di Federico Ameli
In queste prime settimane in compagnia de “L’altro sport”, abbiamo avuto la fortuna di raccontare alcune delle più belle e troppo spesso dimenticate pagine sportive del territorio. Dai successi del Piceno Calcio Balilla al blasone della VFL Virtus Ascoli, passando per la sala bowling dei Diavoli della Tazmania e la grinta di Towers e Blackwolf, abbiamo analizzato più da vicino i tanti sacrifici che questi ragazzi, sempre col sorriso sulle labbra, sono costretti a mettere in preventivo pur di portare avanti la loro passione.
Storie nella maggior parte dei casi sconosciute o quasi ai non addetti ai lavori, che testimoniano le numerose difficoltà quotidiane del fare sport al giorno d’oggi, ma tutto sommato sempre a lieto fine. Ecco, la storia di oggi un lieto fine ancora non ce l’ha e, vista l’aria che tira, rischia seriamente di non averlo mai più. Forse è proprio per questo, però, che vale la pena raccontarla, perché il presente sarà pure a tinte fosche, ma il passato sembra essere di tutto rispetto e, sfogliando l’album dei ricordi, riemerge inevitabilmente un pizzico di malinconia per quel che poteva essere e invece, almeno per ora, non è stato.
Il BC Ascoli nel 1988, uno degli anni d’oro della società
«Quando un giorno noi veterani decideremo di smettere, probabilmente il baseball ad Ascoli finirà di esistere» ci confessa, senza troppi giri di parole Fabio Gricinella, ex presidente, allenatore e giocatore degli Oaks, società ascolana – unica superstite della zona – costretta per una serie di sfortunate circostanze a chiudere i battenti nel 2015. Per comprendere le ragioni di tanta amarezza e rassegnazione è necessario però fare un passo indietro, quando il baseball ascolano era una realtà piuttosto in vista in città e Fabio rappresentava uno degli uomini di punta del Baseball Club Ascoli ‘66.
«Mi sono appassionato al baseball da giovanissimo -racconta-. Sono nato a Campo Parignano, dove fino a una ventina di anni fa sorgeva il campo da baseball dell’ex Gil, realizzato dai pionieri ascolani del nostro sport su un terreno messo a disposizione dal Comune. Sono stati loro a livellare il terreno e seminarlo, provvedendo a loro spese anche all’illuminazione. Certo, era piccolino e non regolamentare – era omologato solo per il softball, che potremmo definire come una sorta di baseball al femminile – ma bastava e avanzava per allenarci e divertirci».
Un fotogramma di una partita disputata al campo dell’ex Gil negli anni ’70
«Nel 2016 abbiamo festeggiato il cinquantenario dalla fondazione del Baseball Club Ascoli ’66, che tra alti e bassi è riuscita ad andare avanti fino al 1996» ricorda ancora Gricinella. È stato allora che, con il parcheggio ormai in costruzione, sono arrivati i primi guai seri per il baseball ascolano. Eppure, solo qualche anno prima, il BC Ascoli era riuscito a farsi apprezzare anche nel panorama nazionale.
«Nel 1991 abbiamo raggiunto l’apice della nostra storia con la promozione in Serie B, che corrisponde all’attuale A2 -va avanti-. Il livello, anche qui in città, era molto alto, ci siamo ritrovati a giocare anche contro dei ragazzi che di lì a poco sarebbero stati convocati in Nazionale. Sfortunatamente non riusciti a confermarci e siamo retrocessi in C, dove l’anno successivo abbiamo raggiunto i Playoff per tornare di nuovo in Serie B».
Tuttavia, già qualche anno prima del tramonto definitivo del BC Ascoli, iniziavano a intravedersi le prime avvisaglie del fatto che le cose non stessero andando nel verso giusto, e non certo dal punto di vista sportivo. «Alla fine non se ne fece nulla -dice Gricinella-. All’epoca le partite si disputavano al campo polivalente di Appignano, inizialmente nato per ospitare il baseball e poi convertito in un secondo momento anche in campo da calcio».
La BC Ascoli nel 1990, anno della storica promozione in Serie B
«In effetti, sulla carta le due discipline riuscivano a convivere senza troppi problemi: solitamente il campionato di baseball inizia ad aprile e termina a settembre, proprio quando i calciatori riprendono l’attività agonistica -spiega-. Ad ogni modo, il campo non è stato più omologato, gli sponsor ci hanno abbandonato e abbiamo dovuto rinunciare alla promozione. Poi, dopo un altro anno di Serie C, la società ha scelto di mollare».
A quel punto, lo stesso Fabio è stato costretto a guardarsi intorno per continuare a praticare la sua passione, che per una decina d’anni l’ha portato, tra mille difficoltà logistiche, a spostarsi di provincia in provincia.
«Ho continuato a giocare anche dopo la fine del BC Ascoli: ho trascorso due anni ad Ancona, tre a Teramo e uno ad Atri-Pineto, per poi chiudere la mia carriera a Macerata nel 2007 -continua-. Non è stato certo facile per me, anzi: ho alle spalle dodici anni di lunghe trasferte, da conciliare necessariamente con gli impegni lavorativi. Tanto per farti un esempio, nelle mie ultime tre stagioni mi allenavo di sera a Macerata, per poi tornare ad Ascoli per il turno di notte».
Tanti anni di sacrifici, conditi per di più da qualche cocente delusione, non sono evidentemente bastati a spegnere l’entusiasmo di Gricinella, che dopo quattro stagioni trascorse ai box, continuando sempre a divertirsi a livello amatoriale in compagnia degli amici di sempre, ha deciso di rimettersi in gioco per tentare di rilanciare il baseball ascolano.
La prima squadra degli Oaks in Serie C nella stagione 2013
«In collaborazione con alcuni esponenti della vecchia guardia ho cercato di dare un nuovo impulso al nostro sport, fondando nel 2011 una nuova società, gli Oaks, sulle ceneri della gloriosa storia del BC Ascoli -rammenta-. Patrizio Felicetti, altro ex giocatore, ci ha gentilmente messo a disposizione un terreno di sua proprietà in prossimità del centro commerciale “Città delle Stelle”, che noi abbiamo poi provveduto a sistemare a nostre spese».
Sceso di nuovo in campo non solo nelle vesti da giocatore, ma reinventatosi anche presidente e allenatore, Fabio ha cercato in tutti i modi di dare nuova linfa al baseball in una città che storicamente fa fatica ad andare oltre il calcio e pochi altri sport “d’élite”, iscrivendo la società al campionato di Serie C e promuovendo la sua attività negli istituti scolastici del territorio.
«Abbiamo disputato due campionati di Serie C a cavallo tra 2013 e 2014, oltre ovviamente alle competizioni riservate al settore giovanile -è il suo racconto-. Inoltre, nel tentativo di far conoscere il nostro sport ai più giovani, che non potevano certo ricordare i fasti ormai lontani del BC Ascoli, abbiamo presentato una serie di progetti alle scuole per dar vita a delle esercitazioni in collaborazione con gli insegnanti di educazione fisica. Siamo riusciti a tirare su una cinquantina di ragazzi, ma purtroppo abbiamo dovuto far fronte a delle situazioni che hanno messo a dura prova la fattibilità del nostro progetto».
Nonostante l’iniziale successo delle iniziative promosse dagli Oaks, ben presto la complessa situazione economica del nostro territorio presenta il conto al presidente della neonata società, costretto a tirare la cinghia anche più del dovuto per permettere ai suoi ragazzi di continuare a coltivare la passione del baseball.
La categoria Ragazzi degli Oaks nel 2013, allenati da Fabio Gricinella
«Al giorno d’oggi, per uno sport come il nostro trovare delle sponsorizzazioni è un’impresa quasi impossibile -dice con amarezza Gricinella-. Ci siamo autotassati per portare avanti le nostre attività, ma le spese da sostenere erano davvero tante, a cominciare dagli spostamenti fino ad arrivare al discorso relativo alla tassazione».
«Alcuni esempi concreti: anche per le categorie Juniores e Cadetti, la trasferta più vicina è quella di Porto Sant’Elpidio -spiega-. Abbiamo fatto il possibile contando anche sull’aiuto dei genitori, ma si tratta pur sempre di un investimento di una certa portata. Inoltre, per ogni gara di Serie C è necessario versare 110 euro per il rimborso da riconoscere agli arbitri e alla federazione, cifre alla lunga insostenibili ai nostri livelli».
Da qui la decisione di alzare bandiera bianca e di riporre di nuovo nel cassetto il sogno di riportare in auge il baseball ad Ascoli. Senza considerare, poi, le problematiche legate alla gestione e alla cura del campo sportivo.
«Parliamo di un buon terreno di gioco, ma privo di acqua e luce, abbiamo solo dei container che fungono da spogliatoi, ma senza servizi -è l’ammissione-. Non siamo mai stati appoggiati, economicamente e no, dal Comune di Ascoli, anche perché si tratta pur sempre di un terreno privato che tra l’altro verrà presumibilmente messo in vendita, il che ci impedisce di valutare ogni sorta di investimento».
Il campo sportivo che attualmente ospita le amichevoli degli ultimi esponenti del baseball ascolano
«Non me la sento comunque di biasimare la politica: è così che funziona, anche in altre discipline -dichiara Gricinella-. Rispetto ai miei tempi, anche le normative di sicurezza sono cambiate e nella nostra situazione non potevamo fare molto di più. Abbiamo resistito finché abbiamo potuto e nel 2015 abbiamo deciso, a malincuore, di sospendere l’attività».
Proprio su quello stesso campo che per qualche stagione ha ospitato gli Oaks, Fabio e il suo gruppo di amici continuano a divertirsi amatorialmente, senza che l’inesorabile scorrere del tempo riesca a intaccare l’amore per il baseball: «Anche dopo la chiusura della società abbiamo continuato a giocare tra di noi, cimentandoci principalmente nello slow pitch, che volendo instaurare un paragone noto ai più sta al baseball un po’ come il calcetto sta al calcio. Si tratta di una specialità un po’ meno impegnativa dal punto di vista atletico».
«Ogni tanto organizziamo dei tornei con i nostri amici di Porto Sant’Elpidio e di Pescara, anche se l’emergenza sanitaria ha inevitabilmente complicato la programmazione -spiega Gricinella-. Parliamo di eventi che coinvolgono intere famiglie, con l’agonismo che passa in secondo piano rispetto al divertimento e allo stare insieme giocando a baseball. I mezzi scarseggiano, ma lo spirito di certo non manca».
Se l’entusiasmo dei veterani del baseball ascolano non è mai stato in discussione, non si può dire certo lo stesso del futuro di uno sport che, nonostante goda di grande seguito in giro per il mondo, stenta a raccogliere proseliti in Italia e in particolare nella nostra città. E Fabio, in questo senso, ne sa qualcosa.
I padri fondatori del baseball ascolano in una foto degli anni ’60
«Il mio rammarico più grande è quello di non essere riusciti a lasciare un seguito -conclude-. Qualcuno dei ragazzi più giovani viene ancora a giocare insieme a noi esperti, ma quando decideremo di smettere chi proseguirà la tradizione del baseball ascolano? Me lo sono chiesto davvero tante volte, ma ormai mi sono messo l’anima in pace. Dopo tante arrabbiature, dico sempre di aver quasi raggiunto la pace dei sensi».
Vista la situazione, la rassegnazione che si colgono dalle parole dell’ex presidente degli Oaks ci appare più che giustificabile. La fortuna non ha certo dato una mano al movimento ascolano, costretto a fare i conti con problematiche di natura economica e burocratica che non sono però riuscite a scalfire una passione ormai ultracinquantenaria. Chissà, forse c’è ancora tempo per regalare un futuro migliore al baseball cittadino. Nel frattempo, Fabio e i suoi amici si godono il presente, fatto di allenamenti, partite e tanto divertimento. Dopotutto, non è questo il fine ultimo dello sport?
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