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Bandiere fasciste,
aperta un’indagine:
l’annuncio di Giulio Natali

ASCOLI - Sulla questione dei vessilli richiamanti la Repubblica di Salò esposti dalle finestre del suo studio l'ex assessore aveva dichiarato: «Solo in Italia ancora qualcuno pensa di poter dividere il mondo tra buoni e cattivi»
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«Chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi di cui all’articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, numero 654, è punito con la pena della reclusione fino a tre anni e con la multa da lire duecentomila a lire cinquecentomila». Questo è il reato per cui indaga la Questura di Ascoli, di cui dà notizia Giulio Natali, a cui è stato notificato il verbale di identificazione, elezione di domicilio e nomina del difensore. Il citato articolo della legge 13 ottobre 1975 recita: «E’ vietata ogni organizzazione o associazione avente tra i suoi scopi di incitare all’odio o alla discriminazione razziale».

Giulio Natali

La questione è quella portata alla ribalta nazionale da La Repubblica sulle bandiere della Repubblica di Salò. «Sventolano da giorni, senza che nessuno intervenga, tra Corso Mazzini e via d’Argillano, pieno centro storico, ogni finestra una bandiera» si leggeva nell’articolo. L’edificio era quello dello studio dell’avvocato Natali, «ex vicesindaco, ex consigliere regionale, figlio di Luigi, senatore missino. Fascista tutto d’un pezzo, Natali. Uno ‘a destra della destra’» per il quotidiano del gruppo Gedi.

Lui si era difeso dichiarando che: «Ancora oggi gli storici che si interessano di Giulio Cesare, ottimo legislatore, condottiero e…dittatore, non si permettono di dare su Cesare un giudizio complessivo, ma nelle centinaia di anni trascorsi gli sono state dedicate scuole, piazze e strade. In Francia i monumenti a Napoleone si sprecano (e Waterlooo?), solo in Italia, in questa disgraziata nazione, ancora qualcuno pensa di poter dividere il mondo tra buoni e cattivi e i buoni salgono in cattedra mentre i cattivi, anzi quelli che vengono definiti cattivi, belano quasi tutti come pecore».

Tanti erano intervenuti sulla questione. Aloisa Merciai segretaria del Circolo del Pd “Sezione 3 ottobre 1943” di Ascoli: «Non bastava la cena in memoria di Benito Mussolini con la partecipazione del sindaco Fioravanti, non bastavano le croci celtiche allo stadio, non bastavano le immagini nostalgiche nei bar e nelle barbierie…». Italia Viva aveva chiesto «al sindaco Fioravanti di intervenire a garanzia e rispetto dei valori democratici che rappresenta in qualità di primo cittadino». Il consigliere comunale di “Ascolto e Partecipazione” Emidio Nardini aveva invocato provvedimenti: «Questi atteggiamenti andrebbero puniti e sanzionati, come libero cittadino mi oppongo a questi comportamenti anche se poi non sono un poliziotto. Ricordiamo che in Italia la convivenza civile passa attraverso la Costituzione e la nostra è una Costituzione antifascista».

Per il momento l’iscrizione nel registro delle notizie di reato è avvenuta con il modello 44, ossia il registro delle notizie di reato a carico di persone ignote o, comunque, le notizie per le quali il pubblico ministero, nel momento in cui ordina l’iscrizione, non è in grado di individuare la persona alla quale debba essere addebitato il reato, ovvero di formulare un addebito nei confronti di un soggetto ben preciso.

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Il fascio sventola dalle finestre, Natali si difende: «Lì da anni, rappresenta un’idea» Italia Viva: «Intervenga il sindaco»


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