Furti e rapine, spaccio di stupefacenti e infiltrazioni della criminalità organizzata.
La Direzione Investigativa Antimafia (Dia) nel suo rapporto semestrale ha fotografato le Marche.
Un quadro poco rassicurante è emerso per reati predatori, sopratutto nel Fermano che per molti versi si trova a fare i conti con la stessa criminalità che “cura” i suoi affari nel Maceratese, e spaccio di stupefacenti «ad opera sia di cittadini stranieri che di italiani» dice il rapporto.
In linea con quanto evidenziato nelle precedenti relazioni semestrali, le Marche non appaiono al momento essere sede di consolidati sodalizi criminali di tipo mafioso.
«Nel tempo, tuttavia, sono emerse presenze criminali calabresi in varie province. In particolare nel Piceno, a San Benedetto del Tronto di alcuni soggetti riconducibili alla ‘Ndrangheta del Catanzarese, nella provincia di Macerata, così come nell’area di Fermo, di analoghe proiezioni riconducibili a cosche del Crotonese».
Molto marginale la presenza della camorra.
In alcuni casi, pregiudicati di particolare spessore criminale hanno tuttavia scelto il territorio marchigiano per trascorrervi la latitanza.
«Nella regione sono state rilevate anche presenze di soggetti collegati a sodalizi pugliesi, soprattutto foggiani che, attraverso il pendolarismo criminale, si sono resi responsabili di reati predatori, con metodi talvolta molto aggressivi» dice il rapporto.
I gruppi criminali di matrice etnica tenderebbero progressivamente ad occupare porzioni di territorio riuscendo a ritagliarsi spazi nel settore degli stupefacenti, del traffico di esseri umani e dello sfruttamento della prostituzione.
Si pensi all’Operazione “The Travellers” del 2 dicembre conclusa dalla Polizia di Stato, che ha disarticolato un sodalizio – le cui basi operative sono state individuate in diverse città, tra le quali Ascoli, Fermo, Macerata e Teramo – composto da 9 cittadini nigeriani (5 uomini e 4 donne), dediti alla tratta di esseri umani, allo sfruttamento sessuale di connazionali, al riciclaggio ed all’autoriciclaggio.
Le ingenti somme di denaro, venivano trasferite in Nigeria per via aerea, abilmente occultate all’interno dei bagagli di soggetti che ricevevano in compenso una percentuale.
L’organizzazione avrebbe trasferito in Africa, con tali modalità, valuta per oltre 7 milioni di euro.
Il rapporto della Dia prende però le mosse principalmente dal tessuto economico della regione.
«Nel 2018 sono risultate registrate, presso le Camere di Commercio della regione Marche, 170.188 imprese, con una densità di 11,20 ogni 100 abitanti, superiore al dato nazionale, pari a 10,1 imprese ogni 100 abitanti.
L’alta densità imprenditoriale è correlata soprattutto alla diffusione di realtà produttive di dimensioni piccole e medie: sussistono produzioni agricole di eccellenza, impianti industriali ed artigianali caratterizzati dalla propensione all’innovazione tecnologica, nonché insediamenti e strutture turistiche sia sul litorale che nell’entroterra», si legge ancora nel documento che prende in esame il periodo luglio-dicembre 2019.
«Le caratteristiche del sistema economico-produttivo marchigiano potrebbero richiamare gli interessi della criminalità organizzata, soprattutto in funzione del riciclaggio e del reinvestimento dei capitali illecitamente acquisiti.
Quale regione ubicata in una posizione geografica “centrale”, le Marche rappresentano anche un importante snodo nell’ambito della rete di collegamenti terresti tra il nord e il sud della penisola».
Il territorio sconta, così, anche la sua posizione baricentrica in Italia.
Ed il porto di Ancona per la Dia può essere «un potenziale crocevia anche di prodotti illeciti, quali le sostanze stupefacenti, le sigarette di contrabbando, le merci oggetto di ricettazione, quelle contraffatte e i rifiuti speciali».
A pesare c’è poi il sisma.
«Le consistenti risorse pubbliche investite in questa delicata fase di ricostruzione fanno permanere alta l’attenzione per il contrasto alle infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti» scrive ancora la Dia.
I dati pubblicati dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata danno atto dell’attività di contrasto alla criminalità organizzata nella Regione.
«Ad inizio 2020 risultano in atto le procedure per la gestione di 38 immobili, mentre altri 19 sono già stati destinati.
Sono altresì in atto le procedure per la gestione di 5 aziende operanti nei settori della ristorazione, delle costruzioni e di altri servizi pubblici e sociali (una di queste aziende è già stata destinata)».
«I reati contro il patrimonio – conclude la Dia – con specifico riferimento ai furti in abitazioni, risultano una prerogativa di criminali romeni e albanesi».
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