Incendio sulla Valtesino,
assolti i presunti colpevoli:
la difesa scardina
la ricostruzione dei fatti

GROTTAMMARE - I fatti risalgono al 2015 quando hanno preso fuoco 300 metri quadrati di scarpata sulla Valtesino. Genero e suocero che stavano bruciando sterpaglie nella loro proprietà rinviati a giudizio sulla base di dichiarazioni di testimoni oculari, pompieri e Polizia
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L’avvocato Olindo Dionisi

Rischiavano fino a 8 mesi di reclusione per incendio colposo. Invece Leone Petrelli e Hibraim Gurabardhi, rispettivamente genero e suocero, assistiti dall’avvocato Olindo Dionisi, sono stati assolti dal Tribunale di Fermo con formula piena: perché il fatto non sussiste.

I due erano stati rinviati a giudizio con l’accusa di aver provocato l’incendio che nell’aprile del 2015 aveva interessato 300 metri quadrati di scarpata a Grottammare, lungo la Valtesino, con tanto di danneggiamento di un palo dell’illuminazione pubblica.

Quel giorno stavano bruciando sterpaglie su un campo di loro proprietà.

Il giudice monocratico Mila Bondi Ciutti ha ritenuto valida la tesi della difesa, contro una tesimonianza diretta e la ricostruzione dei fatti da parte di Vigili del fuoco e Polizia di Stato.

Due i cardini della strategia difensiva con cui l’avvocato Dionisi ha “stracciato” l’accusa.

Il primo era che, contrariamente a quanto riferito da un test, Petrelli si trovava sul posto per aiutare a spegnere le fiamme e i focolai innescati dal suocero, che bruciava appunto qualche ramo sul suo terreno, prima che potessero in effetti far danni.

Il secondo, planimetrie alla mano, ha dimostrato che non c’era alcun nesso di causalità tra gli eventuali focolai rimasti sul podere di Petelli e l’incendio. La distanza era di oltre 40 metri, «impossibile – secondo Dionisi – che il vento abbia portato fiamme e lapilli fino alla scarpata».

Quella della sentenza è stata la sesta udienza a cui hanno dovuto sottoporsi gli imputati dal 2015.

 


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