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Maxi processo per droga,
Gionni (Camera Penale):
«Ecco perché si è prescritto»

ASCOLI - Il presidente dei penalisti ascolani dopo il caso del processo sul giro di sostanze stupefacenti conclusosi con l'assoluzione degli imputati dopo 13 anni: «La macchina della giustizia va a rilento non per responsabilità degli avvocati»
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La notizia della prescrizione per gli imputati nel maxi processo (leggi l’articolo) per lo spaccio di droga risalente all’operazione “Lucignolo” del 2007 ha fatto discutere nel mondo giudiziario ascolano. Il riconoscimento dello spaccio di “lieve entità” infatti ha fatto scattare la prescrizione che sarebbe stata ben più lunga senza questa attenuante.

Mauro Gionni

Anche perché tra imputati (all’epoca furono arrestate 29 persone), capi d’imputazione (oltre 70), intercettazioni, perizie, udienze preliminari, riti abbreviati fino al processo vero e proprio la “macchina” della giustizia ha impiegato nel corso degli anni risorse e tempi non indifferenti. Sul caso interviene anche il presidente della Camera Penale “Ugo Palermi”, l’avvocato Mauro Gionni, tra l’altro difensore di uno degli imputati.

«Cerco di spiegare come si è arrivati alla prescrizione – dice il penalista ascolano – in base al riconoscimento della circostanza del “reato di lieve entità” prevista dal comma 5 dell’articolo 73 del Dpr 309/90 (testo unico sulla droga, ndr). I fatti come noto risalgono al 2007 (con gli arresti poi avvenuti nel gennaio del 2008, ndr). L’udienza preliminare si è svolta nel 2013 e fino a quel momento gli avvocati difensori non hanno potuto fare niente visto che i fascicoli erano a disposizione della Procura. L’udienza preliminare è durata un anno e mezzo poiché nel frattempo alcuni imputati hanno scelto riti alternativi. E così la prima udienza del processo si è svolta nel novembre del 2014».

«Si è poi proceduto alla nomina dei periti per le trascrizioni delle telefonate, ci sono stati cambi di giudici e testimoni del pm assenti. Non mi risulta che ci siano stati rinvii per scioperi degli avvocati o per rinunce dei difensori anche perché la prescrizione si sarebbe interrotta. Non voglio dare colpe a nessuno – continua ancora a Gionni – poiché si è pur sempre trattato di un’indagine complessa con tanti imputati e la macchina della giustiziai va a rilento anche per mancanza di personale. Ma non è nemmeno giusto che ci siano state persone rimaste sotto inchiesta e poi sotto processo per 13 anni, dal 2007 al 2020! E poi 13 anni non è un tempo comunque eccessivo per arrivare solo ad una sentenza di primo grado?».

rp


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