Anche Ascoli piange Flavio Bucci
Qui girò “L’ultimo partigiano”

LA SCOMPARSA del grande attore, a 72 anni. Il ricordo di Elena Cicchi che lo ospitò nell'Agriturismo "Villa Cicchi". La presentazione della pellicola, a San Benedetto, scatenò la polemica politica. Il regista Claudio Sestili accusò l'Arengo di non aver concesso alcun aiuto. La speranza è che almeno ora il corto possa essere proiettato
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di Franco De Marco

La morte dell’attore Flavio Bucci, a 72 anni, a Passoscuro, sul litorale romano dove aveva una casa, ha colpito anche la città di Ascoli dove aveva girato, nel 2009, il film del regista ascolano Claudio Sestili “L’ultimo partigiano”. Durante le riprese, che si sono svolte soprattutto tra i boschi di Meschia, aveva soggiornato nell’agriturismo dimora storica Villa Cicchi a Rosara. Maria Elena Cicchi, titolare dell’esercizio, se lo ricorda bene. «Lo avevamo ammirato – afferma – nell’interpretazione di Ligabue, tanti anni prima, e avemmo modo di conoscerlo quando lo ospitammo la realizzazione del cortometraggio di Sestili. E’ stato un grande interprete del nostro teatro e una persona che è rimasta sempre fedele a se stessa nelle sue debolezze e nei suoi talenti fino alla fine. Ringrazio la vita anche per questo incontro importante».

Flavio Bucci

Il regista Sestili, che lo volle assolutamente per quel film, ritenendo che non ci potesse essere, per quella parte, un attore migliore di lui, in un post su Facebook ha commentato: «Addio al grande Flavio Bucci. Adesso inginocchiatevi e chinate la testa». L’uscita del film, nel 2010, provocò anche una polemica politica piuttosto accesa. Venne infatti presentato al cinema Concordia di San Benedetto e non ad Ascoli. Dichiarò il regista: «Sono stato costretto a rivolgermi al Comune di San Benedetto che ha subito dato la sua disponibilità. Il film è arrivato a costare 40.000 euro ma dall’Amministrazione comunale (di Ascoli, ndr) nessun aiuto. Nemmeno 1.000 euro di spese necessarie per poter utilizzare il Ventidio Basso». Il gruppo del Pd in Consiglio comunale accusò la Giunta guidata da Guido Castelli, con assessore comunale alla cultura Davide Aliberti, di non aver sostenuto la produzione per motivi politici nonostante il valore storico-artistico dell’opera e il possibile canale di promozione per la città di Ascoli. Castelli e Aliberti si difesero sostenendo di non essere stati portati a conoscenza dell’avvenimento e dichiararono pronti a favorire la proiezione nel capoluogo piceno. Lo stesso regista precisò che il film non voleva assolutamente avere significati politici con una trama che prendeva spunto da episodi realmente accaduti, rivissuti e raccontati al piccolo nipote da un anziano superstite ovvero, appunto, l’ultimo partigiano.
«La voce di un nonno, la tenerezza di un nipote. – scrive del film Claudio Sestili sul suo sito – Un passato di guerra narrato tra la commozione di ricordi sempre presenti. Un improvviso viaggio di lavoro costringe Giampiero e Rosanna a lasciare per qualche giorno il figlioletto Riccardo al nonno paterno, un ex partigiano considerato dagli abitanti della piccola cittadina un po’ svitato per gli strambi discorsi nostalgici che è solito fare e per la sua abitudine di indossare ancora un cappello e un fazzoletto da partigiano». Il film, ripercorre, attraverso i ricordi del nonno, gli scontri a colle San Marco del 1943 contro i tedeschi dove morirono molti partigiani.
Le polemiche di 10 anni fa sono acqua passata. Ora però, dopo la morte di Flavio Bucci, questo film girato in provincia di Ascoli torna d’attualità. Auspichiamo che possa essere proiettato, almeno ora, in una sala cinematografica del capoluogo. In questa maniera si potrà rendere sia omaggio all’attore scomparso sia si offrirà la possibilità al pubblico di oggi, troppo giovane allora, di vedere un film girato nel territorio che racconta la lotta di Resistenza nel Piceno.


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