Lassù in cielo starà già disegnando. La pittura era la sua passione anche se, ritenendosi forse un incompreso, aveva interrotto da alcuni anni la realizzazione di nuove opere. Ascoli dice addio a Carlo Vitelli, per tutti “Carluccio”, 80 anni, trovato morto in casa dal figlio Arturo. Stroncato probabilmente da un aneurisma all’aorta addominale.
Il funerale si svolge domani, venerdì 10 gennaio, alle ore 15 in Duomo. Carlo Vitelli, padre del noto baritono Vittorio e di Arturo, dipendente delle Agenzie delle Entrate, aveva perso la moglie, Marisa Tranquilli, tre anni fa. Viveva da solo, seguito dai figli, in un appartamento di corso Mazzini. La sua morte è stata improvvisa e anche shock. Mercoledì mattina aveva lamentato dei dolori. Era stato visitato da un medico. Sembrava però un dolore non grave. Nel pomeriggio, verso le 19, il figlio Aruro, quando è andato da lui, lo ha trovato senza vita. Inutile la corsa dell’ambulanza del 118.
Carlo Vitelli era un personaggio molto conosciuto in città. Carattere estroverso, apparentemente brusco ma sensibile, forte personalità, sangue d’artista, per molti anni ha gestito insieme alla sorella la storica tabaccheria in Piazza Arringo.
Per la pittura e la scultura aveva una innata vocazione e un gran talento. Si era formato artisticamente da autodidatta attingendo la tecnica dal maestro Ernesto Ercolani, allora direttore della Pinacoteca Civica e punto di riferimento per tanti artisti ascolani. Soprattutto, però, nella pittura fu influenzato dal pittore e suo caro amico Mariano Benedetti. Dal punto di vista stilistico Carlo Vitelli può essere considerato soprattutto un astrattista. Le sue forme geometriche sono state per certi aspetti all’avanguardia. Piene di cromatismi e proiezioni di interiorità. Nel corso della sua attività artistica ha partecipato a numerose personali e collettive. Il riconoscimento più prestigioso, forse, al Premio Marche. I suoi lavori sono stati esposti, oltre che ad Ascoli, in particolare nella famosa Galleria Rosati, ad Ancona, Teramo, anche Barcellona. Nel 1981 realizzò pure un bellissimo Palio della Quintana vinto da Porta Romana con Massimo Montefiori.
Di lui ha scritto il critico d’arte Armando Ginesi: “Vive con entusiasmo metodico e controllato l’avventura pressoché quotidiana di frequentazione delle stesse idee e morfologie che furono proprie di grandi spiriti come Archimede, Euclide, Pitagora e Pascal. Il risultato è un ordito di fremiti e di vibrazioni sottili che si espandono al di sotto dello spazio dipinto”. L’altro critico Luigi Dania ha tra l’altro scritto nelle recensioni: “Carlo Vitelli, che vive ed opera ad Ascoli, appartato e alieno da mutevoli aggiornamenti, ci affida una pittura logica colta, densa di suggestione e dalle complesse ascendenze”.
Pittura ma anche scultura. Alcune sue opere sono davvero straordinarie. Come il cavaliere usato per il Premio internazionale Federico II della Fondazione omonima di Jesi. Insomma una vena artistica non comune. E’ auspicabile, almeno dopo la sua dipartita, che Ascoli gli conceda l’opportunità di una esposizione delle sue opere.
f.d.m.
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