di Laura Boccanera
Si reca a casa di una donna reclamando indietro 2.000 euro per una partita di cocaina rivelatasi bicarbonato. A Civitanova un tunisino dà in escandescenze nel cuore della notte e spacca il portone di un palazzo, il complice aggredisce anche i poliziotti intervenuti e chiamati in soccorso dalla donna e poi distrugge la vetrina di un negozio. E’ accaduto in viale Vittorio Veneto dove un uomo di 37 anni di origine tunisina stava reclamando in maniera minacciosa 2.000 euro da una sua amica. Una notte di follia con lancio di bottiglie, una vetrina frantumata e anche un coltello scagliato contro gli agenti che solo per un soffio non sono rimasti seriamente feriti nella violenta colluttazione e hanno riportato solo lievi lesioni agli arti.
Il tunisino ha riferito agli agenti della squadra volante del locale Commissariato intervenuti sul posto di trovarsi lì perché aveva acquistato una dose di cocaina rivelatasi in realtà bicarbonato e rivoleva indietro il denaro. La donna, una marocchina di 39 anni, ha chiamato la Polizia quando Hassen Labiadh assieme a un complice ha tentato di entrare nello stabile provocando abrasioni e ammaccature sul portone.
Quando gli agenti sono arrivati sul posto però i due si erano allontanati. Il tunisino a quel punto, mentre la donna era con la polizia a denunciare quanto accaduto è salito e ha raccontato la sua versione dei fatti. All’uscita dal palazzo però il complice, non identificato perché scappato via, in forte stato di alterazione e in pieno delirio ha iniziato a minacciare gli agenti con insulti e minacce di morte e ha lanciato verso di loro un coltello aperto e bottiglie di vetro.
Il 37enne ha provato ad approfittare del momento per scappare, ma è stato fermato e placcato. Ne è nata una colluttazione nella quale gli agenti hanno riportato lesioni per otto giorni. Hassen Labiadh è stato arrestato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Ricercato il complice. Processato per direttissima al Tribunale di Macerata (giudice Simonelli, pm Francesca D’arienzo) l’imputato, difeso d’ufficio dall’avvocato Giuseppe Lupi, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha patteggiato due anni ed è tornato in libertà.
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