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Ripulito il monumento di Nespolo,
ma restano troppe brutture a deturpare l’arte

SAN BENEDETTO - Dal porto, col basamento del Gabbiano Jonathan che perde pezzi, all’isola pedonale con le miniature per non vedenti rotte e mai riparate, sono molti i casi di degrado che attendono risposte da parte dell'Amministrazione comunale
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di Marco Braccetti

Tolta la salsa di pomodoro, è tornato il decoro. Ma c’è ancora molto da fare per ridare smalto all’arte presente nel cuore di San Benedetto. Andiamo in ordine. Con qualche giorno in più rispetto quanto ci si potesse aspettare, nella giornata di martedì il Comune ha fatto sapere di aver ripulito il monumento “Lavorare Lavorare” di Nespolo, imbrattato a colpi di pomodorate da qualche anonimo imbecille. Il fatto era stato denunciato da Cronache Picene lo scorso 16 novembre.

Dunque, per eliminare qualche schizzo di pomodoro da uno dei monumenti-simbolo della Riviera delle Palme ci sono volute più di due settimane. Verrebbe ironicamente da dire: manco avessero dovuto fare un monumento. La tempistica così dilatata per un intervento apparentemente semplicissimo, ci dà il polso del perché in diversi punti della città, continuino a fare “brutta mostra di sé” alcune installazioni artistiche pesantemente danneggiate dai teppisti o dallo scorrere del tempo. Tutte, finora, mai sistemata.

L’elenco può iniziare dal Molo Sud. Lì c’è il monumento al Gabbiano Jonathan Livingston, realizzato dall’artista Mario Lupo nel 1986 per iniziativa del Circolo dei Sambenedettesi, simbolo dell’operosità generosa e fattiva della gente sambenedettese. Da lunghi mesi, già prima dell’estate, il basamento di quell’opera risulta sgretolato, con pezzi dell’armatura del cemento visibilmente scoperti. Nel corso della stagione turistica 2019, questa bruttura ha suscitato perplessità e sdegno da parte di molti visitatori. Si spera che prima dell’estate 2020, chi può intervenga.

Ma c’è ancora altro. L’amministrazione comunale si riempie la bocca di attenzioni riguardo al mondo della disabilità, ma lascia monche alcune opere “tattili” dedicate a chi ha seri problemi di vista, pesantemente danneggiate da qualche vandalo senza cuore né cervello. Le riproduzioni colpite (realizzate dall’artista Teodosio Campanelli) sono quella della statua firmata Mark Kostabi, zona caffè Florian, e quella del “Principe” di Paolo Consorti, collocata su via Cairoli. Il danno risale ai primi mesi del 2019 e non si hanno notizie di iniziative di riparazione.

Questi atti d’inciviltà sono particolarmente odiosi perché colpiscono opere dedicate a portatori di handicap. Le miniature, corredate da mappe tattili in linguaggio braille, sono state installate nell’ambito degli interventi (costati complessivamente 75.000 euro) per la realizzazione di un percorso urbano pubblico realizzato con il contributo dell’Unione italiana ciechi e cofinanziato dalla Fondazione Carisap e finalizzato ad agevolare la mobilità autonoma di non vedenti e ipovedenti nel centro cittadino. Per la riproduzione della statua di Kostabi siamo al terzo trafugamento.

Il primo, datato 2013, mise anche in allerta i Carabinieri e furono proprio i militari dell’Arma a ritrovare l’oggetto artistico, abbandonato sul ciglio della strada vicino alla Caritas. Poi riaccadde nel 2017, con la statuetta danneggiata ritrovata in via Giovanni XXIII e consegnata ai vigili. L’Amministrazione Gaspari assicurò un sistema di videosorveglianza ad-hoc per queste installazioni, ma non si è mai realizzato. Una telecamera dedicata servirebbe anche a scoraggiare gli atti di vandalismo sul “Lavorare, Lavorare” ed ora viene richiesta a gran voce da molti cittadino, come il responsabile-comunicazione del Comitato di quartiere Marina Centro, Pietro Canducci.

Per concludere questa carrellata degli orrori irrisolti, prendiamo “Ubu”: opera di Enrico Baj collocata tra via Montebello e viale Moretti. Nel corso del tempo è stata imbrattata e razziata di alcune pietre ornamentali, senza che mai nessuno abbia pensato ad una riqualificazione. Idem per diversi massi-scultura della preziosa passeggiata artistica del Molo Sud: opere realizzate nell’ambito della kermesse internazionale di Scultura Viva.

Troppo spesso, il Comune alza bandiera bianca nei confronti dei teppisti e si arrocca su posizioni difensive, invece di contrattaccare. Basti citare le sorti dell’installazione “Vale&Tino” di Lodola: sposta dalla sua collocazione iniziale di piazza Battisti (oggi è all’interno dei giardini della Palazzina Azzurra) perché in quella location era troppo in balìa dei teppisti, che l’avevano danneggiata in più punti.

 


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