Era accusato di non aver portato a termine una serie di lavori per conto della Comunità Montana dei Sibillini per cui doveva tagliare alcuni boschi all’Infernaccio e a Foce di Montemonaco per un importo (tra appalto e trattativa diretta) di oltre mezzo milione. Inoltre era accusato di essere andato fuori dall’area progettuale. E così il rappresentante legale di una cooperativa agricola del fermano, difeso dagli avvocati ascolani Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, era finito nei guai giudiziari a seguito dell’esposto in Procura presentato nel luglio del 2012 dalla stessa Comunità Montana presieduta allora dall’attuale direttore dell’Area Vasta 5, Cesare Milani. In precedenza, in Procura erano finiti anche gli accertamenti fatti anche dal Corpo Forestale dello Stato anche se c’è da dire che lo stesso imprenditore si era subito difeso evidenziando le difficoltà oggettive nella realizzazione dell’intervento e nella localizzazione delle aree particolarmente impervie e non facilmente distinguibili sul posto. Inoltre si era impegnato a completare l’intervento nelle parti mancanti o a restituire parte della cifra incassata.
Da parte sua la Comunità Montana aveva lamentato, come emerso dagli accertamenti dei Forestali, a causa dei lavori ritenuti incompleti l’impossibilità di accedere agli aiuti regionali, la revoca di altri contributi e il taglio di 209.228 euro dal finanziamento concesso. La stessa cifra che poi era stata richiesta all’imprenditore accusato di truffa aggravata dagli stessi vertici della Comunità. Tuttavia nel processo di primo grado, l’imputato è stato assolto perchè “il fatto non sussiste”. Anche la Corte di Appello, a cui si era appellata la parte civile (sempre la Comunità Montana dei Sibillini, ndr) chiedendo un risarcimento di 100.000 euro ha confermato la sentenza del tribunale ascolano condannando gli appellanti al pagamento delle spese legali per mille euro.
rp
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