Roberto Cataldi, Rachele Silvestri, Giorgio Fede
di Adriano Cespi
«Non ti riconosci più nel progetto? Pensi di non poter incidere nella risoluzione dei problemi come avresti voluto? Dimettiti dal Parlamento. Questo è l’impegno etico che ogni portavoce prende col Movimento e con i suoi elettori prima di essere eletto. E questo è quello che Rachele Silvestri dovrebbe fare». Giorgio Fede, senatore del M5S, e Massimo Tamburri, capogruppo pentastellato in Consiglio comunale, esprimono tutto il loro risentimento nei confronti della deputata ascolana che, giovedì scorso, è uscita dal M5S per passare nel gruppo Misto. Come, peraltro, in precedenza avevano fatto altri parlamentari pentastellati. «Purtroppo oggi la parola data non conta nulla – commenta stizzito Tamburri – e questo è grave. Non lamentiamoci poi se i cittadini continuano ad allontanarsi dalla politica. Io, invece, sono uno all’antica e, così come faceva mio nonno che aveva un negozio e accettava l’impegno al pagamento da parte dei suoi clienti con una stretta di mano, credo che le cose dette vadano portate a termine. Per cui se la Silvestri si fosse dimessa dal Parlamento l’avrei ascoltata e, magari, avrei anche potuto condividere la sua scelta e le sue motivazioni. Ma così no, così perde di credibilità. Quello che ha fatto non è etico. E non può certo aspettarsi, ora, il plauso della folla. Anche perché non è rispettoso nei confronti di chi, col proprio voto, l’ha mandata in Parlamento e di tutto il M5S ascolano che si dedicò anima e corpo alla campagna elettorale del 2018». Intervento duro quello di Tamburri, che poi chiude con una ferma disapprovazione nei confronti di quanti si sono resi protagonisti di atti violenti nei confronti della Silvestri. «Naturalmente condanno fermamente insulti e violenza nei confronti suoi, e di chiunque».
Giorgio Fede, Massimo Tamburri e Gianluigi Paragone, anche lui uscito dal M5S, in Piazza del Popolo ad Ascoli
Sulla stessa lunghezza d’onda il senatore Giorgio Fede: «Nel M5S c’è una linea di condotta da seguire, che tutti i portavoce eletti conoscono molto bene: chi non si riconosce più nel progetto o nel programma del Movimento prende, si dimette, e lascia il posto al primo dei non eletti. Ed è quello che la Silvestri dovrebbe fare permettendo così l’ingresso alla Camera dei Deputati ad Elena Andrenacci. Se ci troviamo in Parlamento, infatti – puntualizza Fede – non è per merito nostro. Nessuno di noi è portatore di voti perché chi ci ha eletto lo ha fatto votando il M5S. Soprattutto chi proviene dal listino plurinominale. La caratteristica del M5S del resto è proprio questa: portare nella stanza dei bottoni il cittadino comune, non il politico navigato che pretende quel posto dopo anni di militanza. Come accade negli altri partiti. E, aggiungo, che nessuno di noi ha ricevuto una delega in bianco quando è stato eletto perché tutti noi siamo semplici delegati di chi ci ha mandati lì a rappresentarlo. Dunque, non ti riconosci più nel M5S? Allora, nel rispetto di chi ti ha votato, abbandoni Montecitorio e torni alla tua vita e al tuo lavoro precedente. Anche se la Costituzione prevede che ogni parlamentare eserciti le sue funzioni senza vincolo di mandato». Fede poi nel condannare gli insulti social, anche di stampo sessista, ricevuti dalla Silvestri in questi giorni («Tutto questo non è giustificabile, al di là della delusione o del senso di tradimento che possano sentire molti elettori: quanto successo va oltre quelle che sono le normali considerazioni politiche e svilisce il confronto democratico»), ricorda che il M5S «ha indetto un incontro con tutti i portavoce sabato scorso a Castel di Lama». «Incontro – spiega il senatore sambenedettese – che si è tenuto, ma la Silvestri, dimettendosi due giorni prima, ha disertato il confronto con i gruppi piceni, uscendo senza alcuna spiegazione. La riunione si è svolta con grande partecipazione, ma con una “poltrona vuota”, quella che la Silvestri doveva occupare per rispondere e confrontarsi con chi l’aveva supportata alle elezioni».
Roberto Cataldi (Foto Vagnoni)
Ma se Tamburri e Fede criticano duramente la scelta della Silvestri di lasciare il M5S per il gruppo Misto, il deputato pentastellato, Roberto Cataldi, è decisamente più morbido nel commento: «Intanto, condanno il vile attacco nei confronti della collega Silvestri. Un attacco – stigmatizza l’onorevole ascolano – fatto di insulti e di minacce nei confronti di una parlamentare che ha legittimamente esercitato un suo diritto (costituzionalmente garantito). La Silvestri peraltro ha dato una motivazione alla sua scelta ed è su tale motivazione che dovrebbe aprirsi un confronto leale e intellettualmente onesto. E’ legittimo criticare, ma nessuna critica può mai trasmodare nell’insulto gratuito e nell’offesa della dignità della persona». Per quanto riguarda, invece, la sua posizione, visto che sono circolate voci anche su una sua possibile uscita dal M5S a favore del costituendo gruppo Eco che fa capo all’ex ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, Cataldi chiosa: «Ho aperto una interlocuzione con il capo politico (Luigi Di Maio, ndr) ed ho chiesto un cambio di governance in materia di sisma (il riferimento è al Commissario straordinario alla ricostruzione per le zone terremotate, Piero Farabollini, il cui incarico è decaduto il 31 dicembre scorso, ndr), oltre che degli interventi per il rilancio dell’economia nelle aree di crisi industriale complessa come quella che riguarda il Piceno».
Peppino Giorgini (Foto Vagnoni)
Morbido anche l’intervento del consigliere regionale pentastellato, Peppino Giorgini: «Pur riconoscendole tutte le attuanti generiche – sottolinea l’esponente del M5S -, dovute alla scarsa considerazione che i vertici hanno dei parlamentari, dovute alla impossibilità di rappresentare le esigenze dei territori, dovute ai contrasti interni con altri parlamentari che a volte ti rendono la vita politica molto difficile, devo dire che se hai dentro di te gli ideali del Movimento resti nel gruppo per lottare proprio per cercare di far ripristinare quegli ideali. Nella vita non si può sempre scappare dai problemi che incontri quotidianamente, non bisogna mai arrendersi e lasciarsi morire, specialmente nella difficile vita politica, soprattutto quando sei un personaggio pubblico, ma occorre voltarsi e guardare i problemi in faccia per combatterli ogni giorno della tua vita. Se non fai questo – chiosa Giorgini – dimostri agli occhi della gente, e di chi ti ha dato fiducia con il voto, che ti sei arresa e hai perso la battaglia».
Rachele Silvestri con Luigi Di Maio
Per concludere, Rachele Silvestri, al momento della sua uscita dal M5S, ratificata giovedì scorso, ha provveduto a restituire allo Stato, dalla propria busta paga, altri soldi, così come impone il Movimento (cosa che, invece, non fanno tutti gli altri partiti, dalla Lega a Fratelli d’Italia, dal Pd a Forza Italia). Passando, quindi, dai 29.680 euro, restituiti dalla sua elezione (marzo 2018) fino a maggio 2019, come risultava il 3 gennaio scorso sul sito del M5S www.tirendiconto.it, ai 35.680 euro restituiti a tutto agosto 2019.
L’onorevole Rachele Silvestri insultata sui social dopo l’uscita dai Cinque Stelle
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