera?

Il testo deturpato firmato Nespolo recita: “Il lavoro nobilita l’uomo, ma quando il lavoro diventa lavoro & lavoro & lavoro, l’uomo viene schiacciato. E non sempre dal bisogno, ma spesso dall’avidità, dall’invidia, dal desiderio, da finte necessità che ci fanno trascurare i doni più belli che gratuitamente ci circondano. Il mare, così, vuole significare tutto ciò che di grande e generoso ci circonda. Ed è un invito per tutti a non dimenticare i doni di Dio che in ogni istante ci vengono offerti“.

Forse, in questi tempi di disoccupazione galoppante, il “Lavorare, lavorare” viene mal interpretato da chi un lavoro non ce l’ha? Più facile propendere al raid di un semplice vandalo scriteriato che comunque rimarrà anonimo, visto che in zona non ci sono le tanto attese e promesse telecamere di videosorveglianza.

Ad ogni buon conto, l’auspicio è che l’opera possa essere ripulita quanto prima: procedimento non troppo impegnativo, visto che si tratta di semplice salsa di pomodoro. Certo, non è certo la prima volta che quest’installazione finisce nel mirino dei teppisti. Nell’estate 2018, ad esempio, ci fu un fulgido esempio di vandalo-acrobata, capace di mettere a rischio la propria incolumità pur di realizzare una pessima bravata.

Qualcuno, infatti,  arrampicò fin quasi alla cima del monumento (alto 7 metri) per deturparlo con un adesivo. Appresa la notizia, il sindaco Pasqualino Piunti ha bollò come «imbecilli» gli autori di simili atti di vandalismo. Definizione che calza a pennello anche per il nuovo caso. Sempre lo stesso anno, un cuore e una scritta incomprensibile fatti vennero fatti con vernice rossa su uno dei basamenti del celebre monumento. L’amministrazione ripulì rapidamente. Andando ancor più addietro negli anni, in passato l’opera aveva già attirato molti imbrattatori armati di bombolette spray e pennarelli.

Prima del 2015, infatti, la scultura appariva completamente ricoperta di graffiti. Una situazione di pesante degrado sanata proprio nel corso di quell’anno, quando il “Lavorare, lavorare”, dopo mille proteste, venne ripulito da cima a fondo. Per accelerare l’opera di riqualificazione, dovette intervenire direttamente il maestro Ugo Nespolo che, dalle colonne del Corriere Adriatico, lanciò parole di fuoco, per certi versi valide ancora oggi: “Sono imbarazzato e preoccupato.  Le opere d’arte esposte in città vanno anche custodite adeguatamente, altrimenti tanto vale smantellarle”.

Il maestro piemontese non usò mezzi termini per apostrofare chi si diverte ad imbrattare le superfici urbane: “Sono dei cretini! Ce ne sono in tutta Italia ma, generalmente, i loro scempi risparmiano i monumenti e si limitano ai muri o ad altri arredi pubblici di poco pregio. A San Benedetto, invece, vedo che si accaniscono pure contro le opere d’arte. Evidentemente da voi questi cretini sono ancor più cretini che altrove”. Terminato quel maquillage, si parlò della possibilità d’installare una telecamera per tenere sotto controllo il decoro dell’opera. Ma non si è mai passati dalle parole ai fatti e ora qualche teppista è tornato a colpire.

A terra quel che resta della bottiglia di passata di pomodoro


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