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“Sentiero Italia” ha toccato
San Martino di Acquasanta (Le foto)

ACQUASANTA - I sette ragazzi stanno attraversando a piedi, dal Friuli alla Sardegna, l’Italia intera. Nel borgo piceno sono stati accolti dagli amministratori comunali anche di Arquata e dai rappresentati dei comitati locali
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di Walter Luzi (fotoservizio Ikonemi)

Le note di “Và Pensiero” per i ragazzi di “Và Sentiero”.

La banda musicale di Acquasanta Terme ha accolto così, tributando le note immortali di Giuseppe Verdi, in frazione San Martino, la pattuglia di camminatori estremi di Sentiero Italia.

I sette ragazzi senza paura che stanno attraversando a piedi, dal Friuli alla Sardegna, l’Italia intera.

Un abbraccio ideale il loro, alle bellezze nascoste e semisconosciute del nostro Paese che, dopo le Alpi, sta discendendo ora lo stivale verso sud, lungo itinerari spesso poco valorizzati del nostro Appennino.

La tappa picena ha toccato l’acquasantano, con le sue antiche mulattiere in via di avanzato restauro grazie ad un progetto della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli, nell’ambito  del Masterplan Terremoto, attuato dall’associazione Pro Acquasanta Terme con il partenariato del Comune.

Tania Cesarini (coordinatrice progetto Antiche vie Mulattiere Acquasanta), Patrizia Vita (progetto C.a.s.a. Ussita), Paola Romanucci (sezione Cai di Ascoli), Annalisa Spalazzi (moderatrice della conferenza), Yuri Basilicò (Và sentiero), Gennaro Pirocchi (sezione Cai di Teramo), Vittorio Camacci (Arquata Potest), Peter Lerner (Cammino nelle Terre Mutate)

Una delle tante associazioni locali di volontari, unite nell’opera di rinascita delle zone terremotate. Gli iron man di Và Sentiero si chiamano Giacomo, Francesco, Martina, Andrea, Sara, Yuri, Giovanni.

Vengono quasi tutti dal nord Italia e sono tutti giovani, o diversamente ragazzi, come li definisce Yury, uno di loro, che prende la parola nella conferenza che segue il loro arrivo in paese.

«Le montagne sono barriere di non facile accesso che, dunque, trattengono tutto: dialetti, piatti di cucina, tradizioni. Un patrimonio da salvaguardare».

Sono partiti dal valico di San Paolo verso Colle Pidocchi lambendo la fortezza Guiderocchi prima di ridiscendere verso San Martino.

Sei ore di marcia su sentiero segnato dal Cai con vista sulle balconate naturali di arenaria e affaccio mozzafiato sulle vallate circostanti del Castellano e del Garrafo. Sono partiti il primo maggio da Trieste, destinazione prevista, dopo settemila chilometri, zaino in spalla, Santa Teresa di Gallura, in Sardegna.

Ma la pandemia ha rallentato anche la  loro tabella di marcia che fa segnare sui Monti della Laga la metà del percorso. A metà novembre il trekking più lungo del mondo, di montagna in montagna, si concluderà a Santa Maria di Leuca.

Si rifocillano e dissetano in piazza a San Martino i ragazzi di Và Sentiero,mentre il dibattito prende il via. Tema

Patrizia Vita (progetto C.a.s.a. Ussita), Annalisa Spalazzi (moderatrice della conferenza), Michele Franchi (vicesindaco di Arquata), Luigi Capriotti (vicesindaco di Acquasanta Terme), Elisa Ionni (assessore Turismo Comune di Acquasanta Terme), Tania Cesarini (coordinatrice progetto Antiche vie Mulattiere Acquasanta), Vittorio Camacci (Arquata Potest), Peter Lerner (Cammino nelle Terre Mutate), Paola Romanucci (sezione Cai di Ascoli), Gennaro Pirocchi (sezione Cai di Teramo)

molto sentito da queste parti: turismo responsabile e sostenibile per la rigenerazione delle aree interne.

I saluti iniziali dei vice sindaco si Acquasanta, Luigi Capriotti, e di Arquata, Michele Franchi, hanno poco dell’“istituzionale” di circostanza.

«Noi acquasantani siamo gente tosta – esordisce Capriotti – ma ospitale. Avete visto testimonianze della architettura rurale delle nostre zone, che, anche se poco conosciute, come le bellezze naturalistiche, danno lustro all’Italia. Un patrimonio che va valorizzato e fatto conoscere soprattutto agli italiani, che spesso preferiscono mete esotiche alle tante bellezze di casa propria».

Gli fa eco il suo omologo arquatano Franchi: «Grazie ragazzi per non farci dimenticare. Le lentezze della ricostruzione non ci hanno allontanato dalla nostra terra. Appena possiamo torniamo quassù, anche se le nostre case non ci sono più».

Il giovane vice-sindaco di uno dei comuni cancellati dai terremoti del 2016, indossa la maglietta celebrativa della Festa Bella di Spelonga. Non è un caso.

«Se siamo ancora quassù – prosegue con passione Franchi – è perché noi, queste montagne, le amiamo. Perchè ci mettiamo il cuore. Altrimenti diventeremmo anche noi freddi burocrati da passerella.

Come amministrazioni non dobbiamo più badare ognuno al proprio orticello, ma andare oltre. Per sperare in una rinascita dobbiamo essere uniti, e cominciare a pensare ad un sistema centro-Italia».

Orgoglio spelongano che ben conobbero anche i turchi a Lepanto quasi cinque secoli fa.

E’ giovane anche l’assessore al Turismo del Comune di Acquasanta Elisa Ionni: «Non serve piangersi addosso -sostiene – ma guardare con una nuova luce questi luoghi, flagellati dallo spopolamento già ben prima del sisma.

I progetti delle amministrazioni devono essere condivisi dal basso. Per una sostenibilità che sia sì economica ed ecologica, ma anche sociale».

E’ appassionata anche la moderazione del dibattito dettata con bravura da Annalisa Spalazzi. Una «autoctona», confessa, con tanta esperienza nel settore maturata lontano da casa che vuole mettere presto al servizio anche del proprio territorio.

La coordinatrice del progetto della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli, Le antiche vie mulattiere di Acquasanta, Tania Cesarini ringrazia per nome, uno ad uno, augurandosi di non dimenticarne nessuno, i suoi principali collaboratori volontari nelle opere di recupero del suo progetto: «Una metà delle circa sessanta frazioni dell’acquasantano – riferisce emozionata – sono state coinvolte da questo progetto. Voglio ringraziare ancora Romolo, Ascenzio, Abramo, Sandro, Mirco per citare solo i più attivi. Per la collaborazione, e per i loro racconti.

Mi hanno parlato infatti della storia di luoghi, avvenimenti e persone. Hanno arricchito le loro fatiche per realizzare queste opere, con la Memoria che questi sentieri continueranno a tramandare».

Paola Romanucci del Cai di Ascoli si è soffermata sulle tante attività della propria sezione: «La nostra opera di riscoperta dei più remoti borghi montani si è fatta più forte dopo il sisma.

Abbiamo formato dei giovani locali sulla sentieristica, e stiamo ristrutturando il vecchio rifugio Zilioli sulla via per il Vettore. Incentiviamo un ritorno consapevole su queste montagne, che non sia limitato solo ad una settimana di agosto, attraverso una azione propositiva e solidale».

Fra i graditi ospiti anche Gennaro Pirocchi del Cai di Teramo: «Portavo sulla Laga comitive di trekker del nord Italia già tanti anni fa ed erano entusiasti di questo microcosmo di valore assoluto a livello nazionale. E anche della ospitalità degli abitanti di queste piccole frazioni. Dobbiamo solo aumentarne la fruibilità per poter ripartire tutti insieme. Due valli, due regioni, un tempo addirittura due Regni, che in realtà non hanno mai diviso, separato davvero le nostre genti, unite dagli stessi sentieri».

Lapidario e battagliero come sempre l’esponente di Arquata Potest: «Le tre erre che contraddistinguono la nostra associazione di volontari – scandisce Vittorio Camaccisono sempre le stesse, quelle di Resistenza, Resilienza e Rimanenza».

Intervengono anche l’inglese  Peter Lerner per Il cammino delle terre mutate, e Patrizia Vita di “Casa” di Ussita, segnata anch’essa dal sisma.

Il più meridionale dei sette intrepidi ragazzi di Và Sentiero si chiama Francesco Sabatini.

E’ di Acquasanta, anche se ha vissuto a lungo lontano da qui. Il padre dirige il complesso bandistico città di Acquasanta che continua a suonare poco distante. Per lui è un ritorno a casa.

Stasera sarà festa grande insieme ai suoi compagni di avventura e il gruppo musicale Piceno Brass.

Domani all’alba zaino in spalla. Si riparte.

 


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