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Tiro a segno, armi e sport convivono in un poligono all’avanguardia

ASCOLI - Questa settimana “L’altro sport” ospita Gianfranco Tassoni, presidente del poligono di Campolungo, che per l’occasione ci illustra le particolarità della propria disciplina, tra attività sportiva, rapporto con le istituzioni e progetti futuri.
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di Federico Ameli

Non è certo un segreto – e, in questo senso, il nome stesso della rubrica non dà adito a dubbi – che il campo di indagine de “L’altro sport” sia strettamente legato alla componente agonistica.

Tuttavia, di ritorno sulla terraferma dopo la gita in barca a vela con Giuseppe D’Angelo e i ragazzi della Lega Navale, abbiamo cercato di allargare un po’ i nostri orizzonti, andando a ricercare chi, nel mare magnum dello sport piceno, potesse offrirci qualche ulteriore spunto di riflessione in fatto di rapporto con le istituzioni e sicurezza. Lo abbiamo fatto insieme a Gianfranco Tassoni, presidente della sezione di Ascoli dell’Unione Italiana Tiro a Segno.

poligono

Come spesso accade, la scintilla tra il presidente e il suo sport di riferimento è scattata quasi per caso, complice un panorama sportivo che qualche anno fa ad Ascoli non offriva poi così tante alternative.

«Ho iniziato da ragazzino grazie ai Giochi della Gioventù, che a 14 anni mi hanno dato l’opportunità di conoscere più da vicino il mondo del tiro a segno. Da quel momento in poi ho cominciato a frequentare il poligono, che all’epoca era a Porta Romana. Non ero certo l’unico: calcio a parte, la maggior parte degli sport che oggi vanno per la maggiore, come ad esempio il nuoto o il tennis, non avevano ancora preso piede in città, e anche per questa ragione il tiro a segno era molto popolare tra i più giovani.

Con il passare degli anni, poi, ho ricoperto tutte le cariche: da tiratore giovanissimo sono poi passato a essere istruttore e allenatore, fino a diventare presidente».

Un percorso lungo e articolato quello intrapreso da Tassoni, che negli ultimi anni lo ha portato dietro la scrivania di una delle 300 sezioni dell’Unione Italiana Tiro a Segno, l’ente pubblico che oltre a promuovere l’attività sportiva dei propri tesserati coordina l’addestramento di tutti coloro che prestano il servizio armato presso enti pubblici e privati, ma anche di chi, per obblighi di legge o ai fini dell’ottenimento di una licenza, è tenuto a frequentare il poligono.

Come già anticipato infatti, oltre all’aspetto prettamente sportivo, il tiro a segno ricopre anche una troppo spesso sottovalutata valenza istituzionale. «Forse ai meno esperti potrà sembrare strano, ma sono diverse le figure professionali che hanno a che fare con le armi: penso ovviamente ai militari, ma anche, per fare altri esempi, ai cacciatori o ai metronotte».

Una duplice funzione, sportiva e istituzionale, che contribuisce a rendere ancora più interessante agli occhi dei non addetti ai lavori le attività promosse dalla sezione ascolana, all’interno delle quali, com’era prevedibile che fosse, la componente agonistica riveste un ruolo fondamentale. «Oltre a monitorare l’addestramento di tutti coloro che per lavoro si trovano ad avere a che fare con le armi da fuoco, l’UITS è allo stesso tempo una federazione sportiva per quanto concerne la disciplina del tiro a segno e si occupa della promozione dello sport e delle attività propedeutiche all’uso delle armi.

La nostra federazione è ufficialmente riconosciuta dal CONI e prevede un percorso di maturazione tecnica e sportiva che si sviluppa a partire dai 10 anni. I più giovani si servono di armi ad aria compressa, come pistole e fucili a piombini, che costituiscono a tutti gli effetti attrezzi sportivi di libera vendita e, dopo aver assimilato le nozioni di base, iniziano a gareggiare nei campionati di rispettiva competenza.

A livello giovanile – prosegue il presidente – i ragazzi fino ai 21 anni si dividono in base all’età in Giovanissimi, Allievi e Juniores, per poi passare alla categoria maschile o femminile. Una volta raggiunti i 50 anni, per i tiratori esperti si spalancano le porte della categoria Master, mentre gli over 60 gareggiano come Gran Master».

Purtroppo, quando si parla di armi, l’associazione con la violenza e il rischio sorge spontanea. Lo stesso presidente riconosce la difficoltà insita nella nostra società nello scindere l’utilizzo della pistola a fini sportivi dal mero atto criminale. Tuttavia, a questo proposito, prima di procedere oltre Tassoni avverte la necessità di fare chiarezza e sgombrare il campo da eventuali fraintendimenti e luoghi comuni.

«A livello nazionale c’è molta disinformazione. Utilizziamo delle armi da fuoco calibro .22, è vero, ma lo facciamo in un ambiente estremamente controllato e totalmente sicuro. In questo senso, la conferma arriva dal CONI stesso, che periodicamente redige una statistica relativa al numero di incidenti che si verificano in una determinata attività.

Il tiro a segno è costantemente agli ultimi posti: parliamo di una disciplina che non è di contatto e che ognuno pratica singolarmente sotto la supervisione e la custodia di un direttore di tiro. Inoltre, ogni quattro anni il Ministero della difesa provvede alla verifica dei protocolli di sicurezza, per cui non c’è alcun margine di errore».

Una volta archiviata la questione, il presidente passa in rassegna le principali specialità del tiro a segno, illustrandone le principali caratteristiche. «Ciò che principalmente distingue le diverse tipologie di tiro è l’arma impiegata, che può essere da fuoco o ad aria compressa: nel primo caso si utilizzano delle armi sportive – pistole per i 25 metri e carabine per sui 50 metri – nell’ambito di un poligono “chiuso a cielo aperto”, cioè con una stazione di tiro coperta per tre lati ad eccezione del soffitto, con la possibilità che le condizioni atmosferiche influenzino direttamente la prestazione.

Nel caso delle armi ad aria compressa, invece, a prescindere che si tratti di pistole o carabine, la distanza dal bersaglio è di 10 metri, con le competizioni, esclusivamente indoor, che prevedono una serie di indicazioni specifiche e particolarmente stringenti che riguardano illuminazione e temperatura».

poligono

A proposito di regole e indicazioni, a dispetto di quanto si possa pensare, per raggiungere certi livelli servono costanza e impegno, ma anche un’adeguata preparazione fisica. Perché nel tiro a segno non è certo sufficiente saper tirare il grilletto.

«In molti pensano che basti muovere un solo dito, ma non è affatto così. Nella nostra struttura abbiamo anche una palestra, a dimostrazione del fatto che anche in questo sport tenersi allenati è fondamentale. I più giovani utilizzano una strumentazione molto leggera, ma a partire dai 16 anni l’arma da competizione arriva a pesare 5 chili, che nel corso dell’ora e mezza di durata media di una gara prima o poi si fanno sentire. Oltre che sulla forza statica, lavoriamo molto sull’aspetto mentale: come potrai immaginare, la concentrazione è molto importante e, in quest’ottica, ci avvaliamo anche della consulenza di alcuni specialisti del settore».

La passione e le parole del presidente ci incuriosiscono a tal punto da mettere in programma una sessione di tiro con gli amici, approfittando del fatto che, con i dovuti accorgimenti, da qualche settimana a questa parte le attività del poligono di Ascoli stanno lentamente tornando alla normalità – «stiamo applicando un protocollo particolarmente rigoroso con, tra le altre cose, autodichiarazione del proprio stato di salute e misurazione della temperatura corporea previa autorizzazione scritta del soggetto interessato». Tuttavia, Tassoni stronca sul nascere i nostri voli pindarici.

«L’iter burocratico per accedere al poligono è piuttosto complesso. È necessario innanzitutto ottenere una prima autorizzazione dal proprio medico di base, per poi passare a un’analisi più approfondita condotta da un medico dell’ASL. Una volta superati questi due passaggi, è necessario recarsi in una delle sezioni dell’UITS per seguire un corso teorico e pratico, al termine del quale viene rilasciato un diploma che consente di inoltrare la propria domanda di tesseramento alla Questura.

In base ai precedenti penali, le forze dell’ordine valuteranno poi se accettare o respingere la richiesta. Basta una semplice denuncia per tornare al punto di partenza: è successo in più di un’occasione che aspiranti soci non venissero ammessi sulla base di un procedimento non ancora notificato o di cui non erano al corrente.

Come ti dicevo, trattandosi di armi da fuoco c’è una certa e giustificata titubanza, ma una volta messo piede al poligono ci si rende conto che la realtà del tiro a segno è molto diversa da come viene dipinta dall’immaginario popolare. Per noi l’arma non è altro che un attrezzo sportivo, da maneggiare ovviamente con la dovuta attenzione».

Forse è anche per contrastare la dilagante disinformazione che rischia di scoraggiare i potenziali avventori che il tiro a segno cerca di venire incontro ai propri tesserati più giovani fornendo loro una serie di agevolazioni e servizi difficilmente riscontrabili in altri ambiti sportivi. Il presidente sembra confermare la nostra impressione.

«Il nostro movimento si basa interamente sull’autofinanziamento: la quota annuale serve a sostenere le spese della sezione e della sede centrale, così come il costo dei certificati e la tariffa di accesso al poligono. Queste sono le nostre uniche entrate: a differenza di tanti altri sport, fatta eccezione per una quota di iscrizione poco più che simbolica, le spese per i ragazzi fino ai 21 anni sono interamente finanziati dalla sezione, a partire dall’iscrizione alle gare fino ad arrivare alla fornitura di tutta l’attrezzatura necessaria, spese di trasporto comprese».

Tra un tiro e l’altro, negli ultimi mesi la sezione ascolana è stata oggetto di una serie di lavori di riqualificazione che, stando alle parole di Tassoni, nel giro di un anno faranno del poligono di Ascoli una struttura all’avanguardia a livello nazionale. «Grazie a un finanziamento a tasso zero da parte del CONI, il Comune di Ascoli sta finanziando il prolungamento di uno dei nostri tre stand, che passerà dagli attuali 50 ai 100 metri di lunghezza, un traguardo che attualmente pochi poligoni possono vantare nel nostro Paese.

La principale ragione dell’adeguamento è da ricercare nelle necessità del 235° Reggimento “Piceno”, da tempo alla ricerca di una sede idonea per le proprie esercitazioni. Per poter ospitare i soldati di stanza ad Ascoli era necessario apportare delle modifiche alla struttura, in modo da garantire anche la permanenza in città dei militari, che in fin dei conti rappresentano un’importante fonte di reddito per tutto il territorio».

Non è la prima volta in cui ci ritroviamo a parlare della loro passione con degli sportivi d’eccezione, ma al termine della chiacchierata con il presidente Tassoni la voglia di impugnare pistola e carabina è notevole. Peccato per l’iter burocratico piuttosto articolato, che rischia di scoraggiare gli aspiranti sportivi più pigri. L’impressione, però, è stavolta che possa valere la pena sottoporsi a qualche coda più o meno chilometrica in uno studio medico, anche solo per vedere con i propri occhi che realtà e fantasia, anche quando si parla di armi da fuoco, viaggiano spesso su binari paralleli. Per fortuna, almeno in questo caso.


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