di Andrea Ferretti
Vallata del Tronto, ma non solo, sconvolta dall’omicidio di Antonio Cianfrone, il 50enne ex carabiniere ucciso questa mattina sulla ciclopedonale di Pagliare mentre stava compiendo la rituale passeggiata mattutina.
Due killer a bordo di una moto, così almeno sembra da alcune testimonianze, l’hanno raggiunto e ammazzato sparandogli diversi colpi con una pistola di piccolo calibro da distanza ravvicinata.
E’ stata un’esecuzione in piena regola, che ricorda quelle mafiose, che ha gettato nel dolore i suoi familiari e i suoi amici, e che sta facendo riflettere tutti per le modalità con cui si è consumato l’efferato omicidio. Un autentico agguato – un fatto più che raro nella provincia di Ascoli – sul quale stanno cercando di far luce i Carabinieri.
Cianfrone era stato per tanti anni uno di loro. Originario di Chieti, fino al 2015 era stato vice comandante della Stazione dell’Arma di Monsampolo del Tronto, che ha giurisdizione anche nel territorio comunale di Spinetoli, il paese dove l’uomo si era stabilito da tempo. E’ lì che viveva con la moglie, da cui si è poi separato, ed è lì che vivono i figli.
La zona dove è avvenuto l’omicidio continua ad essere sotto sequestro e quindi per questo sorvegliata dai Carabinieri. Strade e stradine che conducono alla ciclopedonale sul Tronto, molto frequentata tutti i giorni fin dale prime ore del mattino, soprattutto in questo periodo di post lockdown, restano infatti chiuse con transenne e nastro.
Si tratta di una scena del crimine molto ampia. E, proprio in virtù di questo, si prevedono giorni di grande impegno per i Carabinieri i quali stanno recuperando tutte le immagini delle varie videosorveglianze della zona alla ricerca di qualche indizio che possa rivelarsi utile. Dopo aver cristallizzato la zona, i militari del comando provinciale di Ascoli dovranno affrontare un lavoro soprattutto “scientifico”.
Le indagini proseguono serrate, e su di esse è calato il più stretto riserbo. A condurle sono i Carabinieri. A coordinarle Umberto Monti, procuratore capo della Repubblica di Ascoli.
Lo stesso magistrato che coordinò le indagini che nel 2015 portarono all’arresto di Cianfrone e di un suo collega, accusati di concussione, abuso e omissione atti d’ufficio. Due situazioni – l’indagine chiusa cinque anni fa e l’omicidio di oggi – che appaiono comunque decisamente slegate.
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