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«Operatori sanitari,
ad Ancona anche 1.000 euro in più»
Cgil, Cisl e Uil accusano l’Asur:
«Inqualificabile disparità»

SANITA' - I segretari territoriali Calvaresi, Cipollini e Sabatini puntano il dito su una determina dell'Area Vasta 2 riguardante le prestazioni aggiuntive. E gridano anche al miracolo: «Pagamenti prima dell'atto di liquidazione. Caso da Corte dei Conti»
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«E’ una inqualificabile disparità di trattamento». “Asur delenda est”. I segretari territoriali di Ascoli di Fp Cgil (Maria Calvaresi), Cisl Fp (Giorgio Cipollini) e Uil Fpl (Paolo Sabatini) lanciano un pesantissimo attacco all’Asur la quale, denunciano, mette in atto, nei riguardi degli operatori sanitari, un trattamento economico diversificato a secondo dei territori. Figli e figliastri? I tre sindacati della funzione pubblica arrivano addirittura a chiedere la cancellazione dell’azienda unica sanitaria regionale. Cresce dunque la tensione nei rapporti, già molto tesi, tra i sindacati del Piceno e l’Asur.

L’ospedale “Mazzoni” di Ascoli (foto Vagnoni)

«Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sul fallimento dell’Asur, basterebbe leggere la determina 932 dell’Area vasta 2 (quella di Ancona-Fabriano- Jesi-Senigallia, ndr) del 28 maggio per averne conferma – affermano in una dichiarazione congiunta -. Nel mentre le organizzazioni sindacali si confrontano con la Regione Marche per concordare i criteri per indennizzare i dipendenti del servizio sanitario che, con grande spirito di abnegazione, si sono impegnati con uno sforzo straordinario a gestire e contenere gli effetti della pandemia da Covid-19 mettendo a repentaglio la loro vita e sicuramente la loro salute, a pochi metri di distanza dalla stessa Asur si procedeva, tra l’altro in pieno dispregio alle stesse norme emanate dalla Regione Marche, a liquidare le prestazioni aggiuntive effettuate unicamente da un’Area Vasta. Ma la cosa più sconcertante, sicuramente apprezzabile dal punto di vista sindacale, ma degna di essere segnalata alla Procura della Corte dei Conti, è la circostanza che i compensi siano stati pagati al personale prima dell’adozione della stessa determina di liquidazione: un vero e proprio miracolo».

Paolo Sabatini

«La storia non si smentisce mai: chi è vicino alla stanza dei bottoni – continuano Calvaresi, Cipollini e Sabatini – è sempre più fortunato ma l’Asur non era sorta per “armonizzare” il servizio sanitario sul territorio regionale superando gli squilibri e le disparità di trattamento attraverso una gestione accentrata dei poteri e delle risorse finanziarie? Orbene, a distanza di anni, i fondi per il personale dipendente sono rimasti quelli storici, senza la benché minima perequazione tanto che dipendenti e dirigenti che effettuano le stesse identiche mansioni hanno retribuzioni differenziate anche di 1.000 euro al mese a seconda che prestino la loro attività al nord, al centro o al sud della Regione. Le assunzioni centralizzate hanno comportato che persone residenti ad Ascoli siano state chiamate a prestare attività lavorativa a Pesaro e viceversa per non dire che fin troppo spesso, per le stesse assunzioni, vengono utilizzate senza coerenza e senza principi le graduatorie di mobilità intra Asur, di mobilità extra Asur o di concorsi pubblici per non dire che per ogni assunzione, anche a tempo determinato, è necessario acquisire l’autorizzazione centralizzata con le conseguenti disfunzioni che ben si possono immaginare».

«E che dire – concludono i tre sindacalisti- sulle norme del contratto nazionale che vengono applicate in maniera difforme dalle singole Aree vaste pur facenti parte della medesima Azienda denominata Asur nonché il diniego all’applicazione di norme vincolanti dello stesso contratto nazionale? A distanza di quasi venti anni dalla nascita dell’Azienda sanitaria unica regionale, il dato che emerge è sconcertante: il potere accentrato, le disparità acuite. Asur delenda est».


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