Il parcheggio
di Poggio di Bretta

ASCOLI - Sullo sfondo di una banale polemica estiva i veri, gravi ed annosi problemi della frazione. Le carenze di oggi frutto degli errori di ieri, da non ripetere. La vera sfida è cambiare un modo di pensare
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di Walter Luzi

Poggio di Bretta, parcheggi e polemiche. Era ora. Finalmente gli abitanti di Poggio di Bretta hanno scoperto di avere un problema grosso in paese. Il parcheggio. Tutta colpa, o merito, di un ingegnoso ristoratore. Fra gli ultimi ad avere avuto il fegato di venire ad investire di tasca propria qui, nella frazione più popolosa del comune di Ascoli Piceno. Dove parecchi hanno chiuso. E qualcuno rischia di farlo.

Quasi duemila anime. L’unica frazione ascolana con il trend di residenti in costante ascesa da decenni. Dato significativo, ma, evidentemente, ininfluente ai fini della soluzione di tutti i suoi annosi e cronici problemi. E questo nonostante il paese costituisca ricca riserva prediletta dei politicanti di ogni epoca a caccia di voti e preferenze in tutte le stagioni pre-elettorali. Di ogni colore. Almeno tre quelli di una volta. Ma oggi la gamma cromatica si è pure, penosamente, uniformata. Il ristoratore/imprenditore, l’ultimo venuto, ha avuto l’idea di risolvere il problema di parcheggio per i propri clienti sfruttando quello della vicina scuola elementare, desolatamente deserto in estate. Ha chiesto regolari autorizzazioni e le ha ottenute, seguendo correttamente l’iter previsto dalla legge. Si merita un applauso, non una polemica. Se non altro per l’intraprendenza.

In quel tratto di strada prospiciente il suo locale infatti la sicurezza è aumentata, venendo meno il parcheggio selvaggio sulla carreggiata o sui marciapiede, fra l’altro proprio nel bel mezzo di una pericolosa semi curva. Almeno fino al 31 agosto, quando il permesso di sosta per i suoi clienti nel parcheggio della scuola decadrà. E si potrà tornare alla “normalità”. Quella di Poggio di Bretta ovviamente. Che è molto particolare. Perchè qui il parcheggio selvaggio, diurno e notturno, è selvaggio da sempre. Non da quindici giorni. E non si tratta di una scelta di comodo, di un criminale malvezzo dei residenti, ma di un obbligo contestuale imposto. Si, perché qui, anche volendo, per lunghi tratti, non hai alternative. Perchè qui, di aree di sosta, di parcheggi, di autosilos e piazze, non ne sono mai esistite. Perchè qui, l’intreccio di interessi ha sempre prevalso sul Bene Comune. Perchè qui ognuno si è sempre guardato solo il proprio orticello, e i risultati sono questi che vediamo.

L’interesse. La causa di tutti i mali che verranno. Nel sacco edilizio di questo borgo contadino, violentato dal cemento fini dai primissimi anni Settanta, non ci sono innocenti. Contenti i palazzinari che hanno potuto lottizzare a proprio piacimento ogni centimetro quadrato. Contento il Comune che ha rilasciato licenze edilizie da “Premio Attila” e incamerato così molto volentieri i robusti, relativi oneri di urbanizzazione a rimpinguare le sue casse. Contenti i proprietari delle terre, un tempo tutte coltivate e fertili, di poter alzare, infine, la posta nella trattativa con i costruttori a fronte di un aumentato coefficiente di cubatura. E si è potuto fare quasi tutto, quasi sempre, in qualche modo. Per fare tutti contenti, appunto.

Oggi. E domani? Ma chi se ne frega. Speculazioni, deroghe, forzature, cavilli e condoni condanneranno le generazioni future a vivere per sempre intrappolati nel cemento. Lo scandalo edilizio, prima Tangentopoli della Storia italiana, che portò in carcere mezza giunta comunale, all’inizio degli anni Settanta è stata una fiammata isolata. Oggi lungo gran parte della stretta strada provinciale “Ripaberarda”, che attraversa tutta Poggio di Bretta, non c’è spazio per tutte le seconde, terze e, spesso, quarte auto di ogni famiglia. Qualche garage poi è diventato nel frattempo accogliente rustico. La Provincia ha delimitato la carreggiata con una linea bianca continua condannando così tutte le auto in sosta. Soddisfatte le compagnie assicuratrici in caso di sinistri, e giustificate eventuali multe di vigili urbani troppo solerti. Ma il problema resta.

In Comune non hanno mai avuto nemmeno l’idea di reperire nuove aree da destinare a parcheggi, o a verde pubblico. Come le tante case fatiscenti e pericolanti, che sarebbe bene abbattere subito, non fosse altro che per ragioni di sicurezza post-sisma, o le poche aree, anche piccole, rimaste inutilizzate. E’ triste quando, ad ogni livello, manca una visione. Che dovrebbe privilegiare l’interesse generale rispetto a quello particolare. Ancora. I marciapiedi, qui, a Poggio di Bretta, sono come le ciclabili di Ascoli, a macchia di leopardo. Cambiano larghezza facendo zig zag fra le case. In certi punti un oversize, da solo, non ci passa. Spesso si interrompono e proseguono sulla corsia opposta. Anche perchè alcuni proprietari si sono opposti all’esproprio.

Il lupo cambia il pelo… La banca l’hanno chiusa da un pezzo, l’Ufficio Postale resiste a fatica aprendo solo a giorni alterni, i collegamenti con la città sono quelli che sono. In compenso la nuova chiesa e il sagrato sorgono dove c’era il campetto di calcio del Paese. Intorno villette a schiera. Tutti contenti, ovviamente anche stavolta. Come sempre. Di quello nuovo, poco distante, più piccolo ma con l’erba sintetica, dopo anni di incuria e abbandono, sta cercando di rientrare in possesso la collettività. E qui si può ricominciare a sperare.

Miserie e nobiltà. Giovani e meno giovani a raccolta nel locale Circolo Culturale Ricreativo Poggese ACLI. Gite, escursioni, cure termali, attività ludiche e ritrovi per i soci senior. Catalizzatore di energie e di impegno anche per i più giovani è il suo dinamico presidente. Un senior con il cuore junior. Il progetto, disinteressato, di unire le forze fra generazioni al fine di ottenere la gestione a lungo termine del nuovo centro di aggregazione per i giovani e giovanissimi del paese, è partito da qualche mese. Le difficoltà non mancano ma, se va in porto, sarà una vittoria per tutta Poggio di Bretta. Era ora. Divisa nel calcio, con due squadre dilettantistiche, anni addietro, avversarie nella stessa categoria. Divisa sul gradimento dell’operato dei giovani parroci, che qui si sono succeduti negli ultimi anni. Divisa oggi, persino sulla concessione temporanea di un parcheggio pubblico ad una attività economica privata. E’ ora di farla finita. Non è più tempo delle liti da pollaio. Oltre lo steccato del proprio orticello privato,  ben altre grandi sfide aspettano Poggio di Bretta. La gestione diretta di questo campetto, cuore pulsante della comunità e della socialità, è solo la prima di una lunga serie. Uniti si vince. Per riprenderci almeno qualcosa di quello che gli errori del passato ci hanno tolto. E conviene a tutti stavolta. Finalmente.

Cortile della scuola concesso ad un ristorante come parcheggio I residenti: «Per tutti o per nessuno»

 


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