di Walter Luzi
(foto di Stefano Capponi)
Ci è voluta tutta la “sublime ostinazione” della presidente Maria Rosaria Sarcina per riuscire a portare Michele Mirabella in Ascoli. Lo rivela lo stesso professore, noto personaggio televisivo fra i più amati e preparati del piccolo schermo, nel corso del suo intervento nella Civica Pinacoteca, dove gli è stato consegnato il “Premio Cultura 2020”.
L’occasione è la premiazione del concorso nazionale di composizione, giunto alla sua quarta edizione, organizzato con la consueta cura dalla Fondazione Mauro Crocetta. Una manifestazione di alto livello culturale che vuole ricordare la figura del noto e poliedrico artista (poeta e narratore, ma anche drammaturgo e scultore) scomparso sedici anni fa.
La sua vita e la sua arte vengono ricordate in video in apertura di serata. Dall’infanzia, contadina e dura, nelle campagne di Trinitapoli, nel barlettano, fino all’incarico professionale che lo ha portato fino a San Benedetto del Tronto. Una vita immersa nell’arte e nella cultura, unici strumenti, secondo il suo condivibilissimo credo, di salvezza per l’Umanità intera.
E la serata, nell’austera Sala della Vittoria, sotto la direzione artistica del maestro Lamberto Lugli del conservatorio “Rossini” di Pesaro, è permeata di questo messaggio. Il tradizionale contributo dell’Istituto Musicale “Gaspare Spontini” di Ascoli è ancora decisivo. A cominciare dal suo direttore, la professoressa Maria Puca, che detta i tempi della serata con una conduzione brillante, una sicurezza invidiabile che neanche un breve, improvviso black-out finale riesce a scalfire.
Tre le composizioni arrivate in finale a contendersi il premio, ispirate ai giovani autori, secondo le rispettive sensibilità, dai versi di Mauro Crocetta ne il “Canto della vita” tratto da I Dialoghi, del 1973. Ovvero quando il testo poetico può essere tradotto in note, amplificandone l’emozione. Laboriosi i lavori della giuria presieduta dal maestro Andrea Talmelli, presidente Simc. Alla fine il primo riconoscimento è andato a Shiva Mukherjee, talento asiatico trapiantato a Castelferretti (Ancona), con il suo “Filo” ideale che lega tutte le Arti. Ma anche gli altri due lavori, del ravennate di Riolo Terme Paolo Geminiani, e del giovane milanese Luca Tacchino, sono stati molto apprezzati dal folto pubblico presente nella Sala della Vittoria.
Gli spartiti inediti dei tre giovani compositori sono stati valorizzati al meglio, in prima esecuzione assoluta, dal Quartetto d’archi “Gigli”. Luca Mengoni e Stefano Corradetti ai violini, Vincenzo Pierluca alla viola e Antonio D’Antonio al violoncello, si sono meritati anche loro i lunghi applausi della platea, distanziata, e in mascherina. Pandemia. «Terrore che pervade il mondo» per usare le parole di Mirabella. Uno spettro che aleggia ma non piega “l’ostinazione”, intesa come sacra determinazione, di Maria Rosaria Sarcina.
Per riuscire a portare in scena anche questa quarta edizione del Premio Crocetta, per vincere lo smarrimento da Covid, e persino le resistenze garbate ma ferme dell’esimio professor Michele Mirabella.
«Capita di essere subissati da premi come questo – rivela il settantasettenne conduttore televisivo e regista teatrale pugliese – ma tenermene lontano non è spocchia pregiudizievole. Non sono snob. Io adoro le Marche, nonostante i problemi di collegamento con Roma attraverso la dorsale appenninica. Ho lavorato spesso nell’Anconetano, ma la scoperta di questa Pinacoteca stasera è stata grandiosa. In questa città dovrò tornare. In una stagione meno amara».
In effetti il direttore del museo ascolano, il professor Stefano Papetti, efficace comunicatore ed autentica istituzione vivente, dentro e fuori queste sale, trova pane per i suoi denti accompagnando lo storico conduttore di Elisir nella breve visita della galleria. Preparato come pochi altri, colto conoscitore della materia, il professore si è soffermato con Papetti su diverse, interessanti, opere esposte. Un piccolo tesoro, la Civica Pinacoteca ascolana, poco considerato soprattutto dai tanti, troppi profani. Un tesoro da custodire, coltivare e additare all’attenzione generale come tanti giovani, che al vecchio e glorioso “Spontini” continuano a sposare l’arte per passione. Che studiano, e si sacrificano, per lei.
Come la giovane allieva della maestra Maria Luigia Neroni, che inaugura la bella serata danzando sulle note della Carmen di Bizet. Come Lorenzo Iacobini, che in chiusura invece, strappa al pubblico l’applauso più caldo e lungo della serata. Lo studente liceale di Castel di Lama, allievo del maestro Sabatini, è già un fenomeno, e lo dimostra, nel lungo assolo con la sua chitarra. Ha solo diciassette anni, e il sorriso spontaneo e pulito.
Giovani può non significare solo smartphone, social, piercing e tatuaggi. Vuoto e arroganza. Per Lorenzo un futuro al Conservatorio e, forse, di meritati successi. L’Arte può salvare il mondo. Il nuovo umanesimo, sognato da Mauro Crocetta nella società globalizzata, è possibile. Anche il Covid, stasera, fa un po’ meno paura.
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