Le imprese dell’autotrasporto
solidali con i commercianti:
«Anche noi penalizzati»

ASCOLI - Parla il segretario nazionale della Pmia, Roberto Galanti: «Se malauguratamente ed in modo apocalittico dovesse bloccarsi il settore che trasporta su gomma l’85 per cento delle merci, in Italia non si morirà di Covid, ma di fame dopo soli cinque giorni»
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di Renato Pierantozzi

Anche le imprese dell’autotrasporto, tramite il segretario nazionale della Pmia Roberto Galanti, solidarizzano con i commercianti e gli imprenditori costretti a chiudere alle 18 o a non aprire per niente come nel caso di piscine, cinema, palestre e teatri.

«Comprendiamo -dice Galanti- anche il difficile momento e la difficoltà a gestire la situazione, ma bisogna avere il coraggio di spiegare in modo chiaro qual è lo stato reale dei fatti. Tutti, chi più e chi meno a titolo diverso avevano dichiarato che il covid-19 sarebbe tornato proprio a inizio di ottobre.

Roberto Galanti

Dovevamo prepararci a fronteggiare la seconda fase, mentre il gioco dell’apri e chiudi non è un atteggiamento responsabile e dà un’impressione capricciosa. L’opportunità di ripartire, visto che il peggio era passato, l’abbiamo avuta, ma è stata sottovalutata.
Siamo totalmente solidali, noi del trasporto, con gli imprenditori che sono costretti a restringere in modo significativo la propria attività, ma leggendo il DPCM si capisce che il settore dell’autotrasporto è fortemente penalizzato».
Perché?

«Il riferimento -spiega il segretario- è alla chiusura alle 18 di settori come la ristorazione che lascia spazio alle consegne a domicilio (famoso asporto) che per noi sono le cabine dei camion circolanti nelle migliaia di chilometri della viabilità italiana. Probabilmente chi suggerisce e scrive i provvedimenti, di autotrasporto con tutte le peculiarità esistenti ed i problemi storici, conosce, solo da “manuale” il meccanismo che nella realtà è diverso.
ll riferimento alle aperture degli autogrill (grande concessione !?!) in autostrada non risolve il problema del vitto dei nostri autisti poiché non tutti gli autotrasportatori utilizzano le autostrade e non tutti possono sostare nello stesso posto ed alla stessa ora. Considerando le ore di guida e riposo possibili, appare impercorribile la chiusura prima di notte.
Stante la situazione ed il perdurare di una serie di provvedimento sconnessi, la politica perde di fiducia nei confronti dei cittadini, fino a portare la gente a scendere in piazza in modo sconclusionato anche se condanniamo la violenza e le infiltrazioni malavitose che approfittano del difficile momento.
Certamente non ci arrenderemo e continueremo a dare il nostro contributo per garantire la sopravvivenza a tutti, ma da soli non potremo farcela.

Il settore ha un bacino di circa 1.500.000 addetti e ultimamente sono migliaia le imprese che hanno chiuso i battenti e circa 150.000 autisti (13 volte la situazione Alitalia e nessuno se n’è accorto con il settore ha perso circa il 70 per cento del fatturato) sono rimasti senza lavoro e quindi privi di coperture per la sopravvivenza».

Secondo Galanti, infine, un blocco dei camion avrebbe conseguenze più devastanti del virus stesso.

«Se malauguratamente ed in modo apocalittico -conclude Galanti- dovesse bloccarsi il settore che trasporta su gomma l’85 per cento delle merci, in Italia non si morirà di Covid, ma di fame dopo soli cinque giorni.
Dopo il difficile momento del primo periodo di lockdown quali sono stati i provvedimenti presi? La moratoria che è solo “droga dell’economia”. Non si può spostare di sei mesi in sei mesi il debito alle persone perchè poi arriverà tutto insieme e se c’è difficoltà ora figuriamoci dopo. La speranza è che il “tutto andra’ bene” non si trasformi in “tutto andrà all’asta” e che si vada avanti tutti in modo responsabile con la speranza che tutto ciò resti solo un brutto ricordo!»


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