La mancanza di pioggia e il terremoto hanno ridotto il flusso d’acqua nel Piceno (Foto Vagnoni)
Acqua potabile agli “sgoccioli”. Con una perdita del 48% del flusso complessivo. E’ quanto emerso, ieri, nella commissione Servizi comunali e Partecipate del Comune di Ascoli, alla voce “Ciip spa” (Cicli integrati impianti primari), la società pubblica partecipata da 59 Comuni dell’Ascolano e del Fermano che gestisce il ciclo delle acque dalla captazione in sorgente alla distribuzione alla cittadinanza, fino al controllo della rete fognaria. Consiglieri di maggioranza e di opposizione da una parte, due dirigenti dell’azienda, di cui Ascoli con il 17,88% delle quote è il maggior azionista, dall’altra, la seduta è andata avanti tra bilanci, dati e prospettive. Il tutto per mettere al corrente i consiglieri sullo stato economico-finanziario della società e su quella che rischia di diventare l’emergenza idrica del territorio. E arrivare, così, a fine mese, ad approvare in Consiglio comunale il bilancio di previsione Ciip per il 2020.
Pino Alati, presidente Ciip (Foto Vagnoni)
Positivo da un punto di vista finanziario: 7 milioni l’attivo col quale la partecipata stima di chiudere l’esercizio, 19 milioni il budget degli investimenti previsto. Negativo alla voce sorgenti disponibili. Alcune delle quali ridotte al limite della propria portata a causa della mancanza di pioggia e neve e dei danni causati al sottosuolo dal sisma del 2016. E in quest’ottica i due esponenti Ciip hanno messo al corrente i consiglieri che la sorgente sotto il monte Vettore, per via dello spostamento di alcune faglie provocato dal terremoto, ha ridotto la sua portata dai 600 litri al secondo pre-sisma, ai 200 litri al secondo attuali. E che, nonostante questo, per Ascoli e per i comuni della provincia non ci sono stati, finora, gravi disagi o pesanti disservizi come, ad esempio, la razionalizzazione o la mancanza vera e propria dell’acqua. Perché, come spiegato dai due dirigenti sempre in commissione, la Ciip, con una certa lungimiranza, in passato destinò risorse e progetti su attività infrastrutturali ad hoc. Come l’impianto di soccorso realizzato a Castel Trosino, che sta agendo da “sorgente” alternativa e funzionale a quel 48% di deficit d’acqua. O come i pozzi a Capodacqua e all’Ascensione. E non finisce qui, perché la Ciip in collaborazione con l’Università di Roma e con la Politecnica delle Marche sta portando avanti studi e progetti mirati ad intercettare nuovi flussi d’acqua nell’area dei Monti della Laga.
ad.ce.
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