«Non gettate mascherine,
i Sibillini vanno amati»
Il futuro della montagna
sotto il segno di de La Sale

MONTEMONACO - Seicento anni fa lo scrittore francese salì sulla Sibilla e raggiunse il Lago di Pilato. Oggi la popolazione, colpita prima dal terremoto e poi dal Covid-19, prova a ripartire ricordando l'importanza della sua testimonianza. Le parole di Rosangela Censori, responsabile del "Museo della Sibilla"
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di Andrea Braconi

Dovremmo tutti seguire l’esempio di Antoine de La Sale, rispettando le nostre montagne e portandoci dentro un pezzo di Sibillini dopo averli assaporati con gli occhi. Ne è fortemente convinta Rosangela Censori, guida del Parco e responsabile del “Museo della Sibilla” di Montemonaco.

E la data del 18 maggio 1420, quando lo scrittore francese esplorò il territorio raggiungendo la vetta della Sibilla ed il Lago di Pilato, fa capire quanto fossero conosciuti i Sibillini addirittura 600 anni fa.

«La fama della Sibilla da tempo ha varcato i confini, marchigiani e non solo» rimarca Censori, che nei giorni scorsi si è confrontata con il sindaco in vista della riapertura della struttura museale, al cui interno si trova la riproduzione della cartina che fece proprio de La Sale, il cui originale è conservato alla Biblioteca nazionale di Parigi.

«Speriamo ripartire quanto prima con le attività, siamo in attesa delle direttive nazionali. Gli ingressi verranno regolamentati per far rispettare le distanze di sicurezza, senza gruppi numerosi all’interno. Purtroppo non avremo le scuole almeno fino a settembre, ma speriamo ci sia subito un ritorno dei turisti».

Ma la Censori (nella foto) è prima di tutto una cittadina di quest’area fortemente legata a leggende che, nel tempo, ne sono diventate la vera capacità attrattiva.

«Si è parlato spesso del doppio danno subito prima con il terremoto e poi con il lockdown, per questo speriamo ci sia una riscoperta del nostro territorio da parte degli italiani. Le nostre bellezze sono state così famose da sempre ma magari uno non è mai stato sulla Sibilla: ecco, anche questa ricorrenza storica può diventare un’occasione per venire qui in vacanza».

Ma per farlo, sottolinea con forza, ci vuole correttezza. «Invito tutti a non gettare in terra mascherine e guanti, come purtroppo ho visto fare in questi primi giorni anche sui sentieri. La forte preoccupazione è che essendoci una grande voglia di montagna dopo questo periodo di reclusione, essa non venga però fruita nel modo corretto».

Soprattutto in un’area critica con il Lago di Pilato. «Quest’anno si è formato in maniera molto ma molto piccola e quindi ancora di più occorre rispettare assolutamente la regola di non avvicinarsi al limite massimo dell’invaso, perché da lì inizia la deposizione delle uova del Chirocefalo del Marchesoni, anche se il lago è asciutto».

Per questo de La Sale da queste parti rimane un punto di riferimento. «Come lui si riportò via un disegno, così altrettanto possiamo fare noi portandoci dietro immagini stupende ed una bellissima esperienza, sempre rispettando questi luoghi e le sue peculiarità ambientali».


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