Erano o no consapevoli di aver firmato l’atto di acquisto azioni Veneto Banca e dei relativi rischi? Erano stati informati adeguatamente dai funzionari dell’istituto ora assorbito da Intesa dopo il crac? Sono questi gli interrogativi risuonati stamane al Tribunale di Ascoli durante il processo a tre ex funzionari bancari (leggi l’articolo) di Veneto Banca finiti sotto processo davanti al giudice Barbara Pomponi.
Molto nutrito il parterre d’avvocati (tra difensori e parti civili) presenti giunti da ogni parte d’Italia in rappresentanza degli studi Alleva, Madia di Roma oltre al penalista ascolano Mauro Gionni. Sotto accusa in particolare è finito un prestito da 250.000 euro concesso ad una società sambenedettese, di cui la metà (125.000) appunto finite in azioni Veneto Banca poi finita nel burrone.
Durante l’udienza è stato ascoltato uno dei soci che ha ricordato le assicurazioni ricevute dai funzionari circa la possibilità di rivendere le azioni insieme ai possibili guadagni legati ai dividendi e alla solidità della banca. Il colpo di scena c’è stato quando Gionni ha tirato fuori un documento firmato da uno dei soci relativo ai rischi legati proprio all’acquisto delle azioni.
rp
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