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Teatro vuoto e senza contagi,
ma pieno di rabbia
«Siamo di nuovo spalle muro»

L'ARTE SCENICA in difficoltà come tutto il mondo dello spettacolo dal vivo. La seconda chiusura voluta delle norme anti Covid getta di nuovo nel panico un intero comparto. Il regista/attore ascolano Artissunch: «Stufi di pagare sempre per colpe non nostre»
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di Luca Capponi

Il mondo dello spettacolo dal vivo brancola nel buio. A pochi mesi dal lockdown, l’incubo torna. Da lunedì, cinema chiusi, teatri off limits e niente concerti. Una miscela che rischia di dare il colpo di grazia vitale all’anima della vita. All’arte.

La bellezza del teatro Mercantini di Ripatransone, vuoto

«Abbiamo dovuto bloccare la tournèe e fermare una macchina organizzativa come la nostra comporta perdite enormi che non ci restituirà nessuno», racconta il regista/attore Stefano Artissunch, che insieme alla moglie Danila Celani ha messo su una realtà, Synergie Teatrali, che da anni parte da Ascoli per girare l’Italia coi suoi spettacoli teatrali.

Per loro, come per tanti altri, il momento non è dei migliori. Anzi. L’umore è basso e c’è molta rabbia.

«Prima di cominciare il tour abbiamo, tra l’altro, svolto le prove, pagato attori e tecnici, effettuato i tamponi al cast, tutto per dire che dietro ci sono investimenti importanti -spiega-. Avevamo appena iniziato, erano date di recupero, e adesso ci rifermano. Si tratta di soldi già persi nella stagione scorsa e che continuiamo a perdere».

Stefano Artissunch

«Siamo arrabbiati perchè sappiamo bene che i teatri sono uno dei luoghi più sicuri di qualsiasi altro ambito lavorativo, con posti a sedere distanziati e pubblico fermo, silenzioso, con le mascherine -continua il regista-. Ci si era si organizzati per mantenere la programmazione, fermare tutto all’improvviso rappresenta un disastro, perchè il nostro lavoro è fatto soprattutto di programmazione».

«Ora va tutto riprogrammato e i contratti posti in essere vanno bloccati -ribadisce-. E non si parli di ristoro: ci siamo già passati, si tratta di pochissime migliaia di euro da febbraio a novembre con cui chi ha famiglia non riesce a campare. Sarebbe diverso, invece, se si facesse come in altre nazioni, dove in caso di sosta forzata si riceve l’80% del fatturato dell’anno precedente. Così invece se va bene ci danno una paghetta che serve a poco».

«Sappiamo benissimo di non essere stati noi dello spettacolo ad arrivare fino a questo punto, perchè abbiamo reagito ed investitito in sicurezza e adesso ci troviamo di nuovo con le spalle al muro. -conclude Artissunch- Sono altre le categorie che non si sono comportate come dovevano, ma continuano a lavorare. Non siamo più disposti a farci da parte, o si fermano tutti o si va avanti insieme. La nostra è una categoria additata a cui si chiedono sempre e solo sacrifici».

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