C’era una volta un campetto
di Andrea Pietrzela
Abbiamo scelto di iniziare il “viaggio” di Cronache Picene da un’area che sembra dimenticata da tutti, ieri zona di riconosciuto decoro ed oggi uno dei luoghi-simbolo del degrado cittadino.
La rubrica “Luci sulla città” nasce con l’idea di portare alla luce le problematiche urbanistiche legate alla vita di tutti i giorni.
Non potevamo dunque non iniziare dal quartiere popolare di Tofare, la cui facciata rappresentata dalla curata via Napoli e dalla parte riqualificata di via Sassari nasconde tutta un’altra realtà.
La galleria degli orrori
LA ZONA – Via Napoli, snodo cruciale per il traffico cittadino da e verso il centro storico, è curata perfettamente e da un po’ di tempo ha anche dei semafori nuovi. Via Sassari, l’altro confine del quartiere, è stata riqualificata qualche anno fa dal “Centro Sportivo Piceno – Quartiere Tofare” ed oggi è uno dei punti di riferimento per chi ama fare sport. Addentrandosi nel quartiere, però, l’incuria fa capolino. È possibile vedere marciapiedi coperti dalla vegetazione, asfalto dissestato dalle radici degli alberi, edifici lesionati dal terremoto e piccole foreste che oggi sono diventate discariche abusive.
Ma il teatro degli orrori è in cima a via Sassari: più avanti rispetto all’ex bar “Quattro ruote” chiuso da più di due anni, di fronte all’edificio deserto dell’ex Inapli, sopra alla centrale di metano in disuso, si può scorgere il campo di calcetto abbandonato realizzato più di dieci anni e fa e mai entrato in funzione. Insomma, in via Sassari siamo di fronte ad un vero e proprio trionfo dello spreco di denaro pubblico. Ne avevamo parlato già un anno fa: in quelle strade non è cambiato niente (https://www.cronachepicene.it/2019/05/19/tofare-il-quartiere-della-vergogna-anziani-in-lacrime-siamo-stati-abbandonati-tutte-le-foto/121758/).
IL CAMPO – Come si può notare dalle foto, il campo è in totale stato di abbandono. La vegetazione domina incontrastata ovunque sin dall’ingresso, dove qualcuno ha abbandonato un divano per chiunque voglia riposarsi. Una volta dentro il campo, la sensazione è quella di essere entrati in una giungla lontana chilometri e chilometri dalla città. Una delle due logore porte sta per essere totalmente inghiottita dalla vegetazione, mentre su uno dei due lati del campo si può scorgere soltanto una porticina gialla in mezzo a tutto il verde. Ci siamo chiesti dove portasse e abbiamo risolto l’arcano: quel lato si appoggia su una parete rocciosa ed è sorretto da un muro di contenimento in cemento armato, elemento essenziale per la struttura del campetto ma anche fattore che ha fatto lievitare i costi di realizzazione: è anche per questo che il campo, costruito nel 2008 dall’amministrazione Celani, è costato circa 200.000 euro. Un’enormità per un campo di calcetto.
Nelle idee del Comune l’opera avrebbe dovuto rivitalizzare l’intero quartiere, mentre oggi è diventata il luogo-simbolo del degrado, come testimoniano il divano, le due panchine e tutti i rifiuti a terra: qualcuno, di tanto in tanto, ama frequentare ancora questo campetto dimenticato da tutti.
Oggi il lavoro di riqualificazione della zona è stato compiuto dal centro sportivo all’inizio di via Sassari, costruito nel 2012. Ed il vecchio campetto è finito così nel dimenticatoio più buio, dove purtroppo resta ancora oggi.
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