di Federico Ameli
La passione di una vita felicemente declinata – e in maniera decisamente funzionale – nel proprio ambito lavorativo. Si potrebbe riassumere così, come il sogno di un po’ tutti noi, il percorso di Giulia Grilli, stimata psicologa che opera nei centri di ascolto di diverse scuole del Piceno e che negli ultimi mesi si è dedicata alla stesura del suo quarto libro, “Anche Guido Cencioallegro resta a casa. Favola al tempo del Coronavirus”, dedicato ai più piccoli in un momento molto particolare, sia per i grandi che per i piccini.
Giulia Grilli
«Mi è sempre piaciuto leggere – racconta Giulia –, soprattutto le fiabe classiche, che poi erano quelle che circolavano quando ero piccola, ma anche i testi di Gianni Rodari.
A partire dagli anni della scuola elementare ho iniziato a cimentarmi nella scrittura di storie, favole e commedie, fino a passare ai testi teatrali, a cui mi sono principalmente dedicata fino a qualche anno fa».
A far scattare la molla in favore dell’universo fantastico ci ha pensato poi, in qualche modo, il sisma del 2016.
«Dopo il terremoto ho cominciato a scrivere favole per bambini, con l’obiettivo di inventare delle storie e arrivare dritta al cuore dei miei – giovani – lettori attraverso dei racconti emotivi».
L’emotività è di certo un fattore di non poco conto quando si vanno a trattare temi tanto delicati come quelli legati alla recente emergenza sanitaria.
«Non avrei mai immaginato di scrivere una storia su un argomento del genere. Sarò sincera, in una situazione talmente inaspettata raccontare la favola di Guido Cencioallegro è stato utile anche a livello personale perché ha rappresentato un modo per trascrivere le mie emozioni e portare avanti il mio lavoro.
La copertina del libro
Sono abituata a entrare quotidianamente nelle classi per promuovere l’educazione alle emozioni e alla resilienza.
In questi ultimi tempi dialogo e contatto fisico sono venuti meno, ma pur non potendo raggiungere i bambini volevo continuare ad aiutarli a comprendere il momento, facendoli dialogare con un personaggio che sta in una sorta di terra di mezzo, tra il mondo degli adulti e quello dei più piccoli.
Quella del folletto Guido Cencioallegro è una psicofiaba pensata per i bambini dai quattro agli otto anni circa, con una prima parte dedicata al racconto e una seconda sezione composta da schede in cui si richiede ai lettori di descrivere e raccontare le proprie emozioni a Guido.
Il folletto offre loro la possibilità di gestire ed esprimere i propri stati d’animo, ma allo stesso tempo fornisce anche, attraverso dei messaggi dal “bosco dei folletti”, dei preziosi suggerimenti su come affrontare al meglio la situazione».
Da addetta ai lavori, la Grilli conosce molto bene la non sempre semplice – specie in quest’ultimo periodo – realtà dei più piccoli, che in una circostanza in cui anche i “grandi” sono stati colti alla sprovvista senza riuscire a individuare un’univoca via di uscita sono stati chiamati a sostenere il peso di un fardello di emozioni più o meno gravoso, ovviamente a seconda delle circostanze.
«In base al contesto familiare e di vita, i bambini si sono trovati a vivere delle situazioni molto diverse tra loro.
In linea di massima, gli spazi all’aperto tipici dei piccoli paesi hanno offerto la possibilità di alleggerire la tensione e di mantenere un minimo di rapporti sociali, mentre nelle grandi città la situazione era sensibilmente diversa.
Una delle illustrazioni inserite nel libro
La maggior parte ha perso tutti i riferimenti principali della quotidianità: nonni, compagni di scuola, attività motoria e tutta quella routine necessaria a definire la giornata.
Inoltre, alcune famiglie hanno dovuto far fronte a importanti problemi lavorativi ed economici, con inevitabili riflessi sulla serenità dei bambini.
Le difficoltà sono state tante, ma senza dubbio anche le risorse. Passando più tempo insieme, molti adolescenti sono riusciti a riallacciare i rapporti con i loro genitori, scoprendo che esistono diverse cose da fare in compagnia e che, in fondo, si può anche star bene con la propria famiglia».
Con lo spettro della pandemia a incombere sul mondo dei bambini e su quello dei folletti, la modalità con cui Guido è costretto a mettersi in contatto con i bambini è la stessa utilizzata negli ultimi mesi per la didattica a distanza, quella telematica.
«Non ci sono dubbi sul fatto che la scuola in presenza sia la migliore in assoluto ed è chiaro che non si possano certo osannare le dinamiche didattiche portate avanti a partire da marzo, ma in una situazione di emergenza lo schermo di un computer ha permesso di mantenere un minimo di contatto con i bambini, di ritrovarsi insieme e di continuare a vedere i volti di insegnanti e compagni di classe.
Credo che la didattica a distanza rappresenti una buona soluzione in casi di estrema necessità, anche se mi rendo conto che non sia poi così facile riuscire a trasmettere le proprie emozioni.
Lo stesso Guido Cencioallegro parla attraverso uno schermo perché in fondo la sua vicenda rispecchia la realtà con cui abbiamo dovuto noi stessi fare i conti. Di certo non è bello, ma fa comunque parte della storia».
Come ogni favola che si rispetti, anche quella del folletto Guido ha una sua morale. «Il finale è molto aperto, anche perché la stessa emergenza sanitaria è ancora in corso. Credo che la cosa più importante sia cercare di restare uniti e di uscirne fuori quanto prima.
Ho voluto lanciare un messaggio di speranza e affidarlo ai “folletti occhialoni” – gli scienziati -, che avranno il compito di creare una pozione che possa far scomparire una volta per tutte il Corona Combinaguai.
È importante che i bambini abbiano fiducia negli adulti, che ai loro occhi devono apparire come figure sicure in grado di dialogare e relazionarsi con i più piccoli. Mostrarsi litigiosi e confusi, ad esempio sul tanto dibattuto ritorno sui banchi, non fa altro che spaventare i bambini, a cui invece servono punti di riferimento in grado di traghettarli fuori dalle difficoltà».
Messo in archivio il quarto libro, disponibile sia in versione cartacea che digitale in diversi store online, per Giulia è già tempo di pensare al futuro, che con tutta probabilità sarà ancora legato al mondo del racconto.
Anche perché c’è pur sempre un finale da scrivere.
«Sicuramente riprenderò il mio lavoro nelle scuole, portando però contestualmente avanti anche l’attività letteraria. L’idea alla base della favola di Guido Cencioallegro era infatti quella di scrivere una collana di racconti: ho già in mente di proseguire con la seconda parte della storia, che altro non è che la situazione che stiamo vivendo proprio in queste ultime settimane».
Dopo diversi mesi trascorsi in casa e un doveroso ringraziamento alle “fate lumacone” che si sono prese cura dei malati, Guido può finalmente tornare a uscire all’aria aperta e a breve racconterà l’emozione di rivedere amici e parenti ai “suoi” bambini, chiedendo loro di descrivere la loro estate secondo il format già sperimentato in occasione della prima favola.
«Mi piace molto l’idea di offrire ai più piccoli la possibilità di raccontare la loro storia.
Ad ogni passaggio chiave, con il supporto di un adulto, i bambini possono compilare delle schede utili a dar sfogo alle proprie emozioni e a cercare di passare il tempo con più leggerezza».
Che, in fondo, è un po’ il sogno di tutti noi.
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