di Franco De Marco
Se lo dice l’archistar Mario Botta, uno che se ne intende, potete star certi che questa è una mostra assolutamente da vedere. “Ritorno nelle Marche” è quella delle opere di una artista particolarmente sensibile e oggi oggetto di approfonditi studi della critica, Gianfranco Ferroni (Livorno, 1927 – Bergamo, 2001), da domenica 22 dicembre, nello spazio museale, sopra la sagrestia, della chiesa di San Pietro Martire.
Autoritratto di Ferroni
Qui il parroco, don Emidio Fattori, appassionate d’arte, in silenzio, ormai da molti anni porta avanti una meritevole opera di divulgazione artistica da far invidia a molti musei “veri”. Fattori è ad esempio, è quello che ha commissionato allo scultore ascolano Giuliano Giuliani la realizzazione, sempre a San Pietro Martire, di due stupende opere in travertino, l’ambone e il fonte battesimale, ammirate da critici e pubblico, diventate un simbolo della scultura contemporanea italiana.
La mostra, a cura di Arialdo Ceribelli (editore del catalogo), resta aperta sino al 6 gennaio sempre con orario 15,30-19. Sono esposte 45 opere tra dipinti, disegni, incisioni e litografie. Ferroni è stato un grande artista, introverso, tormentato, della seconda metà del Novecento, esponente della “Metacosa”. Anche molto legato alle Marche avendo trascorso la sua infanzia a Porto Potenza Picena (Macerata) insieme alla sua famiglia, per ragioni di lavoro del padre.
Lo spazio museale di San Pietro Martire
Nel 1944 lasciò le Marche, a seguito della guerra, e si trasferì a Tradate (Varese). Nel 1946, osteggiato dalla famiglia che non voleva assecondare la sua vocazione per la pittura, frequentò l’Accademia di Brera a Milano e il famoso Bar Giamaica luogo d’incontro di tanti pittori come Dova, Crippa, Morlotti, Francese. Sempre a Milano, a contatto con le innovazioni culturali, incontrò anche giovani artisti freschi di studio come Banchieri, Ceretti, Guerreschi, Romagnoli, Vaglieri e Bodini protagonisti del Realismo esistenziale. Nel 1956 Gianfranco Ferroni ha esposto nella Galleria Bergamini di Milano, l’anno dopo e nel 1968 partecipò alla Biennale di Venezia dove gli fu assegnata una sala personale. Nel 1965 partecipò anche alla Biennale di Tokyo e alla Quadriennale di Roma. La sua definitiva consacrazione , a seguito di varie esposizioni in Italia e all’estero, avvenne dopo il 1957. Nel 2015 le sue opere sono state anche esposte negli Uffizi di Firenze. Atmosfere tese e inquietanti, malinconia, solitudine, precarietà del vivere, oggetti quotidiani inanimati, caratterizzano la pittura di questo artista “difficile”. Chiara Gatti ha scritto di lui: “Negli anni Novanta ogni travaglio sembra improvvisamente quietarsi e le immagini di Ferroni ne sono la prova. Gli oggetti, costantemente protagonisti, fluttuano ora in un’aura di magia e sospensione”.
A sinistra, don Fattori (foto Vagnoni)
L’anno scorso don Emidio Fattori, durante il periodo natalizio, da bravo gallerista, propose la struggente esposizione sul tema dell’Annunciazione che ora, guarda un po’, è in trasferta a Piacenza. «Questa di Ascoli Piceno – afferma il famoso architetto Mario Botta – è una raccolta di grande qualità per la completezza dei differenti periodi espressivi dell’artista e per la qualità delle scelte».
I visitatori possono ammirare all’interno del percorso anche un importante e prezioso presepe del maiolicaro e scultore Emidio Paci vissuto nell’Ottocento ad Ascoli. Per i bambini ingresso gratuito. Per gli adulti contributo d’ingresso, per la custodia, di minimo di 1 euro. Nei giorni festivi, acquistando il catalogo, si usufruisce dello sconto del 50% e dell’ingresso gratuito. Il Natale d’arte ascolano propone anche questo interessantissimo appuntamento.
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