I sindacati ai vertici della Sanità
regionale: «Più equilibrio
tra il Piceno e il resto delle Marche»

SAN BENEDETTO - Nel corso di un incontro tenutosi all’ospedale sambenedettese, i rappresentanti dei lavoratori hanno messo in evidenza anche criticità relative a posti letto, medicina territoriale, carenza di personale e disparità di trattamento. Alla riunione erano presenti l’onorevole Fabbri, il direttore di Asur Marche Storti e il direttore di Area Vasta 5 Milani
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L’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto

Le organizzazioni sindacali confederali, dei pensionati e di categoria pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil di Ascoli, hanno incontrato all’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto i vertici della sanità regionale rappresentata dall’onorevole Camilla Fabbri, il direttore di Asur Marche Nadia Storti e dell’Area Vasta 5 Cesare Milani.

Nadia Storti

Mentre la Storti ha annunciato un maggior coinvolgimento delle rappresentanze sociali del territorio nell’individuazione dei bisogni e delle criticità, i sindacalisti hanno ribadito «che nulla è stato fatto rispetto alle problematiche denunciate in un documento presentato ad un incontro analogo di giugno 2019».

«Il sistema sanitario del Piceno – dicono gli esponenti sindacali in una nota stampa – ha urgenza di garantire oggi un sistema pubblico di qualità dei servizi e dei livelli assistenziali che possano rispondere ai molteplici e diversi bisogni dei cittadini, attraverso il potenziamento della dotazione di unità operative, servizi, attività specialistiche e diagnostiche in ciascun presidio ospedaliero e supportare un adeguato sistema di emergenza urgenza».

In particolare è stata riaffermata l’esigenza primaria di superare il disequilibrio tra l’area ascolana e gli altri territori marchigiani in merito alla distribuzione delle risorse.

«La definizione dei budget assegnati alle Aree Vaste – si legge nel resoconto della riunione – non tiene conto della mobilità attiva, pari a circa il 45% dell’intera regione, né del forte incremento di popolazione del periodo estivo che si registra nell’Area Vasta 5. Ne deriva che i servizi ed il personale sono strutturati per una utenza che non corrisponde a quella reale».

I POSTI LETTO – «Un’ulteriore penalizzazione – evidenziano ancora i sindacalisti – è rappresentata dalla macroscopica differenziazione con le altre Aree Vaste relativamente al numero di posti letto post acuzie ed in particolare di quelli di Rsa, una carenza storica che negli anni è aumentata invece di diminuire, nonostante il crescente fabbisogno correlato all’aumento della popolazione anziana. Le criticità legate a Pronto Soccorso e liste di attesa, nel periodo estivo ma non solo, necessitano di un’organizzazione del servizio garantita superando la carenza cronica di personale sanitario e la dotazione di strutture e strumentazione adeguate».

LA MEDICINA TERRITORIALE – I sindacati riuniti inoltre hanno denunciato «l’inadempienza della Regione in relazione ad una seria programmazione per la salute territoriale con l’attivazione delle case della salute, l’assistenza domiciliare, il presidio delle aree interne. Così come analoga priorità – hanno aggiunto – assume il rafforzamento dell’attività di prevenzione con riorganizzazione dei servizi e una dotazione di risorse adeguate economiche e di personale con particolare attenzione alla crescente attività edilizia post sisma. Il ruolo, la carenza e i prossimi pensionamenti dei Medici di medicina generale, il cui coinvolgimento è fondamentale all’attività di prevenzione e al contenimento dell’attività impropria degli ospedali, incide fortemente sulla possibilità di garantire sanità e servizi territoriali diffusi».

Cesare Milani

IL PERSONALE – Rispetto al personale è stato ribadito, oltre alla urgenza di coprire il turn over e stabilizzare il personale precario (ruolo sanitario e amministrativo), il problema della disparità di trattamento tra dipendenti che svolgono le medesime funzioni rispetto al quale risulterebbe non più procrastinabile l’unificazione dei fondi di comparto e della dirigenza.

CONCLUSIONI – «Il progetto futuro di sanità di territorio – concludono – non può avere risposta esclusiva in termini di nuova edilizia ospedaliera legata all’individuazione dell’area. Necessita piuttosto di una visione più ampia in termini di livelli di specializzazione, servizi e integrazione territoriale che garantiscano una reale eccellenza del nostro sistema sanitario».

 


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