Fine dell’incubo giudiziario per il colonnello Raffaele De Chiara, già a capo del Nucleo della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Ascoli, ed ora avvocato nonché consigliere di amministrazione della Start spa per conto del Comune di San Benedetto.
Dopo la quasi totale assoluzione (leggi l’articolo) in primo grado (29 capi d’imputazione su 30), la Corte di Appello di Ancona ha confermato il pronunciamento del Tribunale di Ascoli assolvendolo anche per l’unica condanna rimediata.
La corte di appello di Ancona
«Dei trenta reati ipotizzati, non ne ho commesso nemmeno uno -commenta lo stesso De Chiara- Chi, come me, ci è già passato, sa bene che l’onore restituito non lenisce le ferite profonde che dieci anni di sofferenze giudiziarie si lasciano dietro. Tutti dovrebbero sapere che le vite degli altri sono una cosa seria».
De Chiara si toglie anche alcuni sassolini dalla scarpa.
«Un poderoso impegno -afferma- di risorse dello Stato (cioè del contribuente), alla ricerca di un qualcosa che potesse finalmente mostrare a tutti quale oscuro personaggio fosse in realtà il Colonnello De Chiara, Comandante del Nucleo di Polizia Tributaria di Ascoli Piceno: circa venti mesi di indagini da parte della Guardia di Finanza di Ancona, 300 mila pagine di atti prodotti dagli inquirenti, mesi di intercettazioni telefoniche, circa 150 persone ascoltate come testimoni nel corso delle indagini preliminari, pedinamenti, perquisizioni e sequestri, innumerevoli missioni di servizio da parte dei militari di Ancona verso le province di Ascoli Piceno e Fermo.
Un poderoso impegno che, secondo gli inquirenti, avrebbe prodotto il brillante risultato di trenta ipotesi di reato a mio carico, brillante risultato degno della più ampia e gratificante diffusione (rectius: gogna) mediatica.
Nel 2018 la montagna, però, ha partorito il topolino: la sentenza di primo grado del Tribunale di Ascoli Piceno mi ha assolto da 29 capi d’imputazione e mi ha condannato solo per un presunto accesso abusivo ai sistemi informatici.
In appello neppure il topolino è sopravvissuto: la Corte di Appello di Ancona ha confermato tutte le assoluzioni del primo grado e mi ha assolto anche per il presunto accesso abusivo ai sistemi informatici, semplicemente perché “il fatto non sussiste”.
Purtroppo Trasimaco aveva ragione: la giustizia è l’utile del più forte».
Infine i ringraziamenti finali alla famiglia, ai collaboratori e agli avvocati. «Mi rivolgo alla mia famiglia -dice sempre De Chiara- mi ha supportato in questi difficili anni, al mio collaboratore brigadiere capo Nicola Melozzi, coinvolto suo malgrado nella vicenda ed anche lui assolto con formula piena, ma soprattutto ai difensori di fiducia, il mio fraterno amico avvocato Nobile Viviano del foro di Nocera Inferiore e l’avvocato Francesco Voltattorni del foro di Ascoli Piceno, i quali hanno sempre creduto nella mia innocenza».
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