Caccia al cinghiale nel Piceno
Le battute dal 18 ottobre
Damiani (Atc): «Con il lockdown,
meno cacciatori e più danni»

IL PRESIDENTE dell'Ambito territoriale di Caccia sulla delibera regionale che autorizza gli agricoltori, se muniti di licenza, a sparare: «Siamo molto preoccupati perchè possono farlo anche di notte». Sulle richieste di risarcimento: «Le Regione deve tornare a pagarle. Quest'anno chiudiamo il bilancio in negativo»
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A destra, Claudio Quirino Damiani (foto Vagnoni)

di Maria Nerina Galiè

Il calendario venatorio deliberato dalla Regione Marche lascia fuori le date per la caccia al cinghiale, stabilite su base provinciale (leggi qui).

I tre mesi nel Piceno vanno dal 18 ottobre 2020 al 17 Gennaio 2021. Le battute a squadre non possono iniziare prima delle ore 10.

I distretti interessati da questo tipo di attività sono quelli montano, che vanno da Ascoli ai monti della Laga e verso i Sibillini, Parchi esclusi. E sono le zone A e B in cui è divisa la provincia.

La mappa delle zone di caccia in cui è divisa la provincia di Ascoli (foto Vagnoni)

«I cacciatori, per via del Covid sono diminuiti quest’anno, nonostante la proroga per il rinnovo del tesserino.

Lo scorso anno avevamo 2.700 iscritti, di cui 2.500 residenti nelle Marche e 200 di fuori regione.

Ora siamo intorno ai 2.200.

La scadenza fissata al 30 giugno è stata spostata al 31 luglio per i fuori regione.

Oltre, pagano il 10% in più sulla quota annuale di 100 euro.

I residenti nelle Marche pagano sempre 75 euro e hanno di tempo tutto l’anno per iscriversi».

Meno cacciatori, in generale. E più cinghiali perchè durante il lockdown non è stata praticata nessuna attività. 

Quindi ancora più danni per gli agricoltori, i cui raccolti già da prima della pandemia erano messi a dura prova dal proliferare degli ungulati (leggi qui).

Per questo motivo la Regione Marche ha esteso la possibilità di effettuare il selecontrollo.

Prima potevano farlo solo persone appositamente addestrate e autorizzate. Inoltre il selecontrollo era esercitabile in girata o a squadre in tutte le zone (compresa la C che va da Ascoli alla costa), tutti i giorni tranne il martedì ed il venerdì, per terminare un’ora prima del tramonto.

Adesso anche i singoli agricoltori, se in possesso di licenza di caccia, possono imbracciare il fucile e sparare ai cinghiali che minacciano il loro campo tutti i giorni h24. Anche di notte (leggi qui).

Oppure possono chiamare il selecacciatore che interviene anche in questo caso 365 giorni l’anno, 24 ore su 24.

«Dall’entrata in vigore del provvedimento regionale, abbiamo raccolto 120 domande. Non nego che la cosa ci preoccupa molto», sottolinea Damiani.

Perché?

«Perchè sparare di notte può mettere a repentaglio la pubblica incolumità.

E’ pericoloso per gli agricoltori-cacciatori, che possono trovarsi in più di uno su campi vicini.

Ma anche per eventuali passanti.

Ci vuole massima attenzione. La Polizia provinciale vigilerà affinchè non accada nulla».

Cannoncini dissuasori (foto Vagnoni)

L’aumento dei numero dei cinghiali e di conseguenza anche delle richieste di risarcimento per danni, sta pesando parecchio sulle casse dell’Atc, gravata quest’anno anche dal minor numero di iscritti, e che pertanto chiude il bilancio in negativo.

«Lunedì scorso noi presidenti di Atc abbiamo incontrato il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, per chiedergli di ripristinare il pagamento a carico della Regione, come era prima del 2016, quando ha stabilito di rifondere solo la metà delle spese di risarcimento».

La sua risposta?

«Che sarà materia della prossima legislatura. Ma anche che riconoscerà qualcosa dopo il 5 agosto, invitandoci a fare subito la conta dei danni».

Nel 2019, sul bilancio 2020, l’Atc ha pagato 105.000 euro, contro i 67.000 del 2018. Costi a cui vanno aggiunti 20.000 euro di perizie e 30.000 in attività preventiva, tramite la distribuzione gratuita di reti elettrificate e dissuasori.

 

La sede dell’Atc ad Ascoli (foto Vagnoni)

 


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