Emergenza Coronavirus,
quasi 4.500 chiamate al 113
Poliziotti anche psicologi

EMERGENZA - Gli agenti della Questura di Ascoli e del Commissariato di San Benedetto spesso chiamati ad intervenire su persone che avevano bisogno di conforto e rassicurazioni. Ecco i racconti, tra cui il singolare episodio accaduto al Ponte di Cecco
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Controlli della Polizia in Piazza Arringo

 

L’emergenza Coronavirus ha dato un gran da fare agli agenti di polizia della Questura di Ascoli e del Commissariato di San Benedetto. Sono state quasi 4.500 le richieste di soccorso giunte dallo scorso marzo.

I poliziotti hanno risposto non solo a chiamate per interventi ma anche elargire parole di conforto e rassicurazione ai cittadini, disorientati dalla situazione, fino al punto di far temere per la loro vita.

A volte sono stati necessari l’uno e l’altro approccio insieme.

Nel quartiere di Porta Cappuccina, ad Ascoli, al 113 è giunta la segnalazione per urla che provenivano da un appartamento.

La pattuglia è andata sul posto.

Ad aprire la porta della casa individuata è stato un 40enne che, affranto, si è scusato con gli agenti, dicendo che la madre era in sala operatoria e lui, preso dallo scoramento, aveva iniziato a urlare al telefono con l’ospedale perché non riusciva ad avere notizie su di lei.

I poliziotti hanno messo in contatto l’uomo con l’ospedale, facendogli ricevere rassicurazioni sulle condizioni della mamma. Il cittadino si è calmato, ha ringraziato la pattuglia chiesto scusa per le urla.

Sempre a Porta Cappuccina un’altra Volante è intervenuta per le grida che provenivano da un appartamento. Dentro c’era un 58enne che aveva litigato con un altro condomino, sostenendo di essere perseguitato.

I poliziotti lo conoscevano bene, anche per le sue vicissitudini familiari.

Lo hanno fatto parlare e tranquillizzato.

Ponte di Cecco

Infine, sul Ponte di Cecco, sempre ad Ascoli,  era stata segnalata la presenza di un uomo che, muovendosi da una parte all’altra nervosamente, ha fatto temere che volesse buttarsi giù.

La Volante si è precipitata sul posto, ma era un falso allarme. Lui, un 53enne ascolano, stava solo pescando e, avendo calato gli ami con due canne nel sottostante fiume Castellano, si muoveva da un lato all’altro del ponte per tenerle a bada. Non aveva l’intenzione di farla finita.

 


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