Carlo Marinucci, il direttore generale di AV5 Cesare Milani, Maria Virginia Boni e Fabio D’Emidio
L’ intervento è stato eseguito presso la Unità Operativa di Radiologia Interventistica dell’Area Vasta 5, diretta da Fabio D’Emidio, afferente al Dipartimento dei Servizi del dottor Carlo Marinucci.
Durante la degenza, a un 62enne della provincia di Ascoli, l’Unità Operativa di Medicina Vascolare dell’Oospedale Mazzoni, diretta dalla dottoressa Virginia Boni, dalla esecuzione di indagini strumentali (angio Tac) è stato scoperto un aneurisma del tripode celiaco, ovvero di una dilatazione vascolare arteriosa sacciforme di 3 centimetri di diametro (circa 6 volte la norma) ad alto rischio di rottura, con potenziale shock emorragico.
Gli aneurismi del tripode celiaco (arteria che rifornisce fegato, milza e stomaco) rappresentano una lesione vascolare di riscontro relativamente raro (4% degli aneurismi delle arterie viscerali).
Il trattamento generalmente prevede un intervento di chirurgia a cielo aperto con alto rischio operatorio e lungo ricovero post-intervento; sono riportati in letteratura pochi casi di trattamento con tecnica endovascolare.
In accordo multidisciplinare si è proceduto ad eseguire l’intervento presso la sezione di Radiologia Interventistica con tecnica endovascolare.
La procedura è stata eseguita in sola anestesia locale dal responsabile della struttura dottor Fabio D’Emidio, coadiuvato dai dottori Paolo Pagano e Daniela Gabrielli, con personale infermieristico e tecnico di sala dedicato e adeguatamente formato.
Il dottor Fabio D’Emidio
Preliminarmente è stata effettuata una arteriografia diagnostica attraverso puntura retrograda dell’ arteria femorale all’ inguine, quindi attraverso l’ausilio di cateteri e microcateteri dedicati è stata raggiunta la regione di interesse dall’ aorta addominale.
A questo punto è stato rilasciato nella sede dell’aneurisma uno stent ricoperto eparinato flessibile in PTFE. L’applicazione del “device” ha consentito di escludere (chiudere) del tutto l’aneurisma mantenendo la pervietà dei vasi arteriosi a valle. Durante l’ intervento durato globalmente circa tre ore il paziente è rimasto sveglio e successivamente è stato trasferito nel reparto di degenza in stabilità emodinamica ed in buone condizioni generali.
Il caso conferma come la tecnica endovascolare sia fattibile e sicura anche per il trattamento di lesioni vascolari complesse e che la collaborazione proficua fra entità mediche di discipline diverse può portare solo a risultati migliori con beneficio dell’ utenza anche in strutture ospedaliere periferiche.
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