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«Quel gran genio
del mio amico Federico»

ANNIVERSARIO – Dante Ferretti, figlio illustre di Macerata e delle Marche, ricorda il suo rapporto con Fellini e con la moglie Giulietta Masina in occasione della data in cui il maestro avrebbe compiuto 100 anni
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Ricordo “maceratese” di Fellini. Nella foto (Cico) Dante Ferretti, Valeriano Trubbiani e il giornalista Maurizio Verdenelli all’Oratorio della Carità a Fabriano, ottobre 2006

di Maurizio Verdenelli

«Alla fine era chiaro che Federico (ma anche Giulietta) sapeva che io sapevo che lui ormai sapeva che non erano sogni veri ma mie proprie invenzioni per fargli piacere.
Così tutto il nostro rapporto ruotava felicemente e consapevolmente intorno alla bugia. Di più ancora: era costruito sulla bugia. In fondo c’ero stato quasi costretto da lui il quale ogni volta mi chiedeva: “Dantino, stanotte che sogni hai fatto?”. In verità , nonostante gli sforzi, io non sognavo affatto. Tuttavia cominciavo a preoccuparmi giorno dopo giorno, o meglio notte dopo notte per quei sogni non fatti. E pensavo: “Se costui mi caccia, visto che non riesco a sognare?” Così avevo preso la decisione di inventarmi tutto.
L’espediente funzionava benissimo sopratutto con le “preferenze”, di Federico, le sue dilettissime storie di donne sulle quali esercitavo naturalmente uno sforzo di fantasia maggiore…».
Mentre oggi 20 gennaio l’Italia celebra i 100 anni di Federico Fellini, Macerata ricorda il suo più celebre figlio: Dante Ferretti (tre Oscar), che tanto deve al genio di Rimini.
Era l’ottobre del 2006 quando a Fabriano, in occasione del Premio Gentile, Dante mi confidò nel corso di un’intervista pubblica l’incipit del suo legame con Federico.
Da quei sogni inventati ma perfettamente realizzati sul set nacque la leggendaria collaborazione tra il regista e lo scenografo maceratese, dal 1969 (“Satyricon”) sino alla fine. Firmati da Ferretti sono “Prova d’orchestra” (del 1978), “La città delle donne” (1980), “ E la nave va”(1983), “Ginger e Fred” (1986), e “ La voce della luna” (1990).
Proprio durante la lavorazione de “La città delle donne”, l’incontro tra Ferretti e Martin Scorsese, che di Fellini era un appassionato ammiratore «Mi presenti quel tuo bravo scenografo, Federico?» chiese Marty. «Chi, Dantino?, Eccolo!». E per Ferretti fu il grande lancio internazionale, sottolineato 6 anni dopo anche dal successo de “Il nome della rosa” tratto dal best seller di Umberto Eco per la regia di Jean Jacques Annaud.
Nella vita di Ferretti, dopo Pier Paolo Pasolini, Fellini ha avuto un ruolo cardine. Del Maestro, lo scenografo ha “ereditato” la mitica attrezzeria 14 a Cinecittà dove sono ancora presenti le tracce felliniane.
Nel sodalizio entrò poi autorevolmente nell’83 in occasione della lavorazione del film “E la nave va”, un altro grande artista maceratese: Valeriano Trubbiani, pittore e scultore. Fellini visitò Trubbiani nel suo laboratorio-antro di Candia ad Ancona. Di questo incontro lasciò un ritratto ed un racconto indimenticabili. Valeriano fornì i meravigliosi bozzetti del film. E fece molto di più: scolpì la grande famiglia dei rinoceronti che nella fantasia felliniana si cala dalla scialuppa della “cannoniera” e sbarca ad Ancona per raggiungere il centro storico della città. In piazza Pertini si trova il gruppo scultoreo realizzato da Trubbiani che a Fellini fu presentato dal compagno di accademia Ferretti.
Fu una bella giornata quella in cui Dante e Valeriano a Fabriano per il decennale del Premio Gentile ricordarono, 14 anni fa, Federico Fellini.

Dante Ferretti

Tanti i ricordi anche in relazione a Giulietta Masina. «Una volta lei mi dice sorprendendomi: “Dante ti sei ripreso subito dal ricovero ospedaliero a Ferrara! Federico mi ha detto tutto: come sei stato travolto da una colonna in quella Chiesa Romanica che stavate visitando per un’eventuale location e come lui ha dovuto assisterti per una settimana intera, dimenticando persino di chiamarmi per tutto il tempo”. Naturalmente non era accaduto nulla di ciò. Quando vidi Federico gli dissi costernato: “Ma non potevi avvertirmi prima…”. Avvennero altri casi del genere tanto che Giulietta alla fine sbottò sorridente “Siete proprio due bei tipi voi due ma ormai ho capito…”».
«E ci fu all’inizio degli anni 90 pure concreta possibilità che Fellini firmasse una regia alla stagione lirica di Macerata -continua Ferretti-. Furono presi accordi tra l’assessore Mandrelli e Ferretti. A Macerata venne una giovane aiuto regista del Maestro. Purtroppo non se ne fece più nulla e pare proprio non a causa di Fellini.
Se il grande regista non fu mai ospite di Macerata, lo fu invece nel corso di un pomeriggio affollatissimo al Cine Teatro Tiffany, Giulietta Masina. Che, ospite la mattina di quel giorno (primissimi anni ’90) a San Ginesio, per iniziativa del professor Giovanni Cardarelli, era stata richiesta “a gran voce “ dagli studenti delle scuole maceratesi ai quali parlò del cinema italiano e di Federico.
Un’ultima annotazione sui legami maceratesi. Nel film “Armacord” ebbe una piccola ma vivida parte un notissimo attore maceratese, direttore della compagnia della Filarmonica: Andrea Caldarelli (Cecalò ), morto nel 2012. Nel film indossava i panni di un colossale fascista tutto orbace e olio di ricino. Nel 1993 quando Fellini morì, Andrea Caldarelli che aveva avuto modo di conoscere bene la coppia dentro e fuori dal set, confidò agli amici maceratesi (me presente): «Giulietta non sopravviverà molto a lungo al marito». Fu facile profeta.

 


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